SPIRITUALITÀ
È la Presenza!
dal Numero 25 del 22 giugno 2014
di Paolo Risso

Nostro Signore, Gesù il Figlio di Dio, si rende a noi presente in Corpo e Sangue, Anima e Divinità nella piccola e candida Ostia. È qui, nei tabernacoli di tutto il mondo, il Signore del Cielo e della terra. E noi, vogliamo lasciarci “toccare e affascinare” da Lui.

È di nuovo Corpus Domini, la solennità del Corpo e del Sangue del Signore Gesù. La Chiesa l’ha stabilita, fin dal 1264, 750 anni fa, il giovedì dopo la domenica della Santissima Trinità. In Italia, dal 1976, per un accordo con lo Stato, si celebra la domenica dopo la Trinità.
È la solennità di Gesù presente e vivo, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità nella Santissima Eucaristia, che non è solo una Realtà venerabile, ma è Lui stesso, con la sua adorabile Persona. Il giovedì prima della Pasqua, “Giovedì Santo”, si ricorda l’istituzione della Santissima Eucaristia da parte di Gesù, la sera ultima, prima del suo patire, il suo Sacrificio anticipato nel Sacramento della sua Passione e Morte. Il giovedì (o la domenica) del Corpus Domini, con la processione “teoforica” per i paesi e le città, si riafferma la fede nella sua presenza permanente per sempre, oltre il Sacrificio della Santa Messa.
Realtà divina, “fantastica”, che solo la fantasia e l’amore di un Dio, poteva donarci: il Figlio suo, Gesù Cristo, immolato e risorto, che rimane Lui vivo e vero, con noi, sino alla fine del mondo; è la Presenza!

L’Istituzione

Senza Gesù, c’è solo la disperazione e il nulla. Con Lui, già qui, sulla terra, nella caotica città degli uomini, nonostante tutto, inizia il Paradiso. Dobbiamo farci prendere e possedere da questa certezza, rendere questa certezza nella fede, più forte di ogni avversità, quindi camminare in semplicità e letizia, verso il Paradiso.
Ogni vero cattolico di domenica va a Messa. Se vuole, se può, se ha fede in questo dono immenso di Gesù, a Messa ci va tutti i giorni, senza lasciarla mai. L’azione più grande, più sublime che ci sia: tutto il sangue dei martiri non vale una Messa, perché nella Messa c’è Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo e immolato che si rende presente con la sua Persona e il suo Sacrificio di adorazione al Padre e di espiazione dei nostri peccati.
La Santa Messa, cui noi partecipiamo, è stata istituita, voluta e strutturata dallo stesso Gesù nell’Ultima Cena. Ce ne parlano i Vangeli di Matteo (cf. 26,26-28), Marco (cf. 14,22-24), Luca (cf. 22,19-21) e la lettera di san Paolo ai Corinzi (cf. 1Cor 11,26). Ce la illustra il Vangelo di Giovanni (cf. 6,22-59). È fatto storico documentatissimo, sicurissimo, subito celebrato dai primissimi cristiani, sino a oggi.
Prima Gesù istruisce i suoi Apostoli (ecco la parte didattica della Messa, oggi diciamo “la Liturgia della Parola”). La luce di Gesù ci inonda e noi ci mettiamo nella sua luce, ma la luce non basta. Occorre che Lui renda presente per sempre il suo Sacrificio del Calvario e si faccia cibo sacrificale per noi.
Gesù prende il pane, di mezzo al pane comune, pane azzimo, così com’è l’Ostia che oggi il sacerdote usa: ecco “l’offertorio”. Gesù consacra il Pane e il Vino: «Questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi». «Questo è il Calice del mio Sangue sparso per voi...». Così Gesù transustanzia il pane e il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue, in Se stesso immolato, come lo sarà sul Calvario, e si offre al Padre in sacrificio di adorazione, lode, espiazione dei peccati, impetrazione di salvezza e di grazia per noi. Quindi dona Se stesso in Cibo ai suoi Apostoli: “Prendete e mangiate... Prendete e bevete...”. Ecco la Consacrazione e la Comunione: per il Padre, per noi. La Liturgia eucaristica.
La Santa Messa, così Gesù per primo l’ha celebrata e voluta e così ce l’ha data: «Fate questo in memoria di me». Con queste parole divine, con questo ordine supremo, Gesù ha consacrato i suoi Apostoli, come sacerdoti in pienezza del Nuovo Testamento. Così, come Gesù ha voluto, gli Apostoli l’hanno celebrata tutti i giorni (cf. At 2,16: tutti i giorni, dicono gli Atti!), così la celebriamo oggi.
C’è una pagina bellissima di papa san Clemente, terzo Successore di san Pietro, nella sua lettera ai Corinzi (una delle più antiche testimonianze del Primato del papa di Roma), che così scrive: «Dobbiamo fare con ordine tutto ciò che il Signore ci ordinò di compiere nei tempi stabiliti. Il Signore ci prescrisse di presentare le oblazioni e gli uffici sacri, non già a caso e senz’ordine, ma ai tempi e alle ore determinate».
     Ecco, all’inizio della Chiesa, papa san Clemente I garantisce dunque che la Liturgia – la Santa Messa, in primo luogo – veniva celebrata come i primi Apostoli stessi avevano stabilito in obbedienza a Gesù loro e nostro Unico Maestro e Legislatore e Sacerdote Sommo ed eterno.
La Santa Messa: tutto secondo quanto trasmesso da Gesù agli Apostoli... e nel succedersi dei secoli, fino a noi. La Santa Tradizione cattolica.

