LA PEDAGOGISTA
Divorzio: il prezzo che i figli pagano
dal Numero 39 del 4 ottobre 2015
di Teresa Mancini

L’inganno più colpevole è quello di far passare il divorzio e la famiglia allargata come normalità, addirittura come conquista di civiltà, come diritto di libertà ormai acquisito, come strumento efficace e moderno per assicurare a tutti soluzioni e maggiori opportunità di felicità.

Abbiamo già ampiamente sottolineato quale profonda crisi esistenziale innescano nei nostri figli i conflitti tra i propri genitori e le conseguenti separazioni e divorzi; non ci è inoltre sfuggito come la cosiddetta famiglia naturale subisca attacchi da ogni fronte, alcuni dei quali programmatici e sistematici, come l’ideologia gender, altri legislativi, tramite disposizioni che ormai liquidano, rottamano una famiglia in sei mesi, massimo un anno, sopravvalutando o non considerando affatto la capacità di adattamento, di “rielaborazione del lutto”, che questa sciagura affettivo-relazionale determina non solo nei figli ma anche negli stessi coniugi. Accade di frequente, infatti, che le separazioni non avvengano per un condiviso accordo e per volontà di entrambe le parti, ma per decisione di uno dei coniugi che, di frequente e senza preavvisi, inaspettatamente abbandona l’altro. Per un prolungato periodo di tempo si verifica, pertanto, che sia proprio un forte senso di abbandono ad improntare i rapporti, le relazioni, il clima, la quotidianità dei figli ma anche del coniuge rifiutato, che, conseguenza quasi inevitabile, cade in crisi depressiva, quantomeno di autostima. In questo caso il dolore dei figli raggiunge picchi insostenibili, poiché perdono contemporaneamente l’appoggio e il riferimento certo del genitore che se ne va, che spesso si è già “ricostruito una vita”, ma perdono anche quelli del genitore che rimane, poiché non è più lo stesso genitore di prima: sereno, disponibile, forte, equilibrato, ma confuso, ferito, disorientato, bisognoso di aiuto, spesso di tipo psichiatrico. Non è raro, in queste circostanze, che i figli debbano farsi carico anche del disagio emozionale, della rabbia non gestita, del “crollo” del genitore abbandonato.
I dati statistici ci informano che lo stato depressivo, che si può manifestare subito dopo la separazione, si verifica nel 25% dei casi nel genitore che ha la custodia dei figli, generalmente la madre. Dopo una separazione è probabile, inoltre, che il coinvolgimento affettivo del padre nel rapporto genitoriale cambi non solo nella quantità ma anche nell’intensità e qualità. «In linea di massima i padri si possono suddividere in tre categorie a seconda della reazione che mostrano: da una parte ci sono quelli il cui coinvolgimento rimane lo stesso; dall’altra parte ci sono quelli che, pur essendo poco coinvolti prima della separazione, in seguito a quest’evento prendono coscienza di quanto sia importante per loro la relazione coi figli, cominciano a dedicare loro più tempo e migliorano la qualità del rapporto; infine, ci sono quelli che accrescono la distanza dai figli, o perché considerano la frequenza di contatto poco soddisfacente o perché percepiscono una forte riluttanza da parte della madre a far crescere la relazione tra i figli ed il padre».
È importante mettersi nei panni dei figli e comprendere cosa viene loro sottratto con la separazione o divorzio dei genitori. Occorre rendersi conto che il proprio fallimento nel rapporto coniugale determinerà nella vita dei figli un cambiamento di rotta, un terremoto che scuoterà gli strati più profondi del loro essere e gli sviluppi futuri del loro rapporto con le persone e con il mondo; che la possibilità di dare ai propri figli una nuova famiglia, riproponendo i criteri della famiglia naturale, è illusoria quanto inaccettabile, perché, come abbiamo già affermato, affrontare i problemi della famiglia allargata rifacendosi al modello di quella tradizionale è come “girare per le strade di New York usando la cartina di Boston”. La famiglia naturale, e non solo per l’aspetto spirituale perché suggellata dal Sacramento del Matrimonio, è unica e irripetibile: non è sostituibile anche per dinamiche affettive ed emozionali innate, anche se i genitori separati assumono i giusti atteggiamenti e comportamenti che mettono al centro i bisogni e le aspettative dei propri figli aiutandoli ad affrontare la difficile esperienza della disgregazione della propria famiglia.
È pure importante – anche se non costituisce la soluzione al problema – spiegare ai figli, con umiltà, riconoscendo i propri fallimenti e la propria fragilità, ciò che sta accadendo e perché (gli studi in merito evidenziano che gli effetti peggiori si verificano quando con i figli si mistifica, si è insinceri, si “scarica” sull’altro ogni responsabilità, negando loro in questo modo la giusta comprensione degli avvenimenti); spiegar loro, soprattutto se i figli sono piccoli, che non sono loro in nessun modo i responsabili della separazione e che la decisione ha a che fare con le fragilità umane degli adulti, con gli egoismi, con gli errori che umanamente si commettono, con l’incapacità di saper gestire e sopportare frustrazioni e mortificazioni, con l’incorrispondenza alla grazia divina.
L’errore imperdonabile di sempre è quello di usare il figlio come “randello” verso l’altro coniuge per praticare vendette e rivalersi dei torti subiti, per fare giustizia. In questo caso è incalcolabile il danno che viene loro causato. Spesso la separazione/divorzio incrina dei nostri figli non solo le radici, la continuità generazionale, ma anche il futuro inficiando la costruzione del proprio sistema di valori: viene messa in discussione la possibilità di poter continuare a credere che, al di là degli individuali fallimenti dei propri genitori, nonostante la loro infedeltà a progetti e promesse fatte in piena avvertenza, si possa continuare comunque a considerare la famiglia naturale come l’unica risposta possibile al bisogno di amore, di tenerezza, di protezione insito nell’essere umano. L’inganno più colpevole è quello di far passare il divorzio e la famiglia allargata come normalità, addirittura come conquista di civiltà, come diritto di libertà ormai acquisito, come strumento efficace e moderno per assicurare a tutti soluzioni e maggiori opportunità di felicità.

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