FEDE E CULTURA
Fatima e Casa Savoia. Una Storia sacra da ricostruire e ammirare
dal Numero 33 del 12 settembre 2021
di Cristina Siccardi /4

La vicenda di Filippo Savoia-Acaia e della figlia suor Filippina de’ Storgi, assieme alle rivelazioni che quest’ultima ebbe sul letto di morte, custodite nei documenti tramandati dalle Domenicane di Alba, giungono a noi attraverso 5 secoli di storia e ci offrono un’idea dell’immensità del progetto che la divina Provvidenza ha riservato a Fatima.

Filippo Savoia-Acaia, dopo i suoi ferventi pellegrinaggi, rientrò, in incognito, in Piemonte. Nessuno riconobbe quel povero frate, che poté così passare sulle terre che gli erano state vietate dai parenti, contro i quali egli aveva congiurato. Diede allora inizio alla ricerca infruttuosa della propria figlia: morì senza ritrovarla, ma venne confortato nel dicembre del 1418 dalla assistenza della nipote, la già citata Margherita di Savoia-Acaia (figlia del fratellastro, per parte di padre, Amedeo di Savoia-Acaia, 1363-1402). Lui stesso chiese di poterla incontrare e solo alla fine del colloquio le rivelò la propria identità. Le raccontò anche del suo miracoloso salvataggio dal lago di Avigliana, grazie all’intercessione del beato Umberto di Savoia e chiese alla Madre superiora di consegnare la medaglia del miracolo, dopo la sua morte, alla figlia, nella speranza che questa fosse un giorno ritrovata.

La beata Margherita conservò la medaglia, mentre la figlia di Filippo risultava sparita da molto tempo insieme alla propria madre. In realtà erano entrate entrambe nel monastero di Santa Caterina di Alba, dove la figlia prese il nome di suor Filippina in onore del padre ritenuto defunto. Dopo alcuni anni la Beata si stabilì proprio ad Alba, dove fondò il monastero di Santa Maria Maddalena; venuta a conoscenza della fama di santità di suor Filippina de’ Storgi, pensò di prenderla come guida spirituale per le proprie suore; perciò madre Margherita si rivolse a papa Niccolò V (1397-1455) per ottenere il permesso del trasferimento della monaca. Il Papa acconsentì e la bolla pontificale di beneplacito porta la data del 16 gennaio 1448.

Soltanto in punto di morte suor Filippina rivelò alla badessa Margherita di essere sua cugina, apprendendo a sua volta dalla Beata della morte edificante di suo padre per la salvezza del quale si era consacrata suora; inoltre apprese, dalla stessa Madre superiora, del passaggio di suo padre a Fatima.

Alla sua agonia, quel 16 ottobre del 1454, erano presenti la Madre badessa, Margherita di Savoia, le consorelle e il cappellano del monastero, padre Bellini, che portò alla morente l’Eucaristia e, mentre la comunità pregava per la moribonda, si verificò il fatto eccezionale.

Dopo aver ricevuto la Comunione, suor Filippina andò in estasi (come era già accaduto durante la sua esistenza) e si mise a parlare con entità celesti, che i presenti non vedevano, ma ascoltando la conversazione compresero che i suoi interlocutori erano la Madonna, santa Caterina da Siena (1347-1380), san Domenico di Guzman (1170-1221), il beato Umberto di Savoia e l’abate Guglielmo di Savoia.

Coloro che assistettero alle profezie di suor Filippina sulle apparizioni mariane di Fatima tramandarono le memorie degli eventi e due secoli dopo, nel 1638, il padre domenicano Jacinto Baresio pubblicò una Storia di Casa Savoia su richiesta della duchessa di Mantova, Margherita di Savoia-Gonzaga (1589-1655), reggente del Portogallo, utilizzando la cronaca relativa a suor Filippina, cronaca «che però distrusse successivamente avendola giudicata lesiva della reputazione sabauda a causa dell’assassinio di Filippo d’Acaia» (1). Tuttavia, la badessa dell’epoca e le più anziane monache del monastero, che avevano letto il manoscritto originale, ne ricostruirono il testo, apponendo il loro sigillo d’autenticità in data 7 ottobre 1640. Nel 1655 un’altra religiosa, che lasciò solo le sue iniziali su un ulteriore manoscritto, confermò tutto.

