SANTO NATALE
La nascita di Gesù: il miracolo senza rumore
dal Numero 1 del 27 dicembre 2015
di Lazzaro M. Celli

Negli eventi preparatori alla Santa Nascita di Dio in carne umana, non vediamo altro che un susseguirsi di azioni ordinarie e semplici. Eppure, quella “ordinarietà” di eventi ha portato all’Evento che stravolge la Storia. Questo è il cammino anche di ogni Santità da conquistare: una vita straordinaria nel silenzio dell’ordinario.

L’evento della Nascita di Gesù non si compie in modo sensazionale, clamoroso, ma si adagia attraverso il Grembo dell’Immacolata, nello scorrere ordinario della nostra vita.
Già l’Annunciazione dovette cogliere Maria nel suo atteggiamento abituale; un atteggiamento di costante preghiera.
«L’angelo entrò da lei» ci ricorda il Vangelo. Quell’entrare lascerebbe supporre il cogliere l’Immacolata mentre era impegnata nelle sue azioni quotidiane. Ciò che le rendevano eccezionali era la dimensione interiore della Vergine Madre: l’unione costante e intensa della sua volontà con la Volontà del Padre; anticipo del Natale.
La vita trasformata in preghiera, come fu quella della Santa Vergine, dovette produrre effetti su chiunque entrò in contatto con Lei, tant’è che bastò un semplice saluto alla cugina Elisabetta perché, il bambino che custodiva nel suo ventre, Giovanni Battista, trasalisse di gioia.
San Luca ci ricorda che Maria, insieme con san Giuseppe, salì dalla città di Nazareth alla città di Betlemme per adempiere al proclama dell’autorità romana e farsi registrare, in quanto l’Imperatore Cesare Augusto aveva ordinato che si facesse un censimento su tutta la terra.
Sono fatti, questi, che ruotano nell’orbita ordinaria della vita; ma proprio nel loro passaggio quotidiano, irruppe un fatto che segnò la storia: si compirono per l’Immacolata i giorni del parto. Colei che aprì le porte della volontà all’azione di Dio, diede al mondo la luce del Salvatore.
Fin dalla nascita di Gesù, però, accanto all’evento straordinario della Sua venuta, troviamo la presenza del disagio, della sofferenza. Anche questa dimensione è un accadimento umano. Non c’è una vita al mondo che non sia stata, almeno qualche volta, scavata dalla sofferenza. Sembrerebbe, per certi aspetti, paradossale; eppure l’evento più strabiliante che ancora oggi squarcia i secoli è costellato di sofferenza che, prontamente, la Santa Madre accettò per amore di Dio. Non c’era posto per loro negli alberghi; non c’era posto per partorire in un modo appena appena più dignitoso. La Sua gloria non fu per questo mondo. Gli Angeli, infatti, l’accolsero cantando Gloria a Dio nel più alto dei Cieli; dei Cieli e non della terra.
Il Divino si nasconde nell’umano, ama perdersi tra le pieghe delle storie comuni. È invisibile agli occhi naturali e non a tutti è data la gioia dell’annuncio della Sua venuta. Si rifugia nei solchi della terra calpestata dai pastori. Un’umile stalla diventa l’epicentro del mondo; il punto d’incontro tra Dio e l’umanità, quella fatta soprattutto di gente qualunque, i pastori, e di tutti coloro che vogliono conoscerlo, i Magi.
      Quanti insegnamenti nel modo in cui Nostro Signore Gesù Cristo si è voluto manifestare, a cominciare da quel primo Paradiso che fu il Grembo della Mamma Sua. L’essenziale è veramente invisibile agli occhi. Quanta normalità nelle azioni della Vergine Maria, eppure, quelle azioni sono state preparatorie, costituirono l’alveo dell’evento-Nascita. Così, tra il sovraintendere il governo della casa, il tessere una tunica e sollevare un secchio per attingere l’acqua dal pozzo, si preparava l’evento più straordinario della storia che impregnava quei gesti quotidiani di un valore eccezionale.
Così sembra essere la caratteristica più comune della santità a cui dovremmo aspirare, umile, nascosta, ma che rende pregnante di significato il gesto apparentemente più banale, come mettere un chiodo al muro, prendere la scopa per spazzare, ripetere per l’infinitesima volta le azioni di sempre. Senza questa carica divina, che può venirci solo se c’è un impegno serio nel percorrere la via della santità, si rischia la pazzia; è pazzia, infatti, constatare la perdita del senso delle nostre azioni quotidiane, una pazzia che può prostrare l’anima e avvilirla negli abissi dell’annullamento o svilirla sui passi del vizio.
Il più grande evento della storia, la Nascita del Salvatore, ancora una volta giungerà senza rumore, vorrà celarsi nei nostri gesti, nelle nostre azioni, nel compimento del dovere quotidiano. Dipenderà da noi aprire il cuore alla Madre sua, in modo che Ella possa ben disporci a riconoscere e ad accogliere suo Figlio; solo così il nostro agire acquisirà un senso profondo, solo così avrà un senso l’alzata mattutina o il saluto che rivolgiamo al conoscente che incontriamo per strada quando andiamo a lavoro. Solo così la nostra anima potrà assomigliare al grembo dell’Immacolata, entro cui contemplare la nascita del Figlio.
È solo l’apertura del cuore alla grazia sovrannaturale che cambia, nella sostanza, l’ordinarietà della nostra vita. Non si tratta di cambiamenti apparenti, ma interiori che tuttavia hanno una loro manifestazione esterna che li rende singolari, perché non sono visibili a tutti. Si tratta di una modifica reale, che avviene dall’interno, senza colpi di scena, che rivitalizza l’essenza della vita, senza un’evidente trasformazione improvvisa o eclatante; senza niente di eccezionale. Ecco perché è tanto difficile riconoscere il Signore che passa nei nostri fratelli e nelle anime piene di Dio. Esse, se vogliono vivere una vita veramente straordinaria, devono seguire il modello dell’Immacolata, restata nascosta nei Vangeli. Una sorta di miracolo, un miracolo senza rumore.

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