SPIRITUALITÀ
Il dodicesimo Apostolo. San Mattia
dal Numero 7 del 19 febbraio 2017
di Padre Dominicus Re

Al triste mistero del tradimento di Giuda si intreccia la felice elezione di San Mattia, venuto a colmare con la sua santità e fedeltà eroica sino al martirio, il vuoto lasciato dall’Apostolo traditore. Questo insegna che, nella Chiesa, il male può sempre essere riparato e controbilanciato dal bene operato da anime generose.

Il 24 febbraio ricorre la festa di san Mattia, che fu scelto – come ricordano gli Atti degli Apostoli – per occupare il posto rimasto vacante in seguito al tradimento e alla morte di Giuda. Dietro questa elezione di san Mattia e la perdizione di Giuda, c’è un grande mistero. Naturalmente, non è de fide divina definita che Giuda si sia dannato (si può pensare che si sia salvato senza essere per questo eretici), ma non vedo come si potrebbero allora spiegare le parole del Nostro Signore: «Sarebbe stato meglio per quest’uomo che non fosse mai nato». Poi, questa opinione recente, moderna sulla salvezza di Giuda (molto legata alla teoria dell’inferno vuoto) va contro tutta la Tradizione patristica e scolastica della Chiesa. Quindi si può pensarlo, ma mi sembra molto temerario. Georges Bernanos, un famoso romanziere cattolico francese (autore del bellissimo romanzo Il diario di un curato di campagna), racconta che da bambino andò a dare al suo Parroco un’offerta di Messa per “un’anima particolarmente derelitta del Purgatorio”... che era, nella sua mente, Giuda... È probabile che il frutto della Messa sia andato ad un altro.
È un mistero insondabile la dannazione di Giuda: il mysterium iniquitatis. Uno dei Dodici. Come mai Gesù ha potuto scegliere quest’uomo e gli ha dato fiducia? Perché egli tradì Gesù? Alla fine, dietro queste domande, c’è il mistero della conciliazione della Grazia e del libero arbitrio, della giustizia e della misericordia, c’è il mistero della predestinazione. Due principi: “Dio non comanda l’impossibile” (Dio dà a tutti la Grazia per salvarsi). “Nessuno sarebbe migliore di un altro, se non fosse stato più amato da Dio” (alla fine san Mattia è stato più amato di Giuda: ogni bene, e specialmente il più grande dei beni: la perseveranza finale, viene da Dio, tramite Maria Santissima). Se uno non è predestinato, significa che ha detto di no, e non soltanto una volta, perché la Grazia divina torna sempre a visitare, ad assillare i cuori. Giuda non ha detto di no a Gesù soltanto una volta. Anzi Giuda è stato ricolmato di grazie. Nel Vangelo, vediamo Nostro Signore dimostrare tante premure per lui, e questo fino alla fine. Gli ha fatto l’insigne onore di entrare nel collegio apostolico, di essere uno dei Dodici, di condividere la sua vita, la sua intimità; gli ha dato il potere di scacciare i demoni, di guarire i malati, di risuscitare i morti. Durante l’Ultima Cena, sono sconvolgenti le manifestazioni della delicatezza di Gesù per Giuda. Gli ha conferito l’Ordinazione sacerdotale (vescovile); gli ha lavato i piedi; gli ha fatto sapere che conosceva il suo tradimento, ma segretamente perché avesse la possibilità di correggersi, di pentirsi; gli ha persino dato la Comunione... Di fronte a ciascuna di queste grazie, il cuore di Giuda si è chiuso.
Ma Dio ha tenuto conto, da sempre, fin dalla sua eternità, del libero rifiuto di Giuda, per stabilire il suo piano immutabile ed eterno di salvezza. Giuda ha tradito Gesù. Il suo tradimento ha condotto alla morte di Gesù, il quale trasformò questo tremendo supplizio in sacrificio volontario e libero. Gesù tradito da Giuda si è consegnato da se stesso al Padre. Il Verbo “tradire” è la versione di una parola greca che significa “consegnare”. E Dio Padre in persona, per amore, “consegnò” Gesù per tutti noi (cioè ha preordinato fin dall’eternità la Passione di Cristo per la salvezza del genere umano; gli ha ispirato la volontà di soffrire per noi; non l’ha protetto contro i persecutori – ma non ha spinto Giuda a tradire Gesù, non ha spinto gli Ebrei a condannarlo). Nel suo misterioso progetto salvifico, Dio assume il crimine di Giuda come occasione del dono totale e libero del Figlio per la redenzione del mondo.
In contrasto con quella di Giuda, appare la figura luminosa di san Mattia, che fu inserito nel gruppo dei Dodici, per sostituire Giuda, poco dopo l’Ascensione di Gesù. Questo è un avvenimento molto significativo. Seguendo la tradizione dell’Antica Alleanza, in cui Dio si è legato alle dodici tribù di Israele, Nostro Signore ha chiamato dodici Apostoli. Dopo l’Ascensione, la Chiesa apostolica primitiva ha considerato suo dovere ristabilire questo numero che, nell’economia divina, aveva avuto tanto rilievo ed era stato santificato.
La nostra Chiesa è apostolica. Cosa significa?
Gesù ha affidato agli Apostoli la sua propria missione, con il potere di agire in suo nome. Apostolo (in senso stretto) equivale a qualcuno che è mandato da Cristo, con il potere di agire nel suo nome per fondare, impiantare la Chiesa nel mondo intero. Questa missione speciale non tutti i discepoli, non tutti i testimoni della Risurrezione, l’hanno ricevuta: i 500 a cui Gesù è apparso, santo Stefano, santa Maria Maddalena (benché fosse apostola apostolorum) non sono stati Apostoli in senso stretto. Invece, i Dodici, san Paolo, san Barnaba, sì. Gesù gli ha dato i tre poteri di insegnare, governare, santificare, che sono stati trasmessi ai loro successori. Inoltre, gli Apostoli avevano dei poteri straordinari (che non sono stati trasmessi: scienza infusa, infallibilità personale – trasmessa soltanto al Papa, in certe condizioni).
La Chiesa è apostolica perché è fondata sopra gli Apostoli e i loro successori legittimi; trasmette la stessa Dottrina (e anche le stesse pratiche di istituzione divina: gli stessi Sacramenti) trasmessi dagli Apostoli. Con una successione legittima, pubblica, mai interrotta: la Chiesa è indefettibile, sarà sempre quella stessa società che fu istituita da Gesù. Questa società visibile durerà finché ci saranno degli uomini sulla terra. Forse sarà piccola, ma sempre visibile e con la successione apostolica e il Papa.
Perché san Mattia è stato scelto da Dio per sostituire Giuda? È il mistero della vocazione, della chiamata divina. Certo che con la sua grande fedeltà, san Mattia ha in un certo senso compensato, riparato, il tradimento di Giuda. Ricaviamo da qui un’ultima lezione: anche se nella Chiesa non mancano cristiani indegni e traditori (anche purtroppo tra i successori degli Apostoli), spetta a ciascuno di noi controbilanciare il male da essi compiuto con la nostra limpida testimonianza di Gesù Cristo, Nostro Signore e Salvatore. Che l’Immacolata, Regina apostolorum, ci aiuti ad essere fedeli, come san Mattia, alla nostra vocazione.

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