SPIRITUALITÀ
Impronta della Madre di Dio
dal Numero 32 del 21 agosto 2016
di Claudia Del Valle

L’intramontabile fascino di Santa Chiara riflette quello assoluto ed eterno di Maria Santissima, da Lei amata ed imitata fino alla mistica identificazione, come testimonia la visione, alquanto originale e significativa, avuta da una sorella povera alla morte della Serafica Madre.

La vita religiosa di Santa Chiara ha il suo serafico inizio e la sua gloriosa fine con la Vergine Maria. Il Celano così descrive l’alba della “conversione” della vergine assisana: «Abbandonàti casa città e parenti (Chiara) si affrettò verso Santa Maria della Porziuncola, dove i frati, che vegliavano in preghiera presso il piccolo altare di Dio, accolsero la vergine Chiara con le torce accese [...]. Né sarebbe stato giusto che [...] germogliasse altrove l’Ordine della fiorente verginità, se non lì, nel tempio di Colei che, prima fra tutte e di tutte la più degna, unica fu madre e vergine».
Quando, alla fine della vita, le damianite assistono in lacrime la Madre Chiara morente, alcune di esse vedono entrare nella stanza una turba di vergini in bianche vesti. «Fra le quali – narra suor Benvenuta – era una maggiore e sopra tutte le altre bellissima, la quale aveva sul capo maggiore corona che le altre. E sopra la corona aveva un pomo de oro, in modo de uno turibolo, dal quale usciva tanto splendore, che pareva illustrasse tutta la casa. Le quali vergini si approssimarono al letto di santa Chiara e quella vergine che pareva maggiore la coperse nel letto con un panno suttilissimo, tanto suttile che Madonna Chiara, benché fosse coperto con esso, si vedeva. Poi la Vergine delle vergini chinò la faccia sua sopra la faccia della preditta vergine santa Chiara, ovvero sopra el petto suo, però che dessa testimonia non podde bene discernere l’uno da l’altro; la quale cosa fatta, tutte sparirono».
Da quel felice 11 aprile del 1211 a quel celebre agosto del 1253, segnati entrambi dalla presenza della Vergine Madre, Santa Chiara percorre un singolare itinerario di conformazione a Lei, tanto che il Celano non esita a definirla “Matris Dei Vestigium”, e la Liturgia e la pietà popolare la commemorano come “altera Maria” e “Matris Christi vestigium”. Nel Processo di Canonizzazione, poi, le suore testimoniano che non ci sono parole per dire la santità di Madonna Chiara, affermando senza alcun dubbio che tutto ciò che di santità si può dire in una donna dopo la Vergine Maria, in verità si può dire di Santa Chiara.
Negli scritti della Serafica Madre si parla di Maria per ben quattordici volte e sempre in riferimento alla sua Maternità divina, in quanto Madre di Gesù. Nel pensiero della Santa, Maria Santissima occupa il posto in cui Dio stesso l’ha collocata: tutto in Lei è in diretta relazione con la sua Maternità divina. Per questo Santa Chiara la vede e la venera sempre in compagnia del Figlio e questa contemplazione e assimilazione le ha meritato il singolare titolo di Vestigium della “Madre di Dio”.
Come la Vergine Madre, Santa Chiara ascolta e accoglie la Parola di Dio. Il fiat dell’Annunciazione è ripetuto da Chiara alla Porziuncola, quando, dopo la fuga da casa, si pone senza esitazione alla sequela di Francesco. Come Maria, Chiara sceglie la povertà come porzione eletta. Ricorre spesso negli scritti clariani la riflessione intorno alla povertà di Maria. È il riferimento che troviamo sempre negli scritti di Santa Chiara quando parla di Maria, della Madre di Gesù. Come Maria, Chiara s’immerge nella contemplazione delle sofferenze del Redentore, recitando ogni giorno l’Ufficio della Passione composto da San Francesco: «Per nutrire poi ininterrottamente la sua anima con le gioie ineffabili del Crocifisso – si legge nelle Fonti Francescane –, meditava assai frequentemente l’orazione delle cinque piaghe del Signore. Imparò l’Ufficio della Croce, e fu solita recitarlo con pari amore». Ma pensa anche a Maria, «presente sotto la Croce, a Maria che proprio lì sul Calvario, ci viene donata come Madre nostra». «Medita senza stancarti – scrive a Ermentrude di Bruges – il mistero della Croce e i dolori della Madre ritta ai piedi della Croce».
È stato ben osservato, dunque, che Santa Chiara è non solo una vera “impronta di Maria”, ma per le sue figlie e per tutto l’Ordine serafico è anche una “nuova Maria”.

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