I FIORETTI
Il Padre celeste nel cuore di padre Pio
dal Numero 5 del 24 gennaio 2023
di Suor M. Eucaristica Lopez

Da dove padre Pio aveva attinto il suo carattere paterno se non dalla stessa Paternità di Dio? Tanto ardente era il suo amore filiale al “pietoso Padre di Gesù”, colmo di gratitudine e riconoscenza.

Il 26 maggio 1887, alle ore 6.00, nell’antica chiesa parrocchiale di Pietrelcina, dedicata a Santa Maria degli Angeli, oggi Sant’Anna, veniva condotto al fonte battesimale il piccolo Francesco Forgione e la grazia santificante, scendendo in quell’anima benedetta come pioggia benefica, la purificava, rendendo figlio di Dio colui che nella sua vita sarebbe divenuto riflesso purissimo della Paternità universale di Dio, generando migliaia di anime alla vita di grazia attraverso il ministero sacerdotale, padre di una clientela mondiale, fino a poter dire di sé: «Io sono di tutti; ognuno può dire “padre Pio è mio”». 
Da quella mattina la Santissima Trinità cominciò ad abitare nell’anima del piccolo Francesco come in un tempio ed egli iniziò a nutrire una tenera devozione verso le tre auguste Persone. In particolare verso il Padre celeste padre Pio ebbe sempre una devozione fatta di profondo rispetto e di amore filiale. La teologia spirituale insegna che “Dio dimorando nell’anima le comunica la sua vita divina, la genera come figlia, dandole una partecipazione alla sua natura e alla sua vita”, e padre Pio avvertì intensamente nella sua anima questa realtà della filiazione divina, si sentiva realmente figlio di questo tenero Padre che gli dimostrò continuamente la sua predilezione fino a renderlo perfettamente conforme al suo dilettissimo Figlio Gesù, con l’imprimergli nella carne i segni della Passione e insignendolo della missione di corredentore.
Nel cuore di padre Pio il Padre celeste occupava il centro e da qui la prima Persona della Trinità Santissima liberamente agiva e operava nell’anima di questo buon figlio, come egli stesso confidò a padre Agostino in una lettera del 9 febbraio 1914: «Adesso è Dio stesso quello che immediatamente agisce ed opera nel centro dell’anima senza del mistero dei sensi sia interni che esterni. [...] Quello che io valgo a dire di questo presente stato si è che la sollecitudine dell’anima non tende ad altro se non a Dio solo, sente che tutto il suo essere è concentrato e raccolto in Dio» (Ep. I, pp. 453-454).
Se il Padre celeste occupava il centro del cuore di padre Pio e gli dimostrava tanta predilezione, è ovvio che quest’ultimo provasse immensa gioia nell’innalzare a questo tenero Padre, con amore filiale e confidente, continue preghiere e lodi per sé e per i suoi figli spirituali. Infatti, in una lettera del 16 novembre 1914, padre Pio scrisse a padre Agostino: «Non cesso di fare dolce pressione presso il cuore del Padre celeste per la vostra e per tutte quelle anime da voi volute» (Ep. I, p. 505). E ancora il 12 maggio 1915: «Sono estremamente allegro pel bene che tante anime hanno ricevuto dal Padre dei lumi. Una sempiterna lode ne sia al Padre celeste» (Ep. I, p. 471).
L’amore di padre Pio per “il pietoso Padre di Gesù” lo spingeva a desiderare ardentemente di essere sciolto dai vincoli della carne per potersi beare del suo Dio nell’unione di un perfetto e consumato amore; infatti, nella stessa lettera egli scrive ancora: «Oh sì, il pietoso Padre di Gesù scopra finalmente la sua presenza a chi ardentemente la ricerca, e poiché nessuno può vederla senza morirne, mi uccida pure, che mi reputerò felicissimo perché il guadagno è di molto superiore alla perdita!» (ibidem).
Il Santo stigmatizzato credeva tanto nella bontà paterna di Dio che non tollerava nemmeno la più piccola mancanza nei suoi confronti, tantomeno la bestemmia che gli feriva a sangue il cuore. Racconta padre Marcellino IasenzaNiro, cappuccino del convento di San Giovanni Rotondo, vissuto diversi anni accanto al Santo, che un giorno chiese preghiere a padre Pio per una famiglia di Milano che attraversava un periodo molto difficile e la mamma spesso si lamentava dicendo che Dio era troppo severo con loro e non si mostrava padre. Padre Pio, estremamente dispiaciuto per l’atteggiamento di quelle persone che mettevano in dubbio l’amore paterno di Dio che tutto dispone e permette per la santificazione dei propri figli, esclamò: «Eh sì, adesso hanno ragione loro!», e non aggiunse altro.
Nel pensare all’amore di questo Padre celeste per le sue creature, padre Pio si commuoveva fino alle lacrime. Un figlio spirituale narra che un giorno, mentre in un momento fortunato passeggiava con il Santo parlando con lui della tenerezza di Dio per le sue creature, si sentì dire: «Pensa che cos’è il Signore fino a quando stiamo sulla terra. Come Padre affettuoso tutto ci dà, se ci rivolgiamo fiduciosi a Lui. Anche quando l’offendiamo e pecchiamo, ci dà il perdono; basta che noi glielo chiediamo con sentito pentimento. Ciò varrebbe anche per Giuda e per gli angeli ribelli. Pensa: se questi si pentissero, sarebbero perdonati ed il Paradiso ritornerebbe sulla terra come una volta».
Il pensare a cosa può arrivare l’amore di questo Padre celeste e quanta ingratitudine, invece, Egli riceve dagli uomini faceva immensamente soffrire padre Pio; per questo voleva che i suoi figli spirituali amassero questo “Padre affettuoso” e li spingeva ad abbandonarsi con fiducia nelle Sue braccia. Pietruccio, il buon cieco di San Giovanni Rotondo che per tanti anni è stato vicino a padre Pio, testimonia che spesso il Santo gli ripeteva: «Noi non siamo capaci di nulla, dobbiamo quindi affidarci a Dio come bambini ed avere confidenza in Lui. Quando non ce la facciamo dobbiamo dire: “Stendimi la mano”. Il guaio è che noi non preghiamo...». 
È proprio così, il guaio è che oggi l’uomo è così distratto da non accorgersi più di questa divina mano paterna che lo ha plasmato nel grembo materno e lo sostiene fino all’ultimo giorno della vita!  

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