PASSIONE
“Oggi sarai con me in Paradiso”. La meravigliosa metamorfosi del buon ladrone /2
dal Numero 14 del 3 aprile 2022
di Don Eugenio Bernardi

Meravigliosa potenza della grazia! Niente è impossibile al Signore. Né il tempo, né le circostanze aggravanti del passato, possono costituire un ostacolo per il Signore. La potenza della sua grazia e della sua misericordia supera tutte le resistenze opposte dalla natura e dalla malizia. Basta solo credere in quella sua grazia, in quella sua bontà e misericordia. «Tutto è possibile per colui che ha fede». Fu possibile al ladrone, è possibile anche a noi.

Il cammino del ladrone 

Il «buon» ladrone era un «vero» ladrone. Non si può dubitarne perché abbiamo la testimonianza non sospetta dello stesso reo: «noi invece giustamente, infatti riceviamo il giusto per le nostre azioni». I Vangeli poi, come abbiamo visto, chiamano i due crocifissi ai lati di Gesù, a volta a volta, ora col nome di «briganti», ora con quello di «malfattori», ora con quello di «fuorilegge». «Briganti» non semplicemente ladri (kleptès), che rubano con destrezza senza però far niente di male ai derubati; briganti, cioè grassatori, che si appostano sulla via per spogliare con la violenza i passeggeri; il buon ladrone era dunque un ladrone autentico. 

Tanto più (e questa è una prova della sua reità) che, dalla narrazione del Vangelo, non appare affatto che ci sia stata una qualsiasi forma di processo per i due ladroni. Prova anche questa che erano stati colti in flagrante con le armi in pugno. Non è ammissibile che i due siano stati giudicati in antecedenza, perché sappiamo che, ai tempi di Gesù, l’esecuzione seguiva immediatamente la sentenza. I due briganti erano invece stati riservati per una esecuzione in serie allo scopo di non moltiplicare inutilmente il lavoro dei carnefici. 

Il buon ladrone era dunque un autentico ladrone. 

Tanto più ci fa meraviglia che egli abbia potuto fare in un brevissimo giro di poche ore un cammino immenso: dal brigantaggio sanguinario alla santità. Naturalmente, ammettiamo che ci sia stato in quel povero disgraziato qualche cosa di buono che poté servire alla grazia come punto di partenza. La grazia, di fatto, edifica sempre sulla natura; ciò che non vuol dire che essa non trascenda la natura e non prevenga la buona volontà dell’uomo. «Sono persuaso che colui che ha iniziato in voi questa opera buona, la porterà a compimento» (Fil 1,6). Noi preghiamo: «Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale col tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia da te il suo inizio e in te il suo compimento». La grazia edifica sulla natura, cioè su qualche cosa di ancora buono e non contaminato che c’è in noi. Possiamo anche ammettere che la crisi di coscienza del buon ladrone sia incominciata ben prima dell’arrivo al Calvario. In ogni modo è certo che questa crisi non rimontava a molte ore prima e che quindi il cammino compiuto dal povero condannato fu veramente immenso. 

Possiamo perciò dire che la conversione fu straordinaria, mirabolante, e addirittura miracolosa. E questa nostra affermazione è giustificata dal fatto che il punto d’arrivo del vecchio ladrone, abituato e indurito nelle violenze, fu la vera e autentica santità. Santo in poche ore! Potenza della grazia e preziosità d’un tempo anche brevissimo sfruttato bene! È fuor di dubbio che anche un’ora sola, per la grazia di Dio, può equivalere a una vita intera. 

Una fede grande

Ma per comprendere bene la situazione interiore del buon ladrone, cerchiamo di renderci conto dei minimi particolari che lo riguardano. Il Vangelo ci riferisce, di fatto, ancora una parola (e molto importante questa) del buon ladrone. Dopo aver redarguito il compagno di disgrazia che bestemmiava Gesù e aver riconosciuto le proprie colpe, il buon ladrone rivolge a Gesù una suprema preghiera. L’infelice è tra le tenaglie d’un dolore atrocissimo che va crescendo di momento in momento sempre di più. Il suo organismo (certamente robusto) oppone alla morte invadente una resistenza che lascia prevedere una agonia lunghissima ed esasperante. Eppure quest’uomo, ieri ancora brigante, può conservare la calma. Le sue parole misurate sono parole d’un uomo che non ha perduto il controllo di sé. Non c’è, in esse, né il fanatismo d’uno spirito chimerico, né l’esaltazione d’una mente febbricitante. Egli parla, ragiona, rimprovera con parole di moderazione che dimostrano un uomo in pieno possesso delle sue facoltà. E finisce col rivolgere a Gesù una preghiera che rivela una fiducia e un amore immensi. Il suo volto, adusto dal sole e solcato da linee dure e incisive che dimostrano una vita di violenze, s’è spianato. Nello sguardo dell’infelice brilla una luce nuova di speranza e di fiducia affettuosa. Ed è con un tono di timido rispetto che egli si rivolge al Signore per dirGli: «O Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno!». La Volgata dice: «O Signore» ma l’espressione del testo greco corrisponde meglio alla situazione. 

