RECENSIONI
La fede: motore di fedeltà matrimoniale
dal Numero 18 del 7 maggio 2023
di Rita Fasce

Finalmente è oggi disponibile il ricco epistolario di Katharina Tangari, figlia spirituale di san Pio da Pietrelcina, la quale si è santificata e immolata per custodire il sacramento del matrimonio. Era così convinta dell’indissolubilità del matrimonio sacramentale, da pagare di persona il prezzo della salvezza dell’anima del consorte. 

Viviamo in una società in cui è sparito il senso autentico e cattolico della famiglia perché non esiste più il concetto dell’unione sponsale secondo il sacramento del matrimonio sul quale si è formata la società cristiana che ha sempre visto nella famiglia la prima cellula della società stessa. Nel XX secolo c’è stata una testimonianza straordinaria a questo riguardo, capace di resistere ai marosi della sua unione sponsale e delle ideologie laiciste del liberalismo; questa testimonianza straordinaria porta il nome di Katharina Hasslinger in Tangari. 
Proprio in questi giorni è uscito il suo eccezionale ed inedito Epistolario dal titolo Lettere al marito. Quando la fedeltà vince l’impossibile, curato da Cristina Siccardi con la prefazione di don Emanuele du Chalard, pubblicato dalle Edizioni Piane (377pp).
Austriaca di origine, ma naturalizzata italiana, ha lasciato innumerevoli lettere indirizzate al marito, l’affermato medico chirurgo di Napoli Corrado Tangari. Si tratta precisamente di 1055 lettere datate e di 196 lettere e messaggi non datati, il tutto realizzato in uno spazio cronologico che va dal 1950 al 1989. Un corpus voluminoso, considerando anche che il destinatario è uno solo, il marito.
Si tratta di una sorta di diario di viaggio nel tempo, avventuroso e spirituale, che rivela un’intensa vita fatta di tradimenti, ripudi, dolori, umiliazioni, sacrifici e incarcerazioni prima dagli Alleati, perché ritenuta spia austriaca, e dopo dalle autorità comuniste in Cecoslovacchia. Ma lei è rimasta sempre al proprio posto, a Napoli, accanto, come poteva, all’amato marito, attraverso la corrispondenza. Era strenuamente convinta che nessuno, soltanto Dio, poteva porre fine al sacramento nuziale fra lei e Corrado. Terziaria domenicana e figlia spirituale di san Pio da Pietrelcina, ha percorso una via di santificazione tale da scompaginare il pensiero femminista moderno, ma anche cattofemminista: si è pienamente realizzata, come donna e come sposa, proprio grazie alla sua profonda e inalienabile professione di fede. Il suo tenace equilibrio, che può provenire solo dalla saldezza nell’amore per Cristo e per Maria Santissima, non solo l’ha risparmiata dalla disperazione e dalla depressione, ma l’ha condotta sul binario della perfezione cristiana diventando balsamo, sorriso, soccorso per gli altri, arrivando anche a battezzare nelle luride e crudeli prigioni. 
Mai una parola di odio o di vendetta contro qualcuno emerge dalle sue epistole vergate con l’inchiostro del Vangelo, a dimostrazione che quando il cuore è abitato dal Signore e dalla Madre sua tutto è possibile nel bene e nel bello, nonostante le circostanze.
Il giorno delle nozze, il 16 agosto 1943 a Napoli, si offrì a Dio per il sacramento del matrimonio. Quell’offerta venne sigillata dal suo «sì» all’altare. E il Signore la prese in parola, come è evidenziato in questo sublime diario, composto di dolore, lacrime, inviti alla redenzione, insegnamenti al coniuge di chi ha vissuto su se stessa il lavacro della conversione, avvenuta in particolare grazie alle sofferenze subite e che l’hanno traghettata a una carità formidabile e a un vulcanico slancio nell’apostolato. L’abbandono del marito è stato per Katharina la causa di tutta la sua azione devozionale e di aiuto al prossimo, un prossimo specifico, quello operante per il Regno di Dio, ma minacciato e vessato: i sacerdoti che venivano perseguitati, torturati, barbaramente uccisi nell’Est comunista, e poi i sacerdoti dell’Ovest, oppressi perché intenzionati negli anni postconciliari a proseguire la formazione sacerdotale della Tradizione della Chiesa e a celebrare la Santa Messa apostolica, poi liberalizzata da papa Benedetto XVI.
La sua conversione e la sua missione rappresentano un unicum nella storia della cattolicità. La sua missione a sostegno della “Chiesa del silenzio” l’ha condotta a compiere viaggi rischiosissimi, da sola, portando con sé anche 6-7 valigie piene di libri cattolici, vasi sacri, paramenti, offerte... Ha aiutato e soccorso preti, suore, vescovi, e intanto diffondeva, con i suoi scritti, che venivano tradotti in Europa, la vita e la spiritualità di padre Pio, suo confessore per diciotto anni, e allo stesso tempo sosteneva, con i suoi studi e le sue traduzioni (era poliglotta), la carriera medica del marito.
Tutto il bene che è emerso in lei e che si è diffuso intorno a lei è stato frutto dell’abbandono del marito. Attraverso la fede, i sacramenti quotidiani, la preghiera assidua, la devozione convinta, i frequenti e intensi pellegrinaggi ai santuari mariani d’Europa, ella ha portato la sua croce con grande frutto, entrando, grazie al santo cappuccino di San Giovanni Rotondo, nella militanza della Chiesa e in particolare agendo per la Chiesa del martirio di sangue e del martirio bianco.
Il 10 agosto 1960 lesse sul suo messale domenicano il messaggio che aveva scritto padre Pio di suo pugno: «Se vuoi assistere con devozione e con frutto alla Santa Messa, tieni compagnia alla Vergine Addolorata ai piedi della Croce sul Calvario». Fu per lei una chiamata, forte e impellente: era giunta l’«ora di Dio», come lei chiamava il momento in cui il Signore decide la svolta verso più alte vette.
Un giorno parlò a padre Pio della sua grande devozione al Bambino Gesù di Praga e il Santo le disse, con il suo modo di esprimersi ermetico ma dirompente: «Vai a vedere come sta!». Fu così che fra il 1964 e il 1971 Katharina intraprenderà, fra mille ostacoli e difficoltà, compreso il carcere, decine di viaggi oltre la “Cortina di ferro”. Il cardinale ceco František Tomášek (1899-1992) la conobbe molto bene e a lei sarà molto grato, tanto da scrivere, a poco più di due mesi dalla morte di Katharina: «Le sono riconoscente per tutto quello che ha dