ATTUALITÀ
Ritorno alla realtà. Buone notizie da San Francisco
dal Numero 28 del 24 luglio 2022
di Pietro Maria Nieri

Gli scenari da incubo che si sono creati in due soli anni di amministrazione di estrema sinistra nella bellissima metropoli americana hanno convinto tutti i cittadini di una cosa: le ideologie radicali non funzionano per governare bene una città, e a un certo punto queste devono cedere il passo alla realtà. Una lezione pratica da non dimenticare.

Anche la sinistra radicale alle volte deve fare i conti con la realtà, perché a camminare sulle nuvole delle ideologie prima o poi si cade. Qualche settimana fa a San Francisco gli elettori hanno rispedito a casa il procuratore distrettuale Chesa Boudin che, in nome della lotta alle discriminazioni e del pensiero anti-carcerario, aveva trasformato l’affascinante metropoli in un eden del crimine. Tra i più danneggiati c’erano però proprio gli appartenenti a una minoranza, quella degli asian americans, i cittadini statunitensi di origine asiatica molto numerosi nella città sulla baia, che vivono spesso di commercio al dettaglio e più di tutti fanno le spese di rapine e taccheggio libero. Infatti a guidare la campagna per il “recall” è stata una politica di origine cinese, la 67enne Mary Jung, che pur essendo del partito democratico ha deciso che non si poteva più stare a guardare.

San Francisco è probabilmente la più bella città del nord America. Indimenticabile è la vista della metropoli dal promontorio che sovrasta il famoso Golden Gate Bridge, il ponte che attraversa lo stretto di mare che collega oceano Pacifico e Baia. Guidando per le salite e discese che caratterizzano il territorio urbano si rimane incantati dalla bellezza delle case a due piani nel tipico stile locale, che si distendono a formare i vari quartieri. E nei quartieri si trova il profumo dell’Irlanda e quello dell’Italia, la immensa Chinatown e i rioni dei coreani e dei filippini. E poi c’è il cuore francescano, come il nome stesso della città dice: la missione San Francisco de Asís, antica struttura coloniale spagnola sopravvissuta ai terremoti, un fortino della fede fondato il 9 ottobre 1776 da padre Francisco Palóu, compagno di san Junípero Serra, e fra’ Pedro Benito Cambón, incaricati di evangelizzare gli indigeni Ohlone. Non negheremo che purtroppo la città è nota anche per essere la capitale gay d’America, con il quartiere Castro come roccaforte arcobaleno. Anzi, dovremo dire che l’intera area della Baia è fra le zone più radicali degli USA, e tutte le ideologie sinistre, sinistroidi e post-umane si ritrovano qui a presidiare le posizioni di potere della cultura e della politica.

Fino a qualche anno fa la bellezza e vivibilità della città, un magnete per turisti, era però fuori discussione. Poi ci sono state le proteste dei Black Lives Matter (BLM), un gruppo di estrema sinistra che – facendosi scudo della legittima lotta alle discriminazioni degli afroamericani – ha monopolizzato il movimento di risposta popolare alle numerose uccisioni ingiustificate di cittadini neri da parte di poliziotti USA. Il culmine sono state le violenze dopo la morte di George Floyd a maggio del 2020. Questi gruppi non si sono limitati a chiedere maggiore formazione per la polizia, o la preferenza per equipaggiamenti non letali come il taser. Hanno anzi avanzato una campagna per “definanziare” la polizia. Idea del tutto balzana, purtroppo adottata sul serio in molte città americane governate dalla sinistra. E così negli ultimi quattro/cinque anni migliaia di posti di lavoro nelle forze dell’ordine sono stati tagliati e anche i mezzi e le dotazioni degli uomini in divisa ne hanno risentito. In alcune città, come Portland, in Oregon, manifestanti anarchici hanno persino creato quartieri “liberi dalla polizia” dove poi immancabilmente si risolvevano i problemi a colpi di revolver. L’idea di fondo è che i neri, che negli USA sono associati a un oggettivo alto tasso di criminalità, sono perseguiti penalmente per il colore della pelle e che quindi tutti i reati comuni a questo segmento demografico (spaccio, rapine, furti dentro le automobili) sono reati “di classe”, cioè in un’ottica marxista reati decisi dai potenti e ricchi, soprattutto bianchi, per sanzionare un gruppo più povero. E infatti alle manifestazioni dei BLM era comune che capitassero furti nei negozi di lusso o di elettronica o di abbigliamento sportivo, quasi a rivendicare un nuovo tipo di esproprio proletario.