“Resta con noi!”

Il Sacerdozio ha il compito essenziale di celebrare così la Santa Messa. Il Sacerdozio – dei nostri preti – è stato istituito da Gesù per l’Eucaristia. “Sacerdos propter Eucaristiam”: ieri, oggi e sempre, secondo la mente e il Cuore di Gesù.
Ma c’è un’altra pagina eucaristica nel Santo Vangelo, precisamente il capitolo 24 del Vangelo di san Luca, che riporta il racconto bellissimo e struggente dei discepoli di Emmaus. Un sacerdote esemplare, che ho conosciuto da bambino, lo riteneva il racconto della prima Messa di Gesù Risorto, dopo l’Ultima Cena.
Ci sono due discepoli di Gesù, per via, la sera del primo giorno dopo il sabato, tristi e delusi che, visto il loro Maestro morire sulla croce e poi chiuso nel sepolcro, tornano da Gerusalemme a Emmaus, pensando di riprendere la loro vita di prima. “Noi credevamo che fosse Lui a redimere Israele”. “Alcune delle nostre donne hanno veduto degli angeli che dicono che Lui è vivo”. “Sì, il sepolcro è vuoto, ma Lui non l’hanno visto”.
      Ma un misterioso Viandante si accompagna con loro. Li interroga e si fa dire la causa della loro tristezza, come se non sapesse nulla di quanto hanno fatto i capi del popolo al Maestro di Nazareth. Quindi annuncia loro che il Cristo doveva patire e morire e così entrare nella sua Gloria. Dimostra loro che in Gesù si sono compiute le Sacre Scritture di Mosè e dei Profeti.
     Quelli ascoltano il Viandante che riscalda e illumina i loro cuori. Ne sono toccati e affascinati dentro. Quando, giunti a Emmaus, alla loro casa, il Viandante fa per andarsene, quelli lo invitano a fermarsi con loro: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno già declina».
     Ecco, fino a ora sono stati istruiti dalla spiegazione delle Scritture riguardanti Gesù, ma a loro questo non basta. Non basta la Parola, è indispensabile la Presenza: “Resta con noi, non lasciarci, Tu che ci hai riscaldato il cuore lungo la via”. Ed ecco che il Viandante resta, siede a tavola con loro, prende il pane, lo spezza, lo dà loro.
Ma è chiaro, è sicuro che Gesù ha ripetuto con loro il gesto inaudito dell’Ultima Cena con i suoi: “Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue... Prendete e mangiate. Prendete e bevete”. A questo punto davanti a questo gesto, che può essere soltanto suo, del Maestro e Amico divino, gesto suo, originale, unico, gesto distintivo, essi lo riconoscono, perché solo Lui, Gesù, può compiere e ripetere quel “gesto” sublime. “È Gesù, è risorto, davvero, è con noi”.
Lui però sparisce dai loro occhi, perché ora ha lasciato se stesso nel Pane consacrato che è la sua Persona stessa. D’ora in poi, essi (noi) dovranno vivere di quel Pane che è Gesù stesso. Come la precedente istruzione per via era stata come prorompente, calda “Liturgia della Parola” (non delle chiacchiere vuote!), piena di Lui, così che il gesto dello “spezzare il Pane” è la Liturgia eucaristica: Gesù che lascia se stesso in offerta sacrificale al Padre e in Cibo di vita per noi.
Sì, davvero la prima Messa di Gesù, dopo la sua Risurrezione, e così gli Apostoli e i loro collaboratori nel Sacerdozio celebreranno la Messa, con questo stile, con questa struttura, con questa regola. Così, su questa linea, san Giustino, nella prima metà del II secolo, pochi anni dopo l’Avvenimento di Gesù, narra, nella sua Apologia, la celebrazione dell’Eucaristia presso i primi cristiani, quelli della prima generazione cristiana.
L’avevano appreso da Gesù stesso, come spiega il Catechismo di San Pio X alla domanda 93: «Gesù, dopo la sua Risurrezione, rimase in terra 40 giorni per mostrare che era veramente risorto, per confermare i discepoli nella fede in Lui e per istruirli più profondamente nella sua Dottrina».
Dunque, la pagina di Emmaus è pagina eucaristica: sulla linea dell’Ultima Cena del Signore, da parte di Gesù stesso, divino e sommo Maestro e Sacerdote della Nuova Alleanza, il vero “Liturgo”, è introduzione alla mirabile Liturgia della Chiesa, introduzione, inizio, regola, norma, canone assoluto e immutabile. La Messa, come istruzione nella sua apertura, Presenza di Gesù e suo Sacrificio e convito sacrificale nella sua essenza più intima.

