SPIRITUALITÀ
1° novembre | Il Paradiso di Dio con gli angeli e i santi
dal Numero 40 del 30 ottobre 2022
di Padre Stefano M. Manelli

«Credi tu che si possa rinchiudere l’intero oceano in un piccolo vaso? Vuoi tu vedere ciò che nessun occhio ha veduto, capire ciò che nessun cuore umano ha mai capito? Vuoi tu comprendere quel che è infinito e incomprensibile?». Questo è il Paradiso di Dio...

Come è fatto il Paradiso? A questa doman­­da risponde san Paolo che spiega così: «Noi sappiamo che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli» (2Cor 5,1); e in altro luogo ha scritto che «né occhio vide, né orecchio udì, né entrò in cuore dell’uomo, quali cose Iddio abbia preparato per quelli che lo amano» (1Cor 2,9). In verità, noi vorremmo già sapere come è fatta questa dimora celeste «non costruita da mani d’uomo»; vorremmo già conoscere come si vive in essa, come si è felici e beati, che cosa si vede e si ascolta di meraviglioso e straordinario per la beatitudine eterna degli angeli e dei santi. A riguardo noi conosciamo l’esperienza arcana dell’apostolo Paolo, rapito al terzo Cielo, il quale, tuttavia, può solo concludere la sua rivelazione affermando che lui, nel Paradiso, «udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare» (2Cor 12,4).

 

San Giovanni Bosco...
Nella vita di questo Santo meraviglioso si legge che nell’anno 1860 ebbe una visione consolantissima della mamma Margherita, morta da poco tempo. Ella gli apparve tutta agile e sorridente. «Oh, madre, non siete dunque morta?», le chiese san Giovanni Bosco. «Sì, sono morta – rispose la mamma Margherita –, ma vivo!». «Siete felice, in Paradiso?». «Sono felicissima». «E che cosa si gode lassù?»... «Tu mi chiedi l’impossibile, perché, ciò che si gode lassù, nessuno mai lo potrà dire né esprimere», rispose la mamma. Ed ecco che immediatamente la mamma fu avvolta da una luce di inesplicabile bellezza esclamando: «Giovanni, ti aspetto in Paradiso per restare sempre uniti». E disparve nell’armonia di un canto di mille voci angeliche.

 

Credere al mistero di fede: il Paradiso
La verità del Paradiso è una verità di fede in tutti i suoi contenuti di mistero ineffabile, secondo la Chiesa Cattolica. Credere in questo mistero di fede, infatti, significa credere nell’esistenza ed eternità del Paradiso, credere nella sua bellezza e beatitudine indicibili, credere nella presenza in esso di Dio Uno e Trino insieme alla Madre divina, Maria Santissima, in compagnia di tutti i cori degli angeli e di tutti i santi, i quali godono la visione e la fruizione di Dio, con la gloria dell’anima e del corpo degli uomini risorti per il Paradiso eterno, secondo le parole divine di Gesù: «I giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro» (Mt 11,43). In Paradiso si possiede il lumen gloriæ per poter contemplare Dio faccia a faccia e non più «come in uno specchio, in maniera confusa» (1Cor 13,12), secondo le parole di san Paolo. In Paradiso avremo sempre la visione e la compagnia amorosissima di Gesù con la Madonna e san Giuseppe. Gesù, con la nostra natura umana, è alla destra del Padre; Maria, con la Maternità divina, è alla destra del Figlio; san Giuseppe, con la sua Paternità verginale, è sul trono più alto fra tutti i santi. Nel Paradiso le anime sono glorificate nello splendore della grazia divina, con il dono della perfetta conoscenza dell’Increato e del creato, di Dio e del cosmo con le loro meraviglie senza numero; e i corpi spiritualizzati sono dotati di agilità per spostarsi con la velocità del pensiero, di sottigliezza per attraversare ogni cosa senza ostacoli (come il corpo di Gesù Risorto entrò nel Cenacolo a porte chiuse), di splendore che li renderà più trasparenti del cristallo e più fulgidi dell’oro. Quali meraviglie indicibili! Ma crediamo noi, veramente, a tutto ciò?...

 

Santo Curato d’Ars...
Un pomeriggio, il santo Curato d’Ars ricevette la visita di un uomo piuttosto indifferente in fatto di religione, attratto però dalla fama di santità e di povertà del santo Curato, così generoso nel dare tutto ai poveri. Egli chiese al Curato: «Credete voi a tutto ciò che dice il Vangelo?». «Sicuramente», rispose il Curato. «È proprio vero, allora, che dopo la morte ci sarà il Paradiso o l’inferno?». «È sicurissimo, figlio mio». «Proprio sicuro, come oggi che è domenica e domani ci sarà un lunedì?». «No, molto più sicuro». «Come il sole che ora tramonta – riprese l’uomo – e sorgerà di nuovo domani mattina?». «No, molto più sicuro – rispose il santo Curato –, perché può darsi che dopo una domenica non ci sia un lunedì e che dopo un tramonto non ci sia un’altra aurora. Ma non può assolutamente darsi che le parole di Gesù non si realizzino». «Quali parole?», chiese subito il brav’uomo. «Queste parole: “Io sono la Risurrezione e la Vita; chi crede in me, anche se fosse morto, vivrà... Io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 11,25-26)». Quell’uomo lo salutò convinto e commosso.

