SPIRITUALITÀ
Il più grande dei Profeti
dal Numero 24 del 18 giugno 2017
di Claudia Del Valle

Accomunati da una misteriosa conformità e uniti da inarrivabili accostamenti, l’uno era il Verbo che resta, l’altro la voce che passa. Il Battista ha preparato la via del Signore, e lo ha fatto con un profondo spirito d’umiltà: comprese di essere solo una lucerna e declinò ogni onore dovuto alla vera Luce.

Giovanni Battista è l’unico santo, oltre alla Beata Vergine Maria, del quale si celebra non solo la nascita al Cielo ma anche quella secondo la carne. La festa della sua Natività, fin dal tempo di sant’Agostino, era celebrata al 24 giugno. Per stabilire questa data si usò come termine di riferimento la nascita di Gesù, fissata al 25 dicembre: quella di Giovanni, infatti, doveva esser celebrata sei mesi prima, secondo quanto annunciò l’Arcangelo Gabriele a Maria.
«Sembra che Giovanni sia posto come un confine fra due Testamenti, l’Antico e il Nuovo – scrive sant’Agostino –. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un limite lo dichiara lo stesso Signore quando afferma: “La Legge e i Profeti fino a Giovanni” (Lc 16,16). Rappresenta dunque in sé la parte dell’Antico e l’annunzio del Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l’Antico, nasce da due vecchi. Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta già nel grembo della madre. Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre all’arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà precursore, prima ancora di essere da lui visto. Questi sono fatti divini che sorpassano i limiti della pochezza umana».
Il nome “Giovanni” significa grazia di Dio, e tale nome, per espresso ordine dell’Angelo, afferma Aelredo di Rielvaux «è imposto a colui che fin dal seno materno conobbe l’ineffabile grazia dell’Incarnazione del Verbo; anzi, più tardi mostrò a dito la persona stessa del Verbo fatto carne».
Il Battista fu il più grande fra i profeti perché poté additare l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. La sua vocazione profetica fin dal grembo materno è circondata di eventi straordinari, pieni di gioia messianica, che preparano la nascita del Signore. Precursore del Messia con le parole e con la vita, predicò il battesimo di penitenza, preludio e figura di quello sacramentale. Quando a Giovanni, che preannunziava il Signore, fu chiesto: «Chi sei tu?» (Gv 1,19), rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1,23). Voce è Giovanni, mentre del Signore si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1,1). «Giovanni – scrive ancora sant’Agostino – è voce per un po’ di tempo; Cristo invece è il Verbo eterno fin dal principio».
Del Battista si legge nel Vangelo di Giovanni che era «lampada che arde e risplende». «Volete sapere – chiede san Bernardo – in che modo Giovanni fu lampada che arde e risplende? Mi sembra di ravvisare in lui un triplice ardore e un triplice splendore. Il fuoco interiore che lo divorava si traduceva in una vita di grande austerità; in ordine a Cristo, si consumava nel dono di sé vivo e profondo; verso i peccatori, poi, il suo ardore diventava biasimo aperto e condanna insistente. Riassumendo, dirò che Giovanni ha brillato per l’esempio, per lo stile di vita e per la parola. Si è offerto come modello da imitare, in vista della remissione dei peccati ha additato quella luce più grande fino allora nascosta; e perché ci correggessimo, ha illuminato le nostre tenebre».
Giovanni Battista è anche il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli. Ciò testimonia il grande interesse che in tutte le epoche ha suscitato questo austero Profeta, il quale se meritò d’esser definito dal Signore stesso «il più grande tra i nati da donna», meritò anche non solo di vivere per il Redentore del mondo ma anche di morire per Lui. Di lui san Beda il Venerabile scrive: «Il beato precursore della nascita del Signore, della sua predicazione e della sua morte, dimostrò una forza degna degli sguardi celesti nel suo combattimento. [...]. San Giovanni subì il carcere e le catene a testimonianza per il nostro Redentore, perché doveva preparane la strada. Per lui diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, ma solo di tacere la verità. Tuttavia morì per Cristo. Cristo ha detto: “Io sono la verità” (Gv 14,6), perciò proprio per Cristo versò il sangue, perché lo versò per la verità. E siccome col nascere, col predicare, col battezzare doveva dare testimonianza a Colui che sarebbe nato, avrebbe predicato e battezzato, così soffrendo segnalò anche che il Cristo avrebbe sofferto. [...]. Egli annunziava la libertà della pace superna e fu gettato in prigione dagli empi. Fu rinchiuso nell’oscurità del carcere colui che venne a rendere testimonianza alla luce e che dalla stessa luce, che è Cristo, meritò di essere chiamato lampada che arde e illumina, fu battezzato nel proprio sangue colui al quale era stato concesso di battezzare il Redentore del mondo...».
L’esempio della sua umiltà, della sua vita ritirata nel deserto, della testimonianza fino al sangue fanno di Giovanni una delle figure più eloquenti e significative del Vangelo. Ecco perché san Bernardo può esclamare: «Siamo riconoscenti a Giovanni e tramite lui andiamo a Gesù giacché il Battista stesso ha affermato che Cristo deve crescere e lui diminuire. In che modo diminuire? In splendore, non in ardore. Come la stella del mattino egli ha preceduto il sole; ora che è sorto il sole, bisogna che si nasconda».

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