ATTUALITÀ
Dialogo sociale, buon inizio per il prossimo governo di destra
dal Numero 40 del 30 ottobre 2022
di Riccardo Pedrizzi

Che dire del nuovo governo? “Le premesse sembrano buone”, è stato detto. Pare che il deserto che si era creato sui corpi sociali intermedi non durerà a lungo, e si intravede anche una svolta dal punto di vista sindacale e da quello della concezione della società. Sembra, insomma, che ci siano buone notizie.

Che Paolo Capone, segretario generale dell’UGL fosse ben disposto fin da sempre nei confronti di un eventuale governo di centrodestra non vi erano dubbi, infatti, prima delle votazioni aveva inviato una lettera aperta ai tre leader, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, chiedendo di aprire immediatamente il dialogo con le forze sociali fondato su un Patto per la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende. 
«È un fatto molto positivo che la leader di Fra­­telli d’Italia abbia riconosciuto il valore e l’impor­­tanza del dialogo con i corpi intermedi. La coesione sociale è indispensabile per affrontare questa fase difficile nella quale anche i governi più autorevoli non potranno fare a meno del contributo e della competenza delle parti sociali. Per anni i leader politici avevano proposto il contrario, ponendosi l’obiettivo della disintermediazione e dell’autosufficienza della politica. Ma hanno tutti fallito», ha detto poi, recentemente, Luigi Sbarra, segretario generale della CISL.
Gli hanno fatto eco Pierpaolo Bombardieri, leader della UIL, affermando che: «Le premesse sembrano buone, noi abbiamo da sempre chiesto il dialogo sociale e il confronto come metodo per approcciare i problemi in un momento così drammatico nel nostro paese», ed il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, solitamente duro nei confronti delle forze di centrodestra, dichiarando: «Non abbiamo alcuna intenzione di fare un’opposizione pregiudiziale, ma vogliamo confrontarci nel merito. Ci confronteremo come abbiamo fatto con gli altri, valuteremo nel merito di quello che fa». «Un soggetto sindacale non ha pregiudiziali, ma dei valori e dei programmi» ha detto Landini, aggiungendo che «noi chiediamo di essere coinvolti prima che vengano prese le decisioni».
In pratica tutte le confederazioni sindacali hanno ben recepito le aperture di Giorgia Meloni (che all’assemblea della Coldiretti ha ripetuto spesso: «Non intendiamo fare da soli») ai corpi sociali intermedi e anche compreso che, non solo dal punto di vista sindacale, ma anche da quello della concezione della società, il vento ha cambiato totalmente direzione.
Sono tutte belle notizie, dunque, quelle che arrivano dal mondo dei sindacati dei lavoratori e che stanno ad indicare un’inversione di tendenza, anche perché queste forze sociali sanno che nella tradizione della destra c’è sempre stata una particolare sensibilità per il mondo del lavoro, per la concertazione e per il dialogo sociale.
Negli ultimi anni, invece, c’era stato un vero e proprio attacco ai corpi intermedi con la concezione dell’“uomo solo al comando” e, soprattutto, con la cosiddetta “disintermediazione” in nome del primato della politica e dell’urgenza della decisione politica.
Proprio in nome del primato della politica e della rapidità decisionale abbiamo avuto, dal governo Monti in poi, anni in cui si è lavorato allo smantellamento del mondo della mediazione socio-politica e degli enti che per tradizione ne sono stati protagonisti.
Attraverso la marginalizzazione dei sindacati, delle organizzazioni imprenditoriali e professionali, del volontariato si era voluto creare un deserto della rappresentanza intermedia e, alla fine, fra il potere di vertice e la base si era creato il vuoto. E non ci si era resi conto che quando c’è un vuoto, qualcuno lo riempie. E così è avvenuto con il prevalere della rete che, invece di unire, ha isolato ancor di più i singoli navigatori, creando un popolo senza volto e senza legami in cui prevalgono lobby più o meno trasparenti.
Proprio per questo è da tempo ormai che più voci si sono levate per lanciare un allarme su quella che era diventata una vera e propria deriva di annientamento dei cosiddetti corpi sociali intermedi, disattendendo del tutto, tra l’altro, il sacrosanto principio di “sussidiarietà” che può applicarsi e realizzarsi solo e proprio in presenza di corpi sociali.
Nonostante questi tentativi di annientamento dei corpi sociali, le dichiarazioni dei leader sindacali rivelano, invece, che c’è una grande voglia di partecipazione politica e che non si vuole lo scontro sociale con il governo di centrodestra.
Si tratta, perciò, di fare ora un grande lavoro per ricostruire la società nella sua dimensione intermedia tra economia e politica, tutti insieme, lavoratori e imprenditori, governo e opposizione.

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