SPIRITUALITÀ
La povertà che rapisce | La famiglia Manelli, una famiglia cara a Dio
dal Numero 7 del 12 febbraio 2023
di Claudio Circelli /3

Un breve episodio dal sapore dei fioretti francescani dice tutto sull’amore di Mamma Licia alla serafica povertà, vissuta e trasmessa ai suoi figli. Ma anche sull’amore materno che la spingeva a provvedere persino allo strappo di un abito... 

Si dice che l’abito non fa il monaco per indicare che ciò che appare non sempre rivela ciò che è. Tuttavia, può accadere che la volontà di corrispondere il più perfettamente possibile all’ideale, annulli, in qualche modo, la distanza tra l’apparire e l’essere. 
Quando abbiamo di fronte qualcuno che protende seriamente verso la santità, siamo come richiamati da una misteriosa forza di attrazione. Il fascino è tanto maggiore quanto più convintamente si cerca la volontà di Dio. 
È quanto avvenne a Mamma Licia un giorno in cui il figlio sacerdote andò a visitarla. In quel tempo la Serva di Dio viveva a Roma e il figlio Stefano si trovava nelle vicinanze dell’abitazione materna. Ad un tratto, l’imprevisto: il giovane sacerdote, nello scendere dall’autobus, rimase impigliato con l’orlo della tonaca tra le due porte del mezzo pubblico. Fortunatamente riuscì ad assestare un vigoroso strattone e a staccare l’orlo dell’abito dalla morsa minacciosa dell’autobus, evitando di essere trascinato come un sassolino da un torrente in piena. 
Il peggio era passato, il pericolo scampato, ma l’abito riportò uno strappo considerevole. Giunto a casa, raccontò l’accaduto alla madre. Subito Mamma Licia ringraziò Dio per la protezione accordata al figlio, ma poi si rattristò per la lacerazione che il saio aveva riportato. Lei che aveva ricucito e adattato tante volte i vestiti dei figlioli, riteneva che non fosse decoroso per un sacerdote andare in giro con un abito rattoppato, pensava sminuisse la dignità sacerdotale. 
Il figlio, però, riprendendo un pensiero di san Francesco, rispose che indossare un abito rabberciato sarebbe stata una grazia in più, una benedizione di Dio, poiché consentiva di imitare meglio lo stile di vita povero degli albori del francescanesimo. A quelle parole Mamma Licia, che ben conosceva il significato di una vita fatta di stenti e povertà, lo guardò con profonda ammirazione. Chi può dire quale segreto racchiusero quegli istanti di silenzio? Non possiamo escludere, però, una fulminea riflessione, anche una semplice repentina intuizione che immortalò quegli attimi: dalla condizione di ristrettezza economica imposta dalla necessità, ad una condizione di ristrettezza economica dettata da una precisa scelta. L’anelito alla santa povertà del Serafico Padre san Francesco dovette rifulgere nella profondità di quello sguardo. 
Quei pochi attimi che lo rapirono videro rivivere il primordiale ideale francescano?
Poi, come il più ordinario dei passaggi dal soprannaturale al naturale, prese ago e filo e ricucì l’abito del figlio.   

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