E ora sforziamoci di capire la meravigliosa grandezza dell’opera compiuta dalla grazia nell’anima del buon ladrone. 

E prima di tutto, riconosciamo che la sua fede raggiunge limiti forse mai raggiunti (esclusa la Madonna) da altri. Il Signore aveva detto al centurione: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande» (Mt 8,10). Ma ora questo sciagurato supera la fede del centurione. 

E, salvo semper meliori iudicio, supera anche quella di Pietro. Di fatto né per il centurione né per Pietro l’atto di fede doveva riuscire così difficile come per il ladrone. Tanto l’uno che l’altro credettero alla potenza e divinità (almeno per Pietro l’illazione è valida) di Gesù in un momento particolarmente felice, mentre il Signore era visto come il taumaturgo, il promesso, il profeta... ma il ladrone crede in Gesù mentre proprio assiste alla sua disfatta e Lo vede scomparire sotto il lenzuolo funebre del disonore e del disprezzo. La fede del ladrone fu granitica, gigantesca. 

Di più, il buon ladrone confessa umilmente le sue colpe. Oh, non si tratta di quelle confessioni estorte, incoscienti, alle quali ci ha abituato la nostra modernissima civiltà, si tratta d’una confessione spontanea, non chiesta, sincera, sentita, umile. Una confessione che è seguita all’accettazione piena e volenterosa della pena, e d’una tal pena! «Noi riceviamo il giusto per le nostre azioni»! Cosa questa assolutamente inconcepibile per l’impotenza e fragilità umana. 

E ancora, il ladrone si fa apostolo, e, senza eccessi di parole ma dolcemente, umilmente e anche abilmente cerca di indurre il suo compagno di sventura a migliori sentimenti. È più forte del dolore, più forte della disperazione, più forte dell’egoismo imperante e imperioso in ogni cuore umano, specie nei momenti supremi... Più forte di tutto è in lui il rispetto umile e l’amore verso Gesù. «Neanche tu hai timore di Dio... Lui non ha fatto niente di male...». Il buon ladrone fa quello che può per salvaguardare l’onore di Gesù e acquistare a Lui altre anime. Con un intuito pieno di perspicacia, egli non si rivolge ai capi della nazione, perché comprende l’inopportunità e l’inefficacia di quell’intervento; ma si rivolge al compagno di sventura. 

E poi, con parole piene d’una sottomissione fiduciosa, si rivolge al Signore e dice: «Oh Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno». Non domanda altro che un semplice ricordo. Questo basterà. Il resto verrà da sé. In quel momento e in quelle circostanze, la fiducia del ladrone era davvero eroica. Non c’è dubbio che il ladrone di ieri è oggi un santo autentico. E gran santo. 

 

Meravigliosa potenza della grazia! Niente è impossibile al Signore. Né il tempo, né le circostanze aggravanti del passato, possono costituire un ostacolo per il Signore. La potenza della sua grazia e della sua misericordia supera tutte le resistenze opposte dalla natura e dalla malizia. Basta solo credere in quella sua grazia, in quella sua bontà e misericordia. «Tutto è possibile per colui che ha fede». Non valgono le scuse che soliamo tirare in campo: che non siamo fatti per la santità, che il nostro passato costituisce una grossa ipoteca, che ci vuol tempo e luogo, che questo che quello... Fu possibile al ladrone, è possibile anche a noi. Là, sul monte santo, incomincia la serie delle conversioni, prima ancora che Gesù abbia consumato il suo Sacrificio. E d’allora in poi, quanti e quanti, chiamati dal Sangue di Gesù, si sono affrettati a mettersi al seguito della lunga teoria che è attirata dal profumo dell’Agnello... E tra questi molti ladroni... (continua)

 

* tratto da: “La Passione di Gesù”

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