MODELLI DI VITA
Alla ricerca di un soldo. Don Paolo Buguet
dal Numero 21 del 27 maggio 2018
di Paolo Risso

«Mi piaceva celebrare la Messa, di lunedì, per l’anima più dimenticata del Purgatorio, e mi accorgevo che tali anime mi rispondevano con molti favori...». Da quella che fu una particolare ispirazione interiore di don Buguet, nacque la grandiosa Opera espiatrice per i defunti.

Il 1° novembre 1876, sera della solennità dei Santi, sul campanaro della chiesa di Nostra Signora a Mortagne-au-Perche, cade la campana più grande e lo schiaccia. Appena il fratello don Paolo Buguet, giovane sacerdote trentenne, lo sa, si interroga con dolore: «Che ne sarà della sua anima?». Il pensiero lo fa penare a lungo, poi si abbandona a Dio, ma comincia a pregare a lungo per lui, a suffragare la sua anima, perché possa presto raggiungere Dio in Paradiso.


La Messa del lunedì

La preoccupazione del suffragio per i defunti lo aveva sempre animato ma ora che era stato toccato sul vivo diventerà il suo assillo. Paolo Buguet era nato il 25 marzo 1843 a Bellavilliers nell’Orne, da genitori molto poveri. Ma Paolo, intelligente e studioso, frequenta il liceo a Mortagne e a 19 anni, nel 1862, entra in Seminario a Sées. È un giovane tutto incentrato in Gesù, che annota tra i suoi propositi: «Sarò sacerdote per Dio, la Chiesa e le anime. Tre cose alle quali devo tendere: l’umiltà, la mortificazione e lo spirito interiore». In una parola: l’unione perfetta con Gesù.
Il 26 maggio 1866 riceve l’ordinazione sacerdotale. Per 12 anni, sarà prima viceparroco a Saint Honorine-la-Chardonne, poi parroco a Saires-la-Verrerie. È un prete umile, che ama la preghiera, il confessionale, la Santa Messa al centro della sua vita. Il 1° agosto 1878 è parroco a Montligeon, una parrocchia di 700 abitanti, che sta scomparendo per l’esodo della gente verso la città. Le tessiture a domicilio chiudono perché in città fiorisce l’industria tessile. Don Buguet, preoccupato dei suoi parrocchiani, pensa che debba fare qualcosa per aiutarli nel lavoro, in modo che non debbano emigrare in città. Ma non ci riesce..
Gli viene in mente che le anime del Purgatorio da lui suffragate possono fare qualcosa per la sua parrocchia, con la loro intercessione presso Dio: «Cercavo – dice – di far pregare per le anime abbandonate, e in cambio di ottenere per il loro tramite il modo di far vivere con agio la mia gente. Sollievo vicendevole». Una Voce interiore gli dice di fondare un’opera per il suffragio delle anime più abbandonate del Purgatorio. Racconta: «Mi piaceva celebrare la Messa, di lunedì, per l’anima più dimenticata del Purgatorio, e mi accorgevo che tali anime mi rispondevano con molti favori. Nel maggio 1884 una persona che non conoscevo venne a chiedermi di celebrare una Messa per le sue intenzioni. Poteva avere circa 50 anni ed era vestita in modo molto modesto. Ispirava rispetto e fiducia. Otto giorni dopo, alla Messa che celebravo secondo le sue intenzioni, fui sorpreso di vederla in fondo alla chiesa con un vestito azzurro cielo e la testa coperta da un velo bianco. Chi era? Non l’ho mai saputo! Una decina di persone la seguirono a Messa finita, ma quella sparì dai loro occhi. Così per due volte».
Don Buguet disse ai suoi amici più fidati che quella persona lo aveva molto lodato e ringraziato per la sua carità di celebrare tutti i lunedì per l’anima più abbandonata del Purgatorio. Dopo quella “visita”, si sente spinto a fondare l’Opera espiatrice per i defunti.


