SPIRITUALITÀ
Sant’Agnese ci prenda per mano e ci parli ancora
dal Numero 03 del 16 gennaio 2022
di Suor Ostia del Cuore Immacolato

Con il sangue della sua giovane vita, sant’Agnese ha testimoniato Cristo in un mondo ancora immerso nell’idolatria, nella superstizione, nell’immoralità. Nel giorno della sua ricorrenza (21 gennaio) riflettiamo sulla vita di questa gloriosa Vergine e Martire, chiedendole per i nostri giovani purezza e fortezza.

Nel Diario di santa Faustina Kowalska si legge che una volta Gesù si lamentò con lei del fatto che veniva molto offeso dai fanciulli. Tale lamento risale agli anni Trenta del secolo scorso e oggi potrebbe risuonare sulle labbra del Salvatore smisuratamente più accorato e addolorato. Basti considerare l’atmosfera culturale in cui vivono e crescono i nostri ragazzi, fatta di programmi e intrattenimenti superficiali e immorali, messaggi anticristiani, bombardamenti di musiche – ascoltate ininterrottamente quasi “droga spirituale” – che promuovono il vizio, la violenza, talvolta anche espressamente il satanismo, e comunque una visione del mondo assolutamente materiale e orizzontale. È davvero difficile, per chi vuole il loro bene, preservarli da un mondo che vuole la loro perversione. Il tasto più triste poi, in questa discesa verso la corruzione, è quello della perdita precocissima della castità. 

Si sa che – oltre la famiglia – scuola, educatori e amicizie sono i fattori più determinanti per indirizzare il futuro di ogni giovane vita, e se questi lasciano a desiderare, quale non deve essere la preoccupazione di ogni mamma e papà, sapendo che c’è in gioco la salvezza eterna dell’anima dei propri figli!

Ma non bisogna scoraggiarsi nell’impegno per la formazione delle nuove generazioni, e oggi vogliamo guardare e farci aiutare da una santa che sembra non passare mai di moda: si tratta di sant’Agnese, vergine e martire; una santa che dal III secolo continua a parlare al mondo, a stupirlo e affascinarlo con il racconto del suo eroismo, della sua tenace fortezza per difendere la propria verginità. 

L’iconografia ha solitamente ritratto questa giovane di soli 11-12 anni con un agnello tra le braccia, sia per esprimere candore e sacrificio, sia per simboleggiare la sua morte, che ricorda quella di un agnello sacrificato. Esiste anche una singolarissima miniatura del XIII secolo, conservata nella biblioteca del Palazzo Patriarcale di Udine, dove Agnese è raffigurata come una giovane tra le fiamme, mentre il carnefice sta per trafiggerla con la spada, alludendo a un sorprendente e reale fatto biografico: quando fu spogliata e gettata nel fuoco, le fiamme si divisero senza toccarla e i capelli le crebbero improvvisamente folti in modo da coprire interamente la sua nudità, salvandone il pudore. La tradizione narra inoltre che quando un giovane si permise di voltarsi per guardare la vergine consacrata, venne addirittura fulminato. 

Il culto a sant’Agnese ha attraversato i secoli e ci sembra che anche oggi debba tornare a far riflettere le nuove generazioni sul valore della castità e del pudore per ogni stato di vita, e soprattutto farle meditare sull’altissima vocazione delle mistiche nozze verginali che Cristo, “il più bello dei figli dell’uomo” (Sal 44), riserva a coloro che chiama a seguirlo più da vicino. 

Quante giovani hanno seguito l’esempio di Agnese nella vita verginale fino al martirio! 

Persino la grande santa Chiara d’Assisi, come testimoniano i suoi scritti, si ispirò a questa giovanissima martire per spiegare come l’ideale della verginità consacrata sia una perenne primavera in fiore. Servendosi di alcune splendide espressioni tratte dall’Ufficio divino della festa liturgica della martire romana, ella invita ogni ragazza, d’ogni tempo, ad aprire gli occhi sull’enorme distanza che corre tra le nozze umane e quelle divine. Scrive, parlando del Signore: «Il suo amore vi farà casta, le sue carezze più pura, il possesso di Lui vi confermerà vergine. Poiché la sua potenza è più forte d’ogni altra, più larga è la sua generosità; la sua bellezza più seducente, il suo amore più dolce e ogni suo favore più fine... Egli ha ornato il vostro petto di pietre preziose; alle vostre orecchie ha fissato inestimabili perle; e tutta vi ha rivestita di nuove e scintillanti gemme, come a primavera, e vi ha incoronata di un diadema d’oro, inciso col simbolo della santità» (1).

Questo ideale di “amore verginale forte più della morte” ha affascinato, conquistato e accompagnato al martirio anche un giovane vissuto nel secolo scorso: il beato Mario Borzaga († 1960). Nel diario di questo giovane sacerdote c’è una pagina in cui egli dimostra d’aver intrapreso un vero rapporto di amicizia spirituale con la piccola martire Agnese, eletta a suo modello di fortezza e tenacia per vincere qualsiasi minaccia contro l’amore più grande

Era ancora un giovane seminarista quando scriveva: «I martiri! Agnese: una fanciulla che non ho mai visto, con la quale non ho mai parlato, ma che sento di amare; le sue guance erano color del latte, solo ingentilite un po’ dal sangue dello Sposo: lo amava con tenerezza di fanciulla tredicenne, con la forza di un eroe che non teme la morte. Agnese potrebbe essere il modello del mio martirio, poiché sono debole di temperamento e timido, eppur devo essere forte» (2). La risposta della piccola Agnese non è mancata: a distanza di secoli questa fanciulla dalle guance “ingentilite un po’ dal sangue dello Sposo” ha preso per mano padre Mario e lo ha accompagnato all’amore più grande, al martirio, a soli 27 anni, nel lontano Laos. 

Chiediamo anche noi a sant’Agnese di proteggere la nostra gioventù e di illuminarla sul valore inestimabile della castità di corpo e di anima, valore che dona la vera felicità interiore e «la forza di un eroe che non teme la morte»! 

 

Note

1) Prima Lettera ad Agnese di Boemia, in Fonti Francescane, n. 2862.

2) Beato Mario Borzaga, Omi, Diario di un uomo felice, Centro Missionario Diocesano, ed. Vita Trentina, Trento 2005, p. 140. (I diari di padre Mario sono pubblicati anche in due volumi, nell’edizione Città Nuova).

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