 

Santa Scolastica e san Benedetto...
Un giorno, santa Scolastica volle chiedere a san Benedetto, suo fratello: «In che consiste la beatitudine eterna del Paradiso?». San Benedetto le rispose: «Mia cara sorella, non potrai saperlo se non in quel giorno in cui l’avrai guadagnata e ottenuta; essa è una cosa così consolante e deliziosa, che tutta la sapienza umana è impotente ad esprimerla».

 

Sant’Agostino e san Girolamo...
Si decise, un giorno, sant’Agostino, a preparare un testo sulla beatitudine del Paradiso e per questo stava scrivendo a san Girolamo per chiedergli qualche consiglio sui passi biblici (come era solito fare). Ma, ad un certo punto, egli vide uno splendore indescrivibile e avvertì una fragranza inesprimibile che gli riempì la stanza, mentre si fece udire una voce che gli diceva: «Che fai, Agostino? Credi tu che si possa rinchiudere l’intero oceano in un piccolo vaso? Vuoi tu vedere ciò che nessun occhio ha veduto, capire ciò che nessun cuore umano ha mai capito? Vuoi tu comprendere quel che è infinito e incomprensibile?». Era la voce di san Girolamo che in quello stesso giorno era morto a Betlemme e che con quell’apparizione volle dimostrargli che la beatitudine del Cielo, dove egli si trovava, è superiore a qualunque descrizione.

 

Santa Teresa d’Avila...
Il Signore rapì un giorno santa Teresa d’Avila in una celeste visione per farle gettare uno sguardo nel giardino del Paradiso. Dopo l’estasi ineffabile fu chiesto alla Santa che cosa avesse visto in Paradiso ed ella esclamò: «Ho veduto...! Ho veduto...! Ho veduto...!», né riuscì a dire più nulla; la parola e il respiro le mancarono, di più non poteva dire.
Ma che cosa fare e come fare affinché tutti gli uomini si rendano conto e vogliano credere a queste verità sublimi della nostra fede, che costituiscono tutta la nostra beata eternità di gaudio infinito e di gloria senza fine? Perdere tutta questa immensa ricchezza di beni divini non può non essere la più grande e irreparabile disgrazia per ognuno degli uomini. Possibile che si sia arrivati a tanto accecamento?...

 

San Gregorio Nazianzeno...
Fra i Santi Padri dell’Oriente, il glorioso san Gregorio Nazianzeno poteva bene esclamare quasi in lacrime: «O uomo, tu sei chiamato a contemplare e onorare Dio, e non ad avvilire la tua anima nelle terrene cupidigie: tu devi prendere parte ad una vita celeste e non ai volgari godimenti delle bestie».

 

San Giovanni della Croce...
Ancora più le parole di questo grande Santo esprimono grande dolore: «O anime create per queste grandezze e ad esse chiamate, che fate? In che cosa vi intrattenete? Le vostre aspirazioni sono bassezze e i vostri beni miserie. O misera cecità degli occhi dell’anima vostra, poiché siete ciechi dinanzi a tanta luce e dinanzi a così grandi voci sordi, senza accorgervi che mentre andate in cerca di grandezze e di gloria rimanete miseri e vili, ignari e indegni di tanto bene».
C’è davvero da dire, purtroppo, che per moltissimi uomini (soprattutto “cristiani”) deve valere il seguente brano molto istruttivo tratto da una rivista per i giovani di parecchi anni fa: «Un uomo aveva preso un’aquila piccolina e l’aveva allevata in casa, insieme al comune pollame. Dovendo partire per un viaggio, volle dare all’aquila la libertà. Portò quindi l’aquila in un cortile, ma con meraviglia vide che l’aquila non apriva affatto le ali. Allora la portò all’aperto e la costrinse a volgere gli occhi verso il sole. E qui, vedere l’astro luminoso, aprire le ali e slanciarsi in alto, fu tutt’una cosa». Molti, troppi uomini, oggi, sono realmente simili ad aquile diventate galline. Essi non sanno nemmeno di avere le ali e perciò non le usano, tenendo sempre gli occhi rivolti verso la terra, a beccare mangime e cose simili... Potrebbe bastare, però, un qualche avvenimento, lieto o triste, che li porti all’aperto e li faccia volgere al sole che è Dio con il suo Paradiso e allora potranno riuscire ad innalzarsi in volo verso di Lui e verso il Paradiso. 

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