SPIRITUALITÀ
Il Bambino con Maria sua Madre
dal Numero 1 del 8 gennaio 2017
di Paolo Risso

Il desiderio dei Re Magi di trovare “il nato Re dei Giudei” e le loro stesse parole testimoniano la loro profonda comprensione del Messia: lo riconoscono uomo, Re, e Dio. è la stella che li conduce a Gesù, e questa è figura di Maria “sua Madre”, la vera Stella che conduce l’uomo alla più intima comprensione e adorazione del Salvatore.

«Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi, vennero da Oriente a Gerusalemme, e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il Re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”» (Mt 2,1-2).
Tredici giorni dopo il Natale, celebriamo la festa dell’Epifania – la manifestazione – del Signore Gesù. In questo giorno, il nostro Salvatore già conosciuto dalle anime semplici e rette di Israele, già rivelatosi ai poveri pastori, chiama a riconoscerlo e ad adorarlo nella povera casa di Betlemme, i popoli che avrebbero dovuto formare la sua Chiesa.
I Magi sono appunto i rappresentanti delle Nazioni, i nostri rappresentanti, presso di Lui, le primizie nella Fede. Noi dobbiamo ricordarli e venerarli come nostri padri e maestri: se nella Notte di Natale la Salvezza è arrivata per il mondo intero (se la accoglie), nell’Epifania siamo ammessi, se lo vogliamo, a prendervi parte, come discendenti dei “gentili” (= i pagani).

Chi sono i Magi?

Seguendo una tradizione generalmente diffusa, i Magi erano esperti nella conoscenza degli astri e nello studio delle scienze naturali. Erano sacerdoti e Re: sovente in Asia (l’Oriente da cui venivano), il sacerdozio e la regalità erano uniti nella stessa persona. Arrivarono in tre, come rappresentanti delle tre razze uscite da Noè, e per la loro potenza, la loro scienza e il loro numero rappresentavano, davanti alla culla di Gesù a Betlemme, tutto il genere umano, e portarono a Gesù, appena nato, l’omaggio del sacerdozio, della regalità e della sapienza.
Si pensa inoltre che erano della stirpe di Balaam, profeta dei “gentili”, al quale Dio aveva rivelato le grandi cose, di cui il ricordo si era conservato presso quelli della sua famiglia e del suo paese. Il Vangelo non dice in modo preciso da dove venivano (solo: «Dall’Oriente»), ma è naturale pensare che, discendenti di Balaam, abitavano la terra del loro padre, da oltre la Mesopotamia, l’Arabia o il paese dei Parti, che in rapporto alla Giudea è appunto a Oriente. È quanto ci insegna l’Evangelista san Matteo.
Giunti a Gerusalemme, domandano: «Dov’è colui che è nato, il Re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella» (Mt 2,1-2).
È una stella speciale, che non si spegne quando c’è il sole. Per mezzo della stella, si è compiuta la parola del Salmista, che i cieli avrebbero annunciato la gloria del Signore: «I cieli narrano la gloria di Dio» (Sal 18,12). Gesù, che per mezzo degli Angeli si era rivelato ai pastori, si rivela ai Magi per mezzo di una stella. Ma come i Magi avevano tanta sicurezza riguardo al segno della stella? Come sapevano che quella “stella” stava ad annunciare la nascita del Sole divino?
Senza dubbio avevano conservato più degli ebrei, che già avevano altri segni, la profezia dei loro padri, come è riportata dal libro dei Numeri, in cui Balaam aveva detto: «Una stella spunterà da Giacobbe, un re nascerà in Israele» (24,17). Pertanto i Magi, della stirpe di Balaam, avevano visto la stella e ora cercavano l’uomo, l’Uomo-Re, l’Uomo-Dio!
Vanno da Erode, il Re da quattro soldi che regna in Palestina, a chiederlo: «Dov’è colui che è nato, il Re dei Giudei?». Erode interpella i capi dei sacerdoti e gli scribi, i quali, altrettanto turbati che il Re, gli dicono, citando Michea: «A Betlemme». Nessuno si muove della gerarchia sacerdotale e regale di Israele, ma Erode manda i Magi a Betlemme: «Cercatelo, passate a dirmi dov’è, ché verrò anch’io ad adorarlo!». Nel suo intimo, Erode ha già propositi da omicida, lui che aveva fatto ammazzare i suoi figli perché non gli prendessero il regno prima del tempo!
Ma intanto Dio aveva mostrato in questo incontro tra l’ebraismo e la “gentilità” (= i pagani) la concordanza delle tradizioni pagane e delle scritture ebraiche. Le Nazioni, appellandosi alle antiche credenze e alla rivelazione primigenia fatta ai padri di tutte le razze, dicono: «Il Re dei Giudei è nato!». Sottinteso: Lui sarà anche il nostro Re.

Adoratori del Bambino

Continua il racconto storico dell’Evangelista Matteo: «I Magi se ne andarono, ed ecco la stella che avevano vista in Oriente li precedeva sino a fermarsi nel luogo dove c’era il Bambino. Alla vista della stella, essi provarono una grande gioia, ed entrati nella casa, trovarono il Bambino con Maria sua madre, e prostratisi, lo adorarono» (Mt 2,9).
Erano Re, sacerdoti e sapienti, i Magi, e come mai adorarono un Bambino? Che cosa hanno visto nel Bambino tra le braccia di sua Madre?
Scrive san Leone Magno: «Essi non videro un Dio potente, che comanda ai demoni o risuscita i morti. Essi videro un Bambino dolce e amabile sulle ginocchia della Madre. Nessun segno di grandezza attorno a Lui, ma molti segni di umiliazione, perché tutta la vita del Salvatore, che ha vinto il mondo e l’inferno, comincia nell’umiltà e si conclude nell’umiltà; e il coraggio del dolore non è mancato al Bambino come non gli è mancata la dolcezza dell’infanzia». Insomma: Gesù, nato in una grotta, morto su una croce.
Tuttavia, i Magi adorano il Bambino. Ma qual è stato il segno che li ha fatti cadere in ginocchio? Già la profezia cui essi si appellavano per essere partiti e aver fatto tanta strada, risalendo alla rivelazione primitiva, indicava che quello era il Re dei giudei, il Re il cui dominio sarebbe stato universale. E poi una luce speciale scesa su di loro, perché fossero i primi tra le genti pagane ad adorare il Messia, l’Inviato di Dio!
Ludolfo il Certosino, nella sua luminosa Vita di Gesù (Ed. Clovis, 2009, p. 57) scrive a proposito: «Quanto i Magi hanno penetrato i segreti della scienza divina! Come hanno fatto a superare gli stessi Apostoli questi uomini che davanti alla povertà della casa di Betlemme, videro la divinità e la regalità del Bambino Gesù? Ecco i Magi trovarono a istruirli la Regina degli apostoli e dei profeti, Maria Santissima stessa, Maria in persona che offriva il piccolo Gesù alla loro adorazione».

Madre, apostola


Matteo infatti scrive: «Trovarono il Bambino con Maria sua Madre». Dalla sua bocca essi appresero il grande Mistero del Figlio di Dio fatto uomo, ed Ella, Maria, la Madre, fu in loro la prima ad evangelizzare le Nazioni: guidati fino a Gesù da una stella, essi ebbero per maestra nella Fede questa dolce sovrana Stella, di cui l’altra, apparsa in cielo, non era che la figura. “Trovarono Gesù, con Maria sua Madre”.
Così Ludolfo il Certosino, che Mons. Landucci, nel suo libro Maria Santissima nel Vangelo (Ed. San Paolo, 2000), fa proprio: Maria, che più di tutti sapeva l’identità del suo Bambino, che istruisce i Magi e in loro diventa la prima Apostola del suo Gesù alle genti.
I Magi non poterono far altro che cadere in ginocchio e adorare il meraviglioso Piccino che una Madre – quale Madre – presentava alla loro conoscenza e alla loro adorazione. Allora gli offrirono i loro doni: oro, incenso e mirra. Ogni dono è un segno, un invito a guardare all’identità del Bambino.
Già nella loro domanda, all’arrivo a Gerusalemme: «Dov’è nato il Re dei Giudei? Noi siamo venuti per adorarlo», essi avevano confessato tre realtà: che il Bambino era uomo, perché era nato come ogni uomo; che vi intravedevano Dio perché dicevano di volerlo adorare; che era Re, in quanto lo chiamavano il Re dei Giudei. Ma Maria Santissima diede loro la comprensione più piena del Figlio.
Ed essi offrono al Re l’oro, segno della sua potenza, a Dio l’incenso che arde e si esala sugli altari della Divinità, la mirra all’uomo che sarà sepolto, ma che non conoscerà la corruzione perché più forte della morte, in quanto l’Uomo-Dio.
Amici, questa è la lettura del Vangelo, la Teologia che fanno i grandi Maestri della Fede, i Dotti che sono anche Santi. Già il Natale è festa della Regalità di Gesù, quel Gesù del Quale l’Arcangelo Gabriele aveva detto a Maria: «Sarà grande e sarà chiamato il Figlio dell’Altissimo: il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,32-33). Ma il Figlio di Davide, Gesù, principe regale della stirpe davidica, regnerà anche sulle Nazioni pagane, come pure già aveva intravisto il profeta Isaia. Lo conferma la sua Epifania.
Di questo Regno di Gesù sulle Nazioni, i Magi, che lo riconoscono Uomo-Dio e Re universale, sono la primizia. Nel mondo contemporaneo, le Nazioni hanno tentato con le vane filosofie, con i tentativi prometeici, di detronizzare e di scoronare questo Re. Ebbene, la solennità dell’Epifania viene a proclamare anche oggi e sempre la sua divina intramontabile Regalità spirituale, eucaristica e sociale; senza paura di smentita.
«Il mondo – scriveva la beata Maria di Gesù Deluil-Martiny (1841-1884) vergine e martire per Gesù – non vuol saperne di Gesù, arrossisce di Lui, lo odia, lo disprezza, strappandolo dai cuori e dalla società. A queste empietà sataniche, rispondiamo con aperta fermezza: “Gesù deve regnare!” (1Cor 15,25), poiché a Lui appartiene il dominio dei secoli e tutte le Nazioni gli sono date in eredità (1Pt 4,11)».

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