MARIA SS.
In alto, la meta del cristiano
dal Numero 2 del 10 gennaio 2021
di Padre Stefano M. Miotto, FI

Sul monte della perfezione cristiana, i devoti alla Madonna salgono con maggior energia e agilità, superando con Lei le inevitabili difficoltà presenti nelle tre classiche e note tappe del cammino spirituale.

La nostra unione con la Vergine Immacolata si deve approfondire di giorno in giorno. Ella ci accompagna lungo tutto il nostro itinerario che conduce al Cielo e, nella misura della nostra somiglianza e identificazione a Lei, noi raggiungeremo la piena conformità a Gesù.

La vita cristiana si può dividere in tre grandi tappe distinte, le quali vengono denominate le “tre età dello spirito”. Vi è la fase purgativa, nella quale l’anima si purifica sempre di più; la fase illuminativa, caratterizzata da un grande progresso spirituale; infine abbiamo la fase unitiva, la quale consiste nella perfezione cristiana.

Possiamo affermare che anche la devozione alla Madonna del cristiano impegnato conosce tre fasi successive che conducono l’anima alla piena conformità a Lei. Durante la prima fase l’anima si purifica, estirpando i vizi e coltivando le virtù, cercando di imitare la Madonna. L’anima si allontana dalle occasioni di peccato e da tutti gli affetti terreni disordinati e, povera e umile, si prepara a ricevere le prime luci della contemplazione, che si alternano a prove dolorose e a notti profonde.

La vetta immacolata di questa ascesa è spesso coperta dalle nubi, tuttavia, prima o poi, si arriva alla visione chiara e solare. Dopo la visione c’è l’unione. Ecco dunque l’ultima tappa: l’unione trasformante e indissolubile con la Vergine Immacolata, pegno della più intima e salda unione con Dio.

Nel cammino di perfezione cristiana sono presenti tre elementi: l’umiltà-povertà; la visione; l’unione. Questi tre elementi sono in qualche modo presenti in ogni tappa dell’ascesa. Tuttavia, ognuna delle tre tappe (purgativa, illuminativa e unitiva) si caratterizza per un aspetto particolare: la fase purgativa per l’umiltà e la povertà; la fase illuminativa per la visione; quella unitiva per l’unione.

Questa ascesa, ardua e impegnativa, fa indietreggiare la maggior parte dei cristiani, i quali si accontentano di rimanere alle pendici del monte, vivendo nella mediocrità e nei compromessi. Il cristiano, tuttavia, non è chiamato a rimanere nella bassezza, ma a raggiungere la vetta della perfezione cristiana. In questa ascesa, l’Immacolata è il grande segreto per andare sempre avanti, senza mai arrestarsi, senza mai tornare indietro.

Ella renderà più agevole questa scalata, ci sosterrà con le sue mani e ci infonderà l’ardimento necessario. Tutti quelli che desiderano sinceramente raggiungere questa cima a cui Dio li ha destinati devono essere animati da coraggio e devono combattere contro un difetto molto diffuso: la pigrizia spirituale. Si sa, è più facile scendere che salire, è più comodo adagiarsi che impegnarsi seriamente. La Madonna vuole intervenire nella nostra vita, non per assecondare la nostra pigrizia, ma per spronarci a un impegno sempre crescente. Lungi da un comodo quietismo, Ella vuole farci superare delle difficoltà molto grandi, non scansando le croci che troviamo sul nostro cammino, ma facendocele portare con generosità e pazienza.

Dobbiamo agire con impegno, come se tutto dipendesse da noi, ma confidando solo in Lei per la buona riuscita dei nostri sforzi. Per questo motivo dice un saggio proverbio: “Aiutati che il Ciel t’aiuta”. Se manca il nostro impegno, non possiamo pretendere quello di Dio. L’aiuto del Cielo lo sperimenteremo nel nostro sforzo quotidiano di ascendere sempre di più. E, in questo, la Madonna ci sarà sempre vicina.

San Massimiliano Maria Kolbe desiderava consumare tutta la sua vita al servizio dell’Immacolata, senza risparmiarsi. A chi gli diceva di moderare il suo zelo, rispondeva: «Mi riposerò in Paradiso». Egli voleva dare tutto il possibile e, per questo, così si rivolgeva all’Immacolata: «Concedimi di lodarti, o Vergine Santissima, con il mio impegno e sacrificio personale. Concedimi di vivere, lavorare, soffrire, consumarmi e morire per Te, solamente per Te. Concedimi di condurre a Te il mondo intero. Concedimi di contribuire ad una sempre maggiore esaltazione di Te, alla più grande esaltazione possibile di Te. Concedimi di renderti una tale gloria che nessuno mai ti ha tributato finora».

San Massimiliano affrontò questa ardua ascesa animato da indomito coraggio e, di luce in luce, raggiunse, nell’unione con l’Immacolata, le vette della perfezione cristiana. Superò molte difficoltà, portò generosamente delle croci molto pesanti, che egli considerava le “caramelle dell’Immacolata”. Viene proprio da ripetere con sant’Agostino: «Quando si ama non si fatica o, se si fatica, questa fatica è amata».

Colui che si dona all’Immacolata, e che vorrà vivere generosamente la sua dedizione alla Vergine, non avrà una vita “rilassata”, non camminerà sui comodi bassopiani della mediocrità, ma sarà spronato a guardare sempre in alto e a salire sempre di più. Una volta raggiunta la cima, benediremo ogni sforzo da noi sostenuto, come san Pietro d’Alcantara, il quale, apparendo dopo morte a santa Teresa d’Avila, così esclamò: «O benedetta penitenza, che mi ha procurato una così grande gloria». Negli articoli che seguiranno, vedremo, una per volta, le tre tappe della mistica ascesa, illustrandole con gli esempi dei santi.

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