PASSIONE
Il Primo Perseguitato
dal Numero 13 del 29 marzo 2015
di Julio Loredo

La Santa Chiesa è sempre stata nel mirino dei mondani, di coloro cioè che seguono la logica del mondo; la Dottrina di Cristo, infatti, è pietra d’inciampo contro cui s’infrangono tutte le altre dottrine. Se il Maestro è stato perseguitato, non lo saranno i suoi discepoli?

Tutti conosciamo le cosiddette “notae Ecclesiae”, cioè le caratteristiche che contraddistinguono e definiscono la Chiesa: Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana. In più occasioni, alcuni teologi hanno proposto di aggiungervi: Perseguitata. La proposta non è stata accolta: non si tratta, infatti, di una nota che possa definire teologicamente la Chiesa. Comunque, il solo fatto di essere stata presentata ci fa vedere che la condizione di perseguitata è quasi consustanziale alla Chiesa. Perché?
La risposta ce la dà Nostro Signore Gesù Cristo stesso: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; invece, siccome non siete del mondo e vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi di ciò che vi ho detto: Il servo non è da più del padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma vi faranno tutte queste cose a causa del mio nome, perché non conoscono Colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato non avrebbero colpa; invece non hanno scusa al loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero colpa; ma ora le hanno vedute, e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo è avvenuto perché si adempisse la parola scritta nella loro legge: Mi hanno odiato senza ragione» (Gv 15,18-21).
Fra la Chiesa e il mondo non esiste conciliazione possibile. Il mondo fa parte della trilogia – demonio, mondo, carne – che riassume i nostri “nemici”, cioè coloro che vogliono perdere la nostra anima e contro i quali dobbiamo sempre vigilare.
Non mancano persone dall’animo sentimentale che dicono che il mondo ci odia solo perché noi lo affrontiamo. Se, invece, lo avvicinassimo con dolcezza e con misericordia, in vena di “dialogo” e non di scontro, allora vedremo come esso cambia atteggiamento e comincia a sorridere. Secondo tali persone, gli uomini sarebbero naturalmente buoni. Se commettono errori o fanno il male, se aggrediscono o praticano violenze e crimini, questo sarebbe dovuto semplicemente ad equivoci o circostanze, o a strutture sociali avverse che ve li avrebbero condotti. Gli uomini sono cattivi solo perché non furono trattati con bontà.
Ma, precisamente, contro la Vita, Passione e Morte del Divino Redentore, si frantumano impotenti questi utopistici balbettii. Tali balbettii cozzano a fondo con la Dottrina cattolica, in quanto mentre postulano la presunta bontà naturale dell’uomo negano, teoricamente e praticamente, in maggiore o minore grado, l’esistenza del peccato originale e dei peccati attuali nonché le loro conseguenze sulla vita individuale e sociale. Orbene, il peccato si mostrò di fronte a Nostro Signore Gesù Cristo in tutta la sua ingiustizia, in tutto il suo torto, in tutta la sua atroce e dichiarata malvagità.
Poté esservi chi lo odiasse? Sì, qui la realtà è innegabile, clamorosa. Nel corso dei secoli ha causato spavento, dolore e indignazione. Egli fu vittima dell’odio più implacabile che si conosca, un odio che si organizzò, che lo perseguitò con trame occulte e successive campagne di calunnie ed, infine, dopo il giudizio più iniquo della Storia, lo condusse alla morte, alla morte in Croce.
Come è possibile sostenere che tutto ciò si dovette ad un mero equivoco di comprensione o a qualche risentimento dei suoi persecutori che avesse come causa Lui che era la più pura innocenza? Quando mai vi fu un apostolo più prudente e pieno di tatto, un maestro più persuasivo e attraente, un benefattore più misericordioso e completo, un’incarnazione più viva e integra della verità, del bene e della bellezza? Tuttavia, contro di Lui si levarono gli odi senza ragione, il furore persecutorio di quelli che, tramando nell’ombra, rispondevano ai sublimi insegnamenti, alle cure miracolose, al perdono infinito, moltiplicando le insidie, aumentando la diffusione delle calunnie, alimentando in se stessi la deliberazione deicida proprio perché non era possibile trovare in Lui la più piccola macchia, né ombra d’ingiustizia o imperfezione.
Quale equivoco intellettuale, quale cattivo trattamento, quale parvenza di pretesto poteva addurre Giuda, il quale era uno dei Dodici, accolto nella convivenza insondabilmente soave, nell’intimità infinitamente dolce dal Divino Maestro? Ciò che esisteva, come lo mostra chiaramente il Vangelo, era uno smarrimento morale, una volontà viziata che si aprì al male. Giuda divenne ladro, seguì le sue cattive inclinazioni e, abisso chiama abisso: l’evangelista ci dice che, in un determinato momento, «entrò Satana in Giuda». Giuda si mise al servizio del male organizzato che cospirava contro Nostro Signore, divenne traditore, il traditore per antonomasia. Egli consegnò il Figlio dell’Uomo con un bacio, cioè aumentò l’iniquità del tradimento, poiché nel medesimo atto di consumarlo lo fece con la falsità di fingere un affetto che non aveva. Infine, lo stesso traditore fece testimonianza contro se stesso quando prima di impiccarsi disse: «Ho peccato consegnando sangue innocente».
«Christianus alter Christus». Se l’odio perseguitò Nostro Signore Gesù Cristo, è ovvio che perseguiterà i Suoi seguaci, cioè la Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana. Cioè noi.

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