SANTO NATALE
Natale tra Cielo e terra
dal Numero 50 del 21 dicembre 2014
di Padre Stefano M. Manelli, FI

“Gesù Bambino apporti al tuo cuore quella pace da te tanto desiderata, la sua stella rifulga sempre di nuova luce al tuo intelletto, il suo amore incenerisca sempre di più il tuo cuore e lo faccia alla fine palpitare tutto per Lui” (Padre Pio)

La pace, la verità, l’amore: il Santo Natale è la sorgente di questi valori preziosissimi e vitali per ogni uomo e per l’intera famiglia umana sulla terra.
Gesù Bambino è l’infinita pace, l’infinita verità, l’infinito amore per ciascuno di noi e per tutta l’estensione dell’umanità sul globo terrestre.
Chi accetta Gesù Bambino e lo accoglie in sé, avrà tutto, nutrendosene e crescendo in Lui fino alla completa cristificazione che conduce al Regno dei cieli per la Vita eternamente tutta in Dio.
Il Natale di Gesù Bambino si è presentato nella sua dimensione celeste e terrestre, quasi a manifestazione diretta della natura divina e umana del Verbo Incarnato che è, di fatto, Dio e uomo: Dio, quale Verbo Figlio del Divin Padre, quale Uomo Figlio di Maria Vergine.
Nella sua dimensione celeste, il Natale di Gesù viene presentato da Dio stesso, il Divin Padre, che con la figura e la voce di un Angelo, annuncia dal Cielo, ai pastori di Betlemme, la nascita di Gesù nella stalla fuori Betlemme, e con Dio Padre si presentano anche le schiere degli Angeli in cielo che cantano la gloria di Dio e proclamano la pace agli uomini di buona volontà (cf. Lc 2,14).
Quale meraviglia divina fu quella presenza del Divin Padre nel cielo di Betlemme con le schiere degli Angeli? Quale canto corale celestiale non fu mai quel canto angelico di gloria osannante a Dio «nel più alto dei cieli?» (Lc 2,14). Il Divin Padre ha così presentato al mondo il Divin Figlio suo e Figlio di Maria.
Nella sua dimensione terreste, il Natale si è presentato ai nostri occhi nella veste della “chenosis”, ossia dell’annientamento del Verbo Incarnato (cf. Fil 2,7) che per noi uomini si è fatto bambino, nascendo in una povera stalla, di notte, al freddo e al gelo, al buio e nella solitudine completa.
I primi a conoscere, venerare e lodare Gesù Bambino – dopo la Beata Vergine e san Giuseppe – furono soltanto i pastori, svegliati e avvertiti nella Notte Santa da Dio stesso e dagli Angeli nel cielo di Betlemme.
Gli umili e disprezzati pastori portarono al neonato Gesù i loro umilissimi doni, focaccette, ricottine, latte, uova..., come di solito si usava portare ad ogni bambino neonato. Gli umili e disprezzati pastori si animarono nel cammino verso Betlemme con le loro rustiche zampogne, cornamuse e flautini... in risposta più che umile agli osannanti cori angelici nel cielo di Betlemme. Quanta e quale letizia invadeva gli animi dei semplici pastori?... Con quali occhi luminosi non contemplarono il meraviglioso bambino Gesù e la sua splendida Mamma?...
Certo, il contrasto fra il Cielo e la terra, fra gli Angeli e i pastori, fra il canto angelico osannante e le musichette rustiche delle zampogne e cornamuse dei pastori, sta a indicare bene la sublimità della dimensione divina e la meschinità della dimensione umana del Santo Natale di Gesù, Verbo Incarnato.
Vogliamo chiederci adesso: dopo duemila anni di Cristianesimo, quale è la dimensione del Natale che noi stiamo celebrando ogni anno? È la celebrazione più alta e sublime o quella più meschina e terrena di questo povero mondo?
Come si esprime Padre Pio con luminosità, è chiaro che la celebrazione più sentita del Natale è quella che ti fa avvicinare con purezza e umiltà a Gesù Bambino per ricevere da Lui la vera pace nel cuore, la verità della fede nella mente, l’amore divino nel cuore.
Se abbiamo questi effetti santi, sì, il Natale è davvero santo. Ma se questi effetti non ci sono, e noi ci ritroviamo sempre vuoti e inquieti, vuol dire che il Natale si è ridotto a una festa esteriore che arriva e passa come un giorno qualsiasi, anche se più rumoroso all’esterno, ma senza nessuna nascita di Gesù Bambino nella nostra povera anima, pur tanto bisognosa di pace e di amore.
Quanta tristezza allora in tutto questo. Perché non reagire decisamente? È molto utile ricordare qui quest’altro pensiero di Padre Pio con i suoi suggerimenti luminosi e santi:
«Io voglio sperare che voi non sarete del numero di quei falsi cristiani, i quali fanno consistere tutta la festa [del Natale] nel piacere sensuale; ma che anzi la facciate consistere principalmente nell’essere in amicizia con Dio. Quindi vi esorto a disporvi a celebrare un sì alto mistero con una sincera contrizione dei vostri mancamenti verso la divina bontà, con una fervidissima Comunione, per quindi poter ricevere le benedizioni del nascente Bambino».

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