Nel 1885 la badessa Benedetta Deogratias Ghibellini, come riportato da un documento dell’archivio del monastero albese, ebbe una rivelazione soprannaturale circa il contenuto della cronaca distrutta da padre Baresio, contenuto che affidò verbalmente a chi le succederà nel governo del convento con l’obbligo di tramandarlo sempre in segreto, senza renderlo pubblico, fino al verificarsi della profezia.

Il 22 maggio 1885 la nuova priora, madre Stefana Mattei, comunicò il segreto ad una certa suor Lucia Mantello, che era stata temporaneamente ospite nel monastero prima di consacrarsi salesiana. Quest’ultima, pur non avendo mai visto i documenti originali, lasciò alcuni appunti frammentari. Quando furono ritrovati i documenti dei secoli passati, la concordanza delle varie testimonianze costituì prova valida delle profezie su Fatima.

Questo il primo documento, cronologicamente parlando, presente nel monastero di Alba. In un quaderno pergamenaceo, datato 1624, sulla copertina si legge la seguente dicitura: «Libro in cui si notano le Misse, Miracoli, ex Voti che giornalmente avengono alla Beata Margarita di Savoia in Alba»; mentre, sul retro: «Motivazione del provvedimento di annotare ogni cosa, sottoscritta da Fra Giacinto Baresiano confessore». Seguono 50 pagine, più mezza pagina, con le annotazioni, redatte da mani diverse a partire dal 23 gennaio 1624 fino al 1652. A metà della pagina numerata successivamente a matita come 52a, inizia a scrivere una certa suor C.R.M. con grafia alta e chiara e lingua italiana propria dell’epoca:

«Anno Domini 1655

Quelle persone che ne li Anni futturi leggiranno questi fogli sappino che alcune chose molto importanti sono state schritte a mano ne li spattii bianchi di quattro paggine del libro schrito dal Padre Giacinto Baresiano (Anno Dom. 1640). Sono quattro paggine non numerate perché furono stampate dopo, quando tutto il libro era già finito. Queste paggine si trovano fra la paggina 192 del passo decimoterzo e la paggina 193, che comincia il passo decimoquarto, ma appartengono al passo decimoterzo. Sono la narrazione di alcune visioni e profezie di una certa Suor Filippina Delli Storgi, parente occulta della nostra Fondatrice Margherita di Savoia, Marchisa del Monferrato. Tali cose si leggevano in una antiqua cronaca del Monastero brucciata per comando del Padre Giacinto Baresiano, per qualche fatto storico non piacevole alla Casata di SAVOIA, ma le Suore anziane l’hanno schrita [sic] nel libro dopo che il Padre fu partito per sempre dalla città di Alba e la Duchessa di Mantova, Margherita di Savoia, creata vice-Regina del Portogallo, partì per quella terra, che si chiama anche Lusitania.

Dicono le memorie schritte che là nella Lusitania c’è una chiesa in un paese che si chiama Fatima, edificata da una antenata della nostra Santa Fondatrice Margherita di Savoia, MAFALDA regina del P.Gallo e figlia di Amedeo tertio di Savoia, e che una statua della Vergine SS.ma ha detto degli avvenimenti futturi molto gravi perché Satanasso farà una guerra terribile ma perderà perché la Vergine SS.ma Madre di Dio e del SS.mo Rosario di Fatima “più forte di ogni esercito schierato a battaglia” lo vincerà per sempre.

A.D. 1655

San Domenico, ti affido questi fogli.

Suor C.R.M.».

Nel prossimo appuntamento, non solo commenteremo questo prezioso documento, ma presenteremo altre antiche carte che confermano le profezie di suor Filippina de’ Storgi, al secolo Umberta Savoia-Acaia, la mistica domenicana che consumò la propria esistenza nella preghiera e nel sacrificio per salvare l’anima di suo padre. Tanto fu grande, agli occhi di Maria Santissima, la sua scelta di divenire anima-ostia, che la premiò in maniera straordinaria, rendendola degna di conoscere e trasmettere agli altri la sua futura discesa in terra, precisamente a Fatima, per allertare l’umanità sui troppi peccati e sui castighi di Dio, per confermare la dottrina cattolica, per ribadire l’esistenza dell’Inferno, per invocare preghiere e sacrifici per i peccatori e per il Papa e per annunciare che, alla fine, il suo Cuore Immacolato trionferà.

/ continua

 

Nota

1) L. Dufaur, I Savoia e Fatima: una storia comune?, in Radici Cristiane, n. 15, giugno 2006.

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