ATTUALITÀ
Feriti dallo schermo
dal Numero 25 del 3 luglio 2022
di Francesca Romana Poleggi

“Iper-sessualizzazione” e “iper-digitalizzazione”, due piaghe sociali connesse tra loro che stanno compromettendo la sana maturazione delle ultime generazioni.

“TuteliAMOli in rete”. Così Pro Vita & Famiglia ha intitolato la campagna avviata ormai da diversi mesi per la tutela dei minori dai pericoli che corrono con uno smartphone o un tablet nelle mani.

Il potenziale delle nuove tecnologie è enorme e non è da demonizzare tout court, ma come in tutte le cose bisogna saperle dosare, conoscerle e diventarne “padroni”, non schiavi. Anche perché dietro c’è un enorme giro di affari. E ricordiamoci sempre che quando qualcosa è gratis (tutti i social media e la stragrande maggioranza dei siti internet) vuol dire che la “merce” siamo noi utenti.
Il primo pericolo che tutti corriamo – e ovviamente incombe maggiormente sui bambini e gli adolescenti che hanno strutture mentali ancora immature – è la dipendenza. Come una droga. Rendiamoci conto che noi adulti per primi non riusciamo più a farne a meno. I cosiddetti “nativi digitali”, nati dopo la metà degli anni ’90, non sono proprio in grado di concepire un mondo senza computer e senza internet. È vero che i giovani e i giovanissimi (anche i bambini piccoli!) padroneggiano immediatamente e con disinvoltura le nuove tecnologie. Ma lo psichiatra tedesco Manfred Spitzer con il suo celebre libro DemenzaDigitale ci insegna che non è un bene: «In qualità di neurobiologo [...] devo sottolineare come i media digitali possano provocare nei giovani un peggioramento nella loro formazione, che il loro utilizzo non favorisce lo sviluppo di impulsi sensomotori e che l’ambiente sociale, come viene ripetuto spesso, subisce modificazioni e limitazioni notevoli». L’uso inappropriato di questi dispositivi ostacola la capacità di autocontrollo, provoca stress e predispone alla superficialità di pensiero. Insomma, ci sarà stato un motivo se personaggi del calibro di Steve Jobs, il grande informatico e cofondatore di Apple, preferivano che i figli stessero alla larga da tablet e smartphone.

C’è un concreto rischio che le nuove generazioni si riducano a pedine in balia di chi interpreta il mondo circostante e passa le informazioni “filtrate” secondo l’opinione di chi ha il potere. Questo, del resto, è vero per tutti gli schermi, a cominciare dalla televisione, che hanno un grosso potere di farci il lavaggio del cervello. 

Il Ceo di Facebook/Meta, Mark Zuckerberg, che è stato ricevuto in pompa magna dal nostro Presidente del consiglio, è sotto accusa negli USA a seguito delle rivelazioni dell’ex-dipendente Frances Haugen che ha provato, davanti al Senato, che Zuckerberg sapeva dei danni alla salute degli utenti, ma ha scelto di far finta di niente per non ridurre il suo profitto. Facebook/Meta insieme agli altri social, seminano odio, divisione, narcisismo, ansia, depressione (tanto da portare gli adolescenti al suicidio e ad atti di autolesionismo), favoriscono il traffico di esseri umani, e lo sfruttamento sessuale su larga scala.

I dispositivi elettronici, del resto, portano al progressivo deteriorarsi delle relazioni personali. Ormai con gli amici ci si relaziona via Whatsapp o attraverso gli altri social e si finisce per diventare amici di persone mai viste né conosciute davvero; addirittura ci si “fidanza” online. 

Un altro grave pericolo per tutti, ma soprattutto per i ragazzini, è la pornografia e la pedopornografia. Se ne può diventare vittime e dipendenti e troppo spesso gli schermi inviano messaggi pornografici “mascherati” (anche nei cartoni e nei programmi per bambini) che mirano alla sessualizzazione precoce degli stessi. Troppo spesso gli “amici” conosciuti online si rivelano dei veri e propri predatori sessuali che, con un’infinita pazienza, carpiscono la fiducia della vittima: la conoscono, capiscono se è una persona sola (un bambino trascurato affettivamente dalla famiglia), capiscono quali sono le sue fragilità e infine carpiscono qualche suo segreto. A questo punto hanno un’arma di ricatto per chiedere sempre di più: “sextortion” lo chiamano gli esperti. Nei casi più sfortunati il predatore riesce ad avere un appuntamento con la vittima nel mondo reale e questa si trova suo malgrado a diventare “attore” di foto e filmini porno (o pedopornografici). E i predatori su internet non sono solo predatori sessuali, ma truffatori che riescono a rubare denaro o semplicemente l’identità di qualcuno con la quale poi perpetrano dei crimini. Per non parlare dei “giochi” online che non solo sono terreno di caccia per i predatori, ma a volte sono essi stessi giochi pericolosi, come le “challenge”, le sfide, che inducono i ragazzini più fragili a farsi del male e a rischiare addirittura la vita.

 

Come evitare le trappole di cui è disseminata la “rete”? Gli adulti per primi devono imparare a staccarsi dal telefonino e dalla Tv: spegnere il cellulare e passare la serata in famiglia: parlare, leggere, e – perché no? – annoiarsi insieme a chi ci vuol bene è sano e serve a conoscersi e a inventarsi, insieme, qualcosa di bello da fare. Così gli adulti possono dare il buon esempio ai più giovani e prevenire i danni prodotti dalla dipendenza dagli schermi. In secondo luogo, i genitori non devono mai smettere di dialogare con i figli: con pazienza e amore, da genitori (non da amici!): lo sappiamo bene che fare i genitori è il “mestiere” più difficile del mondo. I genitori dovrebbero resistere alle insistenze dei ragazzini che già alle elementari vorrebbero il telefonino. Dovrebbero avere le password dei dispositivi dei figli (da usare certamente con discrezione). Dovrebbero imparare ad usare gli (scarsi) strumenti di parental control che comunque esistono e possono limitare le possibilità di navigare in internet dei minori. 

In un mondo che obbliga a lavorare a tempo pieno padri e madri, la sera, stanchi, avrebbero essi stessi davvero “bisogno” di spalmarsi sul divano a vedere la Tv, più che stare ad ascoltare le lagne dei piccoli o le polemiche degli adolescenti. Chi avesse la bella abitudine di pregare in famiglia starebbe un pezzo avanti nella soluzione del problema. Ma, in ogni caso, il dialogo con i figli non va mai interrotto. E al primo segno di comportamento strano (disordine alimentare, scatti di nervi eccessivi, sbalzi di umore, tendenza a chiudersi in camera per lungo tempo, tendenza a fare le ore piccole attaccati ad uno schermo) i genitori debbono intervenire e se non sanno cosa fare chiedere aiuto. Ai ragazzi vanno spiegati chiaramente i pericoli del web. Non devono guardare o fare cose che li mettono a disagio, per nessun motivo. Vanno tenuti presenti gli indirizzi della polizia postale (https://www.commissariatodips.it/) e il numero verde 800455270 dell’associazione Meter, di don Fortunato Di Noto, impegnata da decenni nella prevenzione e nella repressione della pedopornografia e nel recupero delle vittime degli abusi. Ci auguriamo davvero che nessuno dei gentili Lettori di queste mie parole debbano mai averne bisogno.

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