APOLOGETICA
L’unica nostra bussola
dal Numero 18 del 8 maggio 2022
di Corrado Gnerre

Con una bella immagine tratta dall’osservazione astronomica dell’universo fisico, riflettiamo sul ruolo indispensabile della fede nell’universo morale e spirituale.

«Cos’è un giusto giudizio se non un giudizio di fede? [...]. Segui dunque il giudizio della fede piuttosto che la tua esperienza, perché la fede non inganna, mentre l’esperienza può indurti in errore» (San Bernardo di Chiaravalle, Discorsi per la Quaresima, 5, 5).

Cari Lettori, dalle foto e dalle ricostruzioni grafiche sappiamo che lo Spazio al di là dell’atmosfera terrestre si presenta nero, buio. Eppure attraverso quello Spazio passano i raggi solari che illuminano a giorno la Terra. Passa una luce così intensa che a occhio nudo, pena pericolo di cecità, non si può fissare.

Ciò è interessante: la luce solare, per illuminare la Terra, passa attraverso il buio e non riesce ad illuminare quel buio. Se si stesse lì e non si sapesse ciò, non si riuscirebbe ad immaginare una cosa del genere.

Non dimentichiamo questa immagine e passiamo oltre. Le parole di san Bernardo, con cui abbiamo aperto l’articolo, ci dicono che dobbiamo ancorarci al giudizio della fede sapendo andare oltre i dati dell’esperienza.

Una precisazione importante: in questo caso per san Bernardo i dati dell’esperienza sono quelle apparenze che impediscono di capire bene, non è il semplice partire dalla realtà, metodo che in altri casi – giustamente – san Bernardo, da buon realista cristiano, ritiene assolutamente indispensabile.

San Bernardo vuole, insomma, dirci che se si rimane ancorati alle apparenze, senza sottoporle ad un giudizio più alto, tutto rimane incomprensibile ed assurdo.

Facciamo un esempio: molti cattolici ormai non sanno e non vogliono più rispondere a questioni importanti come quella del perché Dio permette che muoia e che soffra un bambino. Certamente può sfuggire il significato specifico per cui a soffrire e morire è quel bambino e non un altro; ma non può sfuggire, nel Cristianesimo e per il cristiano, un significato generale: l’esistenza del peccato e la necessità della sofferenza vicaria, cioè di una sofferenza che compensi il peccato.

Per arrivare a questa certezza bisogna lasciarsi guidare da quel giudizio della fede (di cui parla san Bernardo), giudizio che sa andare oltre l’incomprensibilità delle apparenze che si manifestano alla nuda esperienza.

Bisogna andare oltre il buio… come fanno i raggi luminosissimi del Sole che arrivano intatti fendendo le tenebre dello Spazio, senza però dissolverle.

San Giovanni dice nel Prologo: «La luce splende nelle tenebre» (Gv 1,5). Ed è proprio questo splendore nelle tenebre l’unica nostra bussola.

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