Missione

Quando lo hanno riconosciuto, gli amici di Emmaus, pieni di gioia si alzano e nel buio della notte ripartono per Gerusalemme e vanno dagli Apostoli e annunciano loro che Gesù è vivo: “Anche noi lo abbiamo visto. Si è sacrificato sulla croce, ma è risorto, è vivo, è con noi per sempre. Noi lo abbiamo riconosciuto quando ha spezzato con noi il Pane”.
È la missione che nasce dall’Eucaristia, iniziata allora con i primi discepoli del Crocifisso, che è risorto e che ancora oggi la Chiesa continua. Noi stessi continuiamo.
Amici, questa è la Messa.
La Messa è la nostra vita, perché ci configura a Gesù, nell’offerta al Padre e nel nostro dono ai fratelli. E anche noi viviamo la nostra esistenza di tutti i giorni, come una “Messa continua” con Gesù.
“Messa”, dall’ebraico “missah”, significa appunto offerta, sacrificio (cf. Vocabolario etimologico, Fratelli Melita, Genova 1988, p. 646) e noi trasformiamo ogni istante delle nostre giornate in questa offerta, sacrificio con Gesù.
Ogni domenica, anzi ogni giorno andiamo a Messa, all’adorazione di Gesù eucaristico, per crescere nell’unione con Lui, identificarci in Lui, e poi la gioia, la certezza di avere vissuto e di cercare di vivere ogni giorno la stessa esperienza dei discepoli di Emmaus che erano per via, di ascoltare Gesù e cogliere la sua Luce, e di offrirci con Lui nello stesso Sacrificio per la gioia del Padre e la salvezza del mondo, destinazione Paradiso.
Questo è il nostro Corpus Domini di ogni giorno. Il nostro cenacolo perenne. Il Calvario che continua sull’altare.
Perché, se Lui, Gesù, è lì, nella piccola candida Ostia, vivo e vero, se Lui è lì ed è tutto, tu dove vuoi andare?

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