I FIORETTI
Taumaturgo a distanza
dal Numero 11 del 13 marzo 2022

Giovanni Castellana, di Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo racconta: «Nel 1953 ero affetto da una grave forma di artrosi. Una mattina in cui i dolori erano particolarmente forti, chiesi a mia moglie di prepararmi la valigia: “Vado da padre Pio – le dissi –, lui mi guarirà”.

Arrivato a San Giovanni Rotondo, aspettai il mio turno per le confessioni. Dopo alcuni giorni, finalmente mi inginocchiai davanti al Padre. Subito mi disse: “Vai via. Per te ci vuole un vescovo”. Pensai che il modo in cui avevo votato, in occasione delle ultime elezioni, e che padre Pio poi aveva misteriosamente scoperto, era un peccato tanto grave da richiedere l’assoluzione di un vescovo.

Senza perdere tempo partii per Manfredonia. Fui ricevuto dal vescovo che, appena seppe che volevo confessarmi, capì che ero stato mandato da padre Pio. Mi confessò e mi benedisse. Tornai a San Giovanni Rotondo e aspettai che padre Pio finisse di confessare. I dolori mi stavano distruggendo. Padre Pio mi vide da lontano e disse ad alta voce: “Tu è inutile che aspetti, ti sei già confessato”. Avrei voluto dirgli che ero andato da lui perché mi guarisse. Mentre pensavo queste cose, i dolori scomparvero di colpo. Tornai a casa e non soffrii più di artrosi».

Raffaele De Maria, di Bari, ha recentemente ricordato un episodio degli anni Cinquanta: «Nel 1948 mia moglie venne operata per mastoidite all’orecchio sinistro. In seguito non venne fatto alcun controllo medico e così, nel 1955, mia moglie cominciò ad accusare forti dolori e intense vertigini che le impedivano di camminare e reggersi in piedi, ma a volte la disturbavano perfino se era coricata.

La causa era un tappo di colesteatoma che premeva sulla parte interna dell’orecchio. Venne visitata da numerosi specialisti, alcuni illustri, ma nessuno riuscì a rimuovere il tappo.

Decisi allora di rivolgermi personalmente a padre Pio. Sapendo che era estremamente difficile parlargli, a causa della ressa di fedeli che lo aspettavano dopo la Messa, decisi di scrivergli un bigliettino. Andai a San Giovanni Rotondo e dopo la Messa attesi padre Pio oltre la soglia della clausura. Quando giunse, più col cuore che con le labbra, invocai il suo nome, protendendo verso di lui il bigliettino. Si volse lentamente verso di me, prese il pezzettino di carta e lo strofinò tra le dita per qualche attimo senza leggerlo. Poi, senza farmi alcun cenno proseguì il suo cammino.

Rientrai a Bari sconfortato e rattristato. Subito incontrai mio padre che mi chiese: “Sei riuscito a incontrare padre Pio?”. “Sì”, risposi. E lui: “A che ora?”. “Non lo so”, dissi. E lui: “Ti dico io che tu lo hai incontrato alle nove e due minuti”. E così dicendo allungò la mano destra e aggiunse: “Ecco il tappo di colesteatoma venuto via spontaneamente proprio a quell’ora”.

Corsi in camera da mia moglie, che stava tranquillamente seduta davanti allo specchio. Mi chinai per baciarla sui capelli e fui investito da un profumo intensissimo. Conoscevo il profumo di padre Pio, ma stordito com’ero, chiesi a mia moglie se per caso si fosse rovesciata una bottiglietta di profumo addosso. Lei disse: “No, sono mesi che non ne uso”.

Decidemmo di andare a San Giovanni Rotondo per ringraziare padre Pio. Mia moglie andò a confessarsi. Il Padre si sporse verso di lei e con la mano le accarezzò l’orecchio».

 

da Renzo Allegri, Padre Pio, un santo tra noi, pp. 396-397

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