Sull’onda di questi movimenti, nel 2019 si è affermato alle locali elezioni per il District Attorney (qualcosa di simile al nostro Procuratore Capo, con la differenza che in America è eletto dal popolo e ha appunto giurisdizione su una specifica contea o distretto) il signor Chesa Boudin. Nato nel 1981 a New York in una famiglia ebraica da generazioni votata al marxismo, i suoi genitori finiscono in carcere quando Boudin ha solamente 14 mesi: sono terroristi rossi del gruppo “Weather Underground” e partecipano a una rapina finita con l’uccisione di due poliziotti e una guardia giurata. Passerano i decenni successivi in carcere. A quel punto il futuro procuratore viene allevato da amici di famiglia, anch’essi legati ai movimenti sovversivi. Una volta cresciuto e avviato a una promettente carriera accademica, ritroviamo Boudin nel Venezuela di Hugo Chavez come interprete del leader socialista e traduttore o autore di opere che ne magnificano il progetto politico. Con questo curriculum, Boudin si candida nel 2019 all’ufficio di procuratore (a finanziare il comitato elettorale ci sono anche soldi di George Soros) con un programma basato sulla “decarcerizzazione”, l’eliminazione della cauzione in contanti, l’istituzione di un’unità per rivalutare le condanne errate e il rifiuto di assistere l’Immigration and Customs Enforcement (ICE) con raid e arresti di immigrati illegali. Nei fatti, una volta ottenuto il posto, attua la sostanziale depenalizzazione dello spaccio di droghe pesanti e la non punizione di furti sotto i 950 dollari. Un incubo per i poliziotti della Bay area e per i cittadini onesti. E i risultati non si fanno attendere: +45% di furti negli appartamenti in due anni, +37% di omicidi tra il 2020 e il 2021. I furti nei negozi sono così comuni che alcune grandi catene decidono di chiudere i negozi in centro perché il taccheggio non viene perseguito. Nel solo mese di novembre 2021, ci sono circa 3mila denunce per furti in automobile, una delle specialità delle gang locali: in molti casi si distrugge con un martello il parabrezza e si ruba tutto quello che c’è nella macchina. A un amico a cui due anni fa dei balordi hanno rubato attrezzature per migliaia di euro dall’auto, una volta in commissariato hanno detto che dopo le proteste di BLM reati di questo tipo non sarebbero stati presi in considerazione, anche perché le telecamere di sicurezza mostravano individui afroamericani. Poi ci sono le morti per overdose, 640 l’anno scorso. A condire lo scenario di insicurezza si aggiunge la trasformazione di intere zone in campeggi per homeless, che vengono qui da tutti gli USA, attirati dalla presenza di associazioni che forniscono cibo e cure gratis ma anche dalla tolleranza di comportamenti devianti da parte delle autorità. E così la bellissima città di cui parlavamo prima si è trasformata un una fetida giungla urbana costellata di stracci e siringhe, in cui fa paura uscire di casa. 

A quel punto i cittadini decidono che non si può più lasciare Boudin a capo della procura. La sua ideologia, se anche si basa sull’attenzione agli ultimi, è nei fatti un lasciapassare per violenti e prepotenti. E a ribellarsi non sono solo residenti di destra o repubblicani, ma anche e soprattutto democratici e membri della comunità cinese. La campagna per il “recall” è durissima. La sinistra dem vede in Boudin un esempio di coraggio da esportare nel resto degli USA, i repubblicani ma anche i dem moderati vedono invece la possibilità di mostrare al resto d’America che le ideologie radicali non funzionano per governare bene una città – e cacciare Boudin significa dire: “Cari amici, è tempo di tornare a fare i conti con la realtà” –. E alla fine, con un 55% di voti a favore del recall, la realtà vince. Entro la fine di quest’anno Boudin dovrà lasciare il suo incarico. 

Ma sono bastati due anni di marxismo e radicalismo per mettere la città in ginocchio. Ricostruire sarà difficile. Eppure è un segno di speranza, perché proprio una città così di sinistra decide di invertire la rotta. E soprattutto perché non si tratta di un caso isolato. Sempre in questa zona, a inizio del 2022 i cittadini avevano usato un simile voto popolare per cacciare alcuni amministratori del distretto scolastico pubblico. Perché? Il distretto invece di occuparsi della pessima qualità dell’educazione dei ragazzi aveva iniziato a rinominare le scuole per cancellare pezzi di storia americana, o a dare le borse di studio a sorteggio, per non discriminare chi aveva voti più bassi! La lezione da portare a casa è semplice: con le ideologie, per quanto ammantate di filantropismo, non si va da nessuna parte. E l’antidoto non è però un opposto estremismo conservatore, che negli USA ha peraltro connotazioni anarcoidi (i cosiddetti libertarians), ma l’efficacia del pensiero cattolico, realista, basato sulla filosofia aristotelica e il tomismo. Se si fanno i conti con la realtà per quella che è, e con le leggi di natura, sarà più facile trovare soluzioni concrete per i problemi del vivere comune.

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