Un soldo non si rifiuta

Il 3 settembre 1884 va dal suo vescovo a chiedere il permesso. Ai membri dell’associazione per il suffragio chiederà un soldo, pari a 5 centesimi di allora. Il vescovo sorride: «Che farete con un soldo, povero il mio curato?». «Monsignore, sarà l’opera dei poveri!». «Fate quel che volete, se Dio vuole, nulla arresterà la vostra opera».
Don Buguet diventa “il viaggiatore delle anime purganti”. Percorre la sua parrocchia, la regione, di parrocchia in parrocchia «alla ricerca di un soldo. Un soldo non si rifiuta a un povero prete che prega per i suoi morti». Dove arriva lascia un piccolo bollettino che fa conoscere l’opera e invita a vivere da buoni cristiani. In tre anni tutte le diocesi della Francia conoscono l’opera, la quale raggiunge quasi tutti i paesi d’Europa, il Canada, le Antille, la Cina, il Giappone, la Palestina, la Russia, la Siria. Prima che l’Ottocento finisca, don Buguet con il suo bastone da viaggio, percorre l’Europa e parte degli Stati Uniti e del Canada.
Il Bollettino diventa una buona rivista. A Montligeon, don Buguet crea una buona tipografia per il suo Bollettino e altra “buona stampa”. I suoi parrocchiani diventano tipografi. Le anime del Purgatorio hanno trovato lavoro per i suoi parrocchiani, come lui aveva sognato e intuito! È Dio che provvede all’uomo, non l’uomo a Dio, né l’uomo senza Dio, come si pensa oggi.
Uno dei primi Bollettini riportava l’invito di don Buguet: «Non ignorate, cari lettori, quanto poco i vivi si curino dei defunti. Qualche preghiera, qualche Messa e poi più niente. Come se i nostri cari non fossero mai esistiti». Quanto più direbbe questo lamento, oggi, quando molto raramente, per non dire mai, si parla di suffragio, neppure alle Messe di sepoltura.
Già, il Purgatorio, il suffragio per le anime del Purgatorio: l’abbiamo piuttosto dimenticato, eppure sappiamo che la nostra fede ci insegna come chi muore nell’amicizia e nella grazia di Dio, ma non ancora purificato dalle colpe veniali o dalla pena per le colpe gravi pure già perdonate, dopo la sua morte è sottoposto alla purificazione del Purgatorio, là dove le anime non possono più meritare nulla da sole, ma hanno bisogno della carità delle nostre preghiere, dell’offerta delle Messe per loro, per raggiungere al più presto la visione di Dio. Così insegna il Catechismo. Così illustra il card. Charles Journet (1891-1975): «Il Purgatorio è la suprema misericordia che Dio riserva a coloro che sono morti amando, ma che non hanno saputo andare fino in fondo alle esigenze dell’amore. Dovrebbero vedere Dio faccia a faccia, ma non possono. La sofferenza che ne risulta è purificatrice. È una specie d’esilio, una sofferenza nell’amore e nel dolore, ma puramente espiatrice e soddisfattoria».
A fondo, compreso di questa realtà, don Buguet scrive: «Dio mio, fammi la grazia di penetrarmi bene di questo pensiero: espiazione. Se io capissi bene, amerei la penitenza ed essa sarebbe per me una consolazione. Ebbene per diminuire il Purgatorio, facciamo penitenze. Per questo si può offrire tutto, da quando ci si alza all’ora del riposo, afflizioni, fatiche, dispiaceri, solitudine».


Una basilica tra i campi

Ormai conosciuto in Francia e in Europa, la navata laterale della chiesa di Montligeon diventa la sede dell’Opera dell’espiazione. Giungono da lui numerosi pellegrini a pregare ai piedi della Madonna della Liberazione dal Purgatorio. Ora Buguet vorrebbe compiere una grande costruzione che coronerà l’Opera da lui fondata. Nell’estate del 1894, va del suo vescovo: «Monsignore, vorrei costruire una chiesa grande e bella per le anime più abbandonate del Purgatorio». «Quanto avete in cassa?». «Quasi 50mila franchi in oro». «Ebbene – risponde il vescovo – quando ne avrete 100mila potrete cominciare!».
Don Buguet torna a casa sconcertato, ma trova subito la lettera di una signora di Parigi che offre 50mila franchi. Il Vescovo è sorpreso, quasi sgomento. Don Buguet incrementa il suo Bollettino della Chiesa di Nostra Signora di Montligeon e gli arrivano nuovi doni. Le anime del Purgatorio non sono mai avare, ricordatelo, amici.
In breve tempo, viene costruita in aperta campagna una vasta basilica, a croce latina, lunga 74 metri con due guglie sulla facciata. Sopra l’altar maggiore don Buguet pone una statua della Madonna con Gesù Bambino che Ella tende a un’anima in forma umana che, liberata dal Purgatorio, sta per entrare in Paradiso. Un’altra anima rappresenta l’attesa certa del Cielo. Chi ha visto questa chiesa, dice che lo spettacolo è indimenticabile: una basilica che esprime la sete di Dio che ogni uomo si porta dentro, e la bontà di Dio che per la nostra salvezza eterna ci dà suo Figlio Gesù e Maria Santissima come nostra Madre.
Ma, essendo l’opera tutta di Dio, si scontra con le contraddizioni degli uomini. I giornali contrari alla Chiesa combattono spesso don Buguet: lo accusano di affarismo, ma lui non si turba, sapendo che ha fatto tutto per la gloria di Dio e mosso dalla carità per la salvezza eterna delle anime, ciò che più di tutto deve stare a cuore a un sacerdote e a ciascuno di noi, allora e ancora di più oggi.
Ma i Sommi Pontefici, Leone XIII e san Pio X, onorano don Buguet con riconoscimenti ecclesiastici meritati, con il titolo di “monsignore”. Ma lui rimane umile, familiare, gioviale: «Tutto – spiega – avviene per mezzo della preghiera e del sacrificio. Dio benedice i progetti dell’uomo che si umilia davanti a Lui». «Don Buguet – gli domandano – come ha potuto realizzare la sua opera?». Risponde: «Sono andato alla ricerca di un soldo... e poi prego, ed è Dio che fa tutto il resto».
Mons. Paolo Buguet va dolcemente incontro a Dio, a Roma, il 14 giugno 1918: quante anime gli hanno fatto festa in Cielo, per la sua opera di carità raffinata verso di loro! Il suo messaggio appare ora di singolare attualità, in questo nostro tempo che sembra ridurre il nostro sguardo soltanto alle realtà della terra, mentre sappiamo dalla ragione e dalla fede di avere un destino eterno: Dio ci aspetta in Paradiso, e ci vuole all’opera per salvarci l’anima. Se sprechiamo la vita nel peccato e ci rimane solo l’inferno, siamo perduti e sprecati per sempre, e questo noi lo vogliamo evitare ad ogni costo. Ma cresciamo nell’amore di Dio, nella perfezione dell’amore, in modo da evitare anche il Purgatorio e fin da ora preghiamo per i nostri fratelli che per vedere Dio, devono ancora essere purificati in Purgatorio dal fuoco dell’amore. Ci sarà domani chi pregherà per noi.

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