I FIORETTI
Una Confessione per la conversione
dal Numero 11 del 12 marzo 2023

Spesse volte san Pio rimandava i fedeli dal confessionale senza aver loro concesso l’assoluzione sacramentale. Molti interpretavano male e con occhio del tutto naturale il comportamento di padre Pio, come fosse una vera e propria crudeltà nei loro confronti; altri avevano la frettolosa convinzione che non volesse recar loro la pace di un’anima in grazia donando il perdono di Dio, dopo l’offesa del peccato. Non tutti, infatti, riuscivano ad avere uno sguardo soprannaturale e a vedere in questo la mano di Dio che agiva paternamente e, all’occorrenza, severamente verso i suoi figli, attraverso la voce del Santo, che aveva a cuore soprattutto la loro conversione. 
Vagliando caso per caso, si poteva ben intendere, però, che il suo procedere era pienamente giustificabile e del tutto soprannaturale: san Pio, con la sua vita intensa di preghiera e di unione con Dio, agiva ormai solo sotto l’impulso dello Spirito Santo e sempre su consiglio materno della Madonna che non lo abbandonava mai, specie durante la Santa Messa e nel confessionale, in modo particolare al momento dell’assoluzione.
Questo suo comportamento, visto appunto in luce soprannaturale, ossia dal punto di vista di Dio, era il solo capace di poter indirizzare certe anime sulla retta via. Ci voleva proprio quello! 
Il diretto contatto con le anime per san Pio non era mai una cosa banale o insignificante, perché egli davvero era capace di illuminare con la sapienza divina le povere anime dubbiose; di rischiarare le idee a chiunque avesse fuorviato; di recare conforto nelle afflizioni; di dare i giusti consigli, diversi per ogni anima; di saper riconoscere i tranelli del nemico; di dare le giuste penitenze per ognuno; di richiedere sacrifici e offerte alle anime più generose; di rimproverare chiunque non sembrasse voler mutare vita.
Oltretutto il Padre aveva una chiarissima e profondissima preparazione dottrinale, unita ad una capacità di comprendere, di ascoltare e di farsi seguire non comuni. Era capace, infatti, di conquistare la fiducia di ognuno e di agire in modi del tutto differenti, in base a ciò di cui ogni singola anima aveva bisogno. 
Chiunque abbia anche solo una volta avvicinato il Santo, ha potuto subito constatare un certo miglioramento, uno sprone ad una vita più pura e santa, un fermo proposito di essere migliore, un incitamento nell’amor di Dio e del prossimo. 
Anche coloro che venivano cacciati via dal confessionale o trattati in modo burbero dal Padre, ne riscontravano prima o poi grande giovamento. Non tutti, infatti, avevano bisogno di “carezze” per essere incoraggiati, ma, al contrario, parecchi necessitavano proprio di queste “bastonate” per poter aprire bene gli occhi sulla situazione della propria anima, di essere scossi per poter tornare a Dio e di essere trattati con le maniere forti, per potersi convertire del tutto.
Padre Pio, docilissimo strumento nella mano dell’Altissimo, ben sapeva che quella era la sola strada da seguire per alcune anime, pur dovendo fare a se stesso molta violenza, alle volte, per mettere da parte la sua indole e la sua tenerezza di padre che avrebbe preferito piuttosto la dolcezza come rimedio. A motivo della sua unione con Dio e del continuo colloquio con Lui, per mezzo della preghiera, riusciva ben a comprendere che quella era l’unica via voluta per quelle povere anime che, altrimenti, si sarebbero perse per l’eternità.
Alle volte, bastava una sola Confessione con padre Pio per cambiare la vita di qualcuno e questo non solo spiritualmente, ma anche materialmente. Quanti sono stati guariti dalle loro infermità fisiche, oltre che da quelle morali; quanti hanno trovato lavoro; quanti sono stati messi in guardia da determinate situazioni, che li avrebbero fatti cadere in grave pericolo, con la probabilità di poter perdere anche la vita, ecc.
Eppure, nonostante tutto ciò, fa stupire la concezione che il Santo, nella sua profonda umiltà, nutriva di se stesso e il suo continuo ricorso alla preghiera propria ed altrui per essere sorretto nel suo ministero.
Commovente e di luminoso esempio si presenta la lettera di padre Pio alla figlia spirituale Nina Campanile, del 31 marzo 1918, che qui riportiamo in parte: «Io non so se regolo bene le anime che il Signore mi manda. Queste anime mi accorgo che vanno crescendo sempre più. Per alcune ci sarebbe bisogno davvero di luce soprannaturale, ed io non credo che ne sia sufficientemente ripieno e vado a tentoni regolandomi con un po’ di dottrina pallida e fredda appresa sui libri e con quel po’ di luce che mi viene dall’Altissimo. 
Chi sa, figlia mia, che queste povere anime non abbiano a soffrire per colpa mia! E questo mio timore viene avvalorato se non erro dalla condotta poco rispettosa di qualche anima, non esclusa la tua.
Mi consola soltanto il pensiero di non essere io che vado cercando queste anime e di avere per tutti, specie per certi spiriti straordinari, tutta la buona intenzione di ricorrere al lume divino. Anche per questo ti comando di pregare il Signore e di riferirmi ciò che Egli ne potrebbe pensare. Io sono sul punto di ritirarmi del tutto e declinare ogni responsabilità dinanzi alla mia coscienza e dinanzi a Dio. Solo in questo modo io posso forse assicurare alle povere anime un pascolo più salutare, rimettendole in mani più esperte e più illuminate» (Ep. III, pp. 951-952). 
Quanto c’è da imparare dai santi che si sentono tanto più indegni e tanto incapaci quanto più riescono nei loro compiti; tanto più umiliati e pieni di vergogna quanto più esaltati; tanto peccatori e macchiati quanto più puri e semplici! Secondo la loro giusta logica, infatti, tutto il bene viene solo da Dio, che ne è il sommo Autore e Fautore e a Lui si deve riferire ogni cosa buona che si è capaci di compiere, ritenendo propria, al contrario, ogni cosa cattiva e tutto il marcio che può scaturire dal cuore dell’uomo. Solo con la vera umiltà si sarà capaci di comprendere ciò che si è davanti a Dio, “chi siamo noi e chi è Lui”, come amava ripetere il Serafico Padre san Francesco.
È dalle parole dei figli spirituali di padre Pio, in effetti, che riusciamo realmente a comprendere tutto il beneficio che le anime ricavavano dalla direzione spirituale, dai colloqui, dalle Confessioni, ma anche dalla sola vicinanza con san Pio, e quanto fossero colme di gratitudine immensa e di riconoscenza infinita per tutto il bene fatto loro. 
Per dirne una, ecco un piccolissimo squarcio di lettera della figlia spirituale Vittorina Ventrella, la quale scriveva tra il 1916 e il 1922: «A lui [padre Pio] devo la trasformazione dell’anima mia, a lui devo se ho provato la santa gioia di confessioni fatte bene, se ho versato lacrime di sincero pentimento nella mistica chiesetta del convento, vera oasi di pace e di celeste felicità spirituale [...]. Al mio caro padre Pio da Pietrelcina giunga il ringraziamento più sentito e la gratitudine più viva di una figlia spirituale che tanto bene ha ricevuto e riceve tuttora da lui». 
Basti considerare soltanto queste righe, povere sì, ma tanto ricche di significato, per potervi leggere la storia di tante anime che hanno conosciuto san Pio; per potervi ascoltare tutta la gratitudine, a nome di molti; per poter comprendere quanto beneficio, luce e giovamento hanno ricavato dalla sua guida.
Quante vite sono cambiate, quante anime si sono trasformate e radicate nel bene, quanti cuori si sono convertiti fino in fondo dopo una sola Confessione con padre Pio!


di Suor M. Lilia Ciampa, Il Settimanale di Padre Pio, N. 11/2023
 

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