RISPOSTA AI LETTORI
Quando esco dal confessionale...
dal Numero 33 del 25 agosto 2019

Cara Redazione, mi hanno raccontato la testimonianza di una mistica che ha visto la spettacolare bellezza di un’anima che ritrova la grazia di Dio nel sacramento della Confessione. È descritta come ripiena di una luce e bellezza che la si potrebbe scambiare per una divinità. E sostiene che questo avviene a tutti, anche se in modo invisibile. In effetti anch’io quando esco dal confessionale provo una certa sensazione di benessere e leggerezza... Mi chiedo: oggettivamente quali sono gli effetti che la Confessione apporta all’anima? (Simone G.)

Caro Simone, se può interessare, anche santa Teresa d’Avila, mistica del XVI secolo, ha descritto la sovrannaturale bellezza di un’anima in grazia (come pure l’orribile deformità di una in peccato mortale) nel secondo capitolo del suo Castello interiore. Per motivi di spazio non possiamo citare quel capitolo davvero illuminante, ma in internet è facilmente reperibile.
Venendo alla sua domanda, nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge: «Gli effetti spirituali del sacramento della Penitenza sono: la riconciliazione con Dio mediante la quale il penitente ricupera la grazia; la riconciliazione con la Chiesa; la remissione della pena eterna meritata a causa dei peccati mortali; la remissione, almeno in parte, delle pene temporali, conseguenze del peccato; la pace e la serenità della coscienza, e la consolazione spirituale; l’accrescimento delle forze spirituali per il combattimento cristiano» (n. 1496). Diciamo ora qualcosa di più in merito a tali effetti.
1) Riconcilia con Dio, poiché, perdonandoci i peccati commessi dopo il Battesimo (i peccati commessi prima vengono rimessi dallo stesso Battesimo), la Confessione ci permette di riacquistare la grazia divina (o di accrescerla se chi si confessa è reo di sole colpe veniali), di ritornare in uno stato di amicizia con il Signore. Di conseguenza, ritornando in stato di grazia, siamo in grado di recuperare i meriti ottenuti con le opere buone fatte in grazia di Dio, perduti con il peccato mortale. 
2) Riconcilia anche con la Chiesa, cioè con la comunità dei credenti in Cristo. Il peccato infatti rompe la comunione fraterna, mentre la Confessione la restaura. San Paolo afferma che la Chiesa intera soffre a motivo del peccato di uno dei suoi membri (cf. 1Cor 12,26). Con la Confessione il peccatore (specie se colpevole di peccati mortali) diventa di nuovo membro vivo della Chiesa Corpo di Cristo e, di conseguenza, tale Sacramento ha un effetto vivificante sulla vita di tutta la Chiesa.
3) Rimette la pena eterna (l’inferno) meritata con i peccati mortali commessi. Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la Vita eterna, la cui privazione è chiamata la «pena eterna» del peccato. La Confessione ben fatta ridona la grazia e riapre così le porte del Paradiso.
4) Rimette, solo in parte, le pene temporali dovute ai peccati. Il peccato mortale merita una pena eterna. Quando questa pena viene condonata assieme al perdono della colpa, se non si compie un atto di dolore perfettissimo restano delle pene temporanee. Anche i peccati veniali meritano una pena temporanea, da scontare o con la penitenza in questo mondo, o nell’altro in Purgatorio.
5) Operando la riconciliazione con Dio, ci restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio (di cui il più prezioso è l’amicizia col Signore), quindi la pace e serenità all’anima. Aveva ragione san Giovanni Paolo II a dire di non aver paura di ricorrere alla Confessione perché Colui che ha istituito questo sacramento sa quali sono i veri bisogni del cuore dell’uomo. Non c’è niente che liberi tanto il nostro cuore quanto la Confessione sacramentale. Il senso di leggerezza che si prova dopo la Confessione, anche solo dei peccati veniali, ne è un segno eloquente.

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