MARIA SS.
A Fatima, la nostra Ester
dal Numero 07 del 13 febbraio 2022
della Redazione

La Regina Ester è forse colei che nell’Antico Testamento meglio prefigura la persona e la missione di Maria Immacolata, Mediatrice di salvezza per il suo popolo. Tutta la storia di Ester è in qualche modo rivelatrice di quel piano di Salvezza universale che la Madonna ha compiuto unita al Redentore. Una missione materna che continua e che ha con l'evento Fatima forti punti di contatto.

Tra i Libri sacri della Bibbia vi è il Libro di Ester, piuttosto breve, certamente di carattere storico, che i Giudei hanno sempre riconosciuto come ispirato al pari dei Libri sacri di Mosè (per leggerlo, qui). La sua canonicità, unanimemente riconosciuta dai Padri della Chiesa, è stata confermata dal Concilio di Trento. Esso narra l’incredibile vicenda della salvezza, avvenuta in extremis, del popolo ebraico, che si trovava ormai da anni esiliato nella terra pagana di Babilonia, in seguito alla distruzione di Gerusalemme (profetizzata dal profeta Geremia) e alla deportazione per opera del Re Nabucodonosor.

Ebbene, già duramente provato e umiliato dall’esilio, il Popolo dell’Alleanza si vide prostrato definitivamente da un decreto universale di sterminio, frutto di un complotto operato dall’ambizioso Aman, ministro del Re, contro il giudeo Mardocheo e la sua gente, che non si piegava a certe consuetudini pagane (che per loro avrebbero significato apostatare dall’Alleanza); il decreto era firmato con il sigillo reale e ciò conferiva ad esso il carattere dell’irrevocabilità.

Il ministro Aman, per attuare il suo piano malefico, aveva deciso di affidare alla sorte (in lingua babilonese pur) la data del giorno dello sterminio, e questa cadde sul giorno 13 del mese di Adàr (equivalente al nostro febbraio-marzo). Ma ecco che la sorte, proprio nel giorno 13, venne completamente capovolta ad opera di una donna, la Regina Ester, che intercedendo presso il Re col fascino della sua bellezza, e anzitutto presso il Re eterno con l’irresistibile fascino della sua preghiera e penitenza, riuscì a volgere la sentenza di morte verso Aman e verso tutti i nemici di Israele. L’evento fu talmente strepitoso che venne fatto obbligo a tutti gli ebrei di commemorarlo ogni anno mediante la festa chiamata Purìm (delle sorti), che prescriveva un giorno di digiuno, in memoria del digiuno fatto dalla Regina Ester con tutto il suo popolo per ottenere da Dio la salvezza, e un giorno successivo di festa (dal carattere particolarmente allegro, paragonabile oggi al nostro carnevale) per festeggiare la liberazione. Gli ebrei osservanti lo celebrano tutt’oggi. Fu lo stesso Mardocheo, zio di Ester – colui che si fece mediatore presso di lei per ottenere la salvezza degli ebrei –, a scrivere una lettera circolare a tutti i connazionali del tempo per informarli su quanto era avvenuto e per indire la nuova festa. Tale lettera costituisce parte integrante del Libro di Ester.

Ester, immagine di Maria

L’esegesi cattolica vede in Ester una prefigurazione di Maria Santissima, e la lettura del testo offre molti spunti di comparazione. 

• Anzitutto vi è l’umiltà di Ester, la quale, come si legge nella preghiera che rivolge a Dio, non avrebbe mai voluto diventare regina, e tanto meno sposa di un Re pagano; essa si trovò probabilmente costretta a ciò dagli eventi, pena la morte. Mentre tutte le ragazze candidate al trono, prima di presentarsi al Re, chiedevano al loro tutore quanto pareva opportuno per conquistare la preferenza del Re (vesti, accessori...), Ester non chiese nulla, non volendo forzare in niente la scelta verso di lei; vi andò nella semplicità della sua bellezza naturale. Ma fu lei ad essere scelta e incoronata, e questo non accadde se non per un preciso piano di Dio (come le farà notare Mardocheo nel momento cruciale del pericolo).

• Il Testo biblico dice che, quando la vide, «il Re amò Ester più di tutte le altre donne ed essa trovò grazia e favore agli occhi di lui più di tutte le altre vergini. Egli le pose in testa la corona regale e la fece regina al posto di Vasti» (Est 2,15). La fece regina di un impero immenso che univa molti popoli e si estendeva in 127 province dall’India fino all’Etiopia. Si ha qui un richiamo vibrante a Maria nel mistero della sua Immacolata Concezione e Regalità: ella piacque a Dio più di tutte le altre vergini, e trovò grazia presso di Lui, era appunto la “piena di Grazia” (Lc 1,28), Immacolata, predestinata ab aeterno ad essere Regina, assieme a Cristo Re, di una moltitudine di popoli. Il particolare della sostituzione della regina Vasti, decaduta presso il Re per la sua disobbedienza, suggerisce anche il parallelismo Eva-Maria: Ester occupò il posto della disobbediente Vasti, come Maria riparò la disobbedienza di Eva. 

• La virtù dell’obbedienza risplende in Ester, la quale, dice il Testo sacro, faceva sempre tutto quello che le ordinava il suo tutore (anche dopo essere diventata Regina), accettò di diventare moglie di Assuero solo per obbedienza, e non mancò mai agli obblighi della sua fede. 

• Anche la sua purezza verginale fu grande e meritò di essere premiata e custodita da Dio come si rileva dal fatto che, fanno notare alcuni commentatori biblici, ella non fu mai trattata dal re come “concubina” ma fin dal primo momento come “Regina”, non volendo il Signore permettere che ella fosse macchiata da una relazione illecita. Ella seppe mantenere integra anche la sua purezza morale e spirituale, nonostante gli ambienti fastosi e corrotti della reggia; ne dà lei stessa testimonianza davanti a Dio pregando così: «Dal giorno in cui è stata posta in questa condizione fino ad oggi, la tua serva non ha gioito di nulla se non di te, mio Signore, Dio d’Abramo» (Est 4,17).

• Oltre che nelle virtù, Ester si avvicina a Maria anche per la missione che le è assegnata dalla Provvidenza. La storia di Ester prefigura infatti la missione di mediazione-corredenzione di Maria Santissima. La santa Regina è chiamata da Mardocheo a intercedere presso il Re, sebbene ciò le chieda il sacrificio della vita. Ella infatti sapeva molto bene che, secondo la legge in vigore, presentarsi al Re senza essere convocati significava esporsi a morte certa, ma lo fece, con l’intenzione di sacrificare se stessa per tentare la salvezza del Popolo. Proprio come la Madonna, chiamata con il Figlio dal Padre alla missione ben più esigente della redenzione e salvezza universale del genere umano, non esitò a consegnarsi interamente con Lui per il compimento della Volontà di Dio, lasciandosi trapassare dalla spada del dolore. Come sappiamo dal resto della narrazione, Ester non perse la vita fisica, ma ciò non toglie che ella l’abbia ugualmente offerta e donata; proprio come avvenne per la dolorosa Passione di Maria Santissima ai piedi della Croce.

L'Annunciazione, nei giorni del Purìm

La storia di Ester è dunque intrinsecamente legata, nell’ispirazione divina, alla Storia della Salvezza, o Liberazione. Già gli ebrei, a loro modo, avevano colto ciò, volendo festeggiare la festa del Purìm il giorno 13 più vicino possibile alla festa della loro “pasqua”. 

A questo punto, però, è interessante conoscere quella che secondo lo studioso francescano padre Ignazio Beaufays, vissuto 25 anni in Terra Santa ed esperto di storia, riti e tradizioni ebraiche, è una «provvidenziale coincidenza». Nell’anno ritenuto generalmente per quello ufficiale della incarnazione di Cristo il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, cadeva proprio nel Sabato del Purìm, quando cioè tutti gli ebrei, uomini e donne, facevano memoria della salvezza operata dalla Regina Ester quattro secoli prima, di cui era obbligatorio in entrambi i giorni leggere la storia. Si può quindi piamente pensare che la stessa Vergine Immacolata fosse immersa in questa lettura e in questi sacri pensieri, prima di essere salutata dall’Angelo come Colei che aveva trovato grazia presso Dio più di tutte le vergini, e tramite la quale, se avesse dato il consenso, Dio avrebbe donato una Salvezza universale al suo popolo (1). 

È dunque Maria la nuova e vera Ester, e ora si vedrà come, apparendo a Fatima, Ella si presenti in particolare come la “nostra Ester”. 

Maria, la Nostra Ester

Il carattere ispirato di questo Libro biblico, che dunque travalica la storia in senso stretto, permette di fare delle considerazioni valide per tutti i tempi, ma ancor più calzanti per il nostro.

Anzitutto c’è da cogliere una sua particolarità, che è quella di manifestare l’intervento benevolo di Dio in un momento in cui il suo “celamento” era particolarmente evidente e doloroso per il suo popolo. Il termine con cui gli ebrei chiamano questo Libro, Meghillà Ester (ossia Rotolo di Ester, Rivelazione di Ester) sembra contenere già nell’etimo la chiave del suo messaggio. La parola Meghillà esprime una rivelazione, una manifestazione, mentre la parola Ester significa al contrario nascondimento (“colei che si nasconde”) e fu il nuovo nome scelto da Mardocheo per proteggere la giovane nipote, in sostituzione del nome originario ebraico Edissa (letizia). Forse vi è qui l’allusione alla necessità dell’eletta Regina di tenere nascosta la sua identità d’origine. Inoltre, questo è l’unico libro biblico in cui, nella versione ebraica, non compare mai il Santo Nome di Dio, essendo stato cancellato dagli ebrei per ragioni di convenienza che qui sarebbe lungo spiegare; ciò offre tuttavia un ulteriore simbolo della particolare situazione di “nascondimento” di Dio.

Il Popolo di Dio, quindi, punito per le sue iterate e pubbliche infedeltà all’Alleanza, era costretto a vivere lontano dalla Patria, e dal vero culto che poteva essere offerto solo nel Tempio di Gerusalemme: il rapporto con Dio sembrava definitivamente spezzato e il castigo assumeva i tratti della tragedia irrimediabile con il decreto di sterminio. Ma la Provvidenza divina aveva già pianificato per il suo popolo la via della Salvezza, e questa si personificava in una donna, povera, orfana, molto umile, che Dio volle porre nella posizione più elevata. 

Anche il nostro tempo è altrettanto tristemente caratterizzato da una pubblica apostasia dalla Legge di Dio, che è l’eterno Patto della sua alleanza con l’uomo, sigillata dal Sangue del suo Figlio unigenito. Il XX secolo è stato definito da molti il secolo della “morte di Dio”, in cui il suo “celamento”, a causa del peccato, potrebbe ritenersi estremo in un contesto sociale (ed ecclesiale) che pensa e agisce solo in modo orizzontale e materialista, abitando una terra ormai “pagana”. 

Ma una donna, la Donna, posta da Dio nel punto più elevato del suo Regno, si presta ad intercedere presso Dio per noi suoi figli, chiedendo però a noi – come Ester al suo popolo – di pregare e fare penitenza, dal momento che Lei già ha donato la sua vita per noi rigenerandoci uno ad uno ai piedi della Croce. Non a caso sceglie per le sue apparizioni il giorno 13, così altamente simbolico di questa sorte di sterminio che pende sul mondo, ma che con Lei si trasformerà in sorte di salvezza. 

Questo è quanto è accaduto con le apparizioni mariane a Fatima nel giorno 13 di ogni mese da maggio a ottobre 1917. 

Fatima parla di una salvezza che si realizzerà in extremis per il Popolo di Dio, sotto il vessillo della Donna, ma non senza la nostra collaborazione. 

Ester significa colei che si nasconde, ma significa anche stella. E la piccola stella posta sulla veste della Madonna di Fatima (qui), come una firma, vuol ricordarci anche questo: Lei è la nostra Ester, la Regina scelta dal nostro popolo che sta operando nascostamente alla nostra salvezza. E noi dobbiamo essere “suo popolo”, “suoi sudditi”, suoi veri figli.   

 

Nota

1) Interessante notare come anche secondo le autorevoli rivelazioni della venerabile e mistica francescana  Maria D'Agreda, la preghiera di supplica che Maria Santissima elevò a Dio, nell'imminenza dell'annuncio dell'Arcangelo, fosse intessuta da molte reminiscenze e molti richiami, espliciti e impliciti, alla biblica storia di Ester (qui). Nell'edizione cartacea, i rimandi biblici riportati in nota sono i seguenti: Est 7; 8; Est 5,1f; Est 5, 2; Est 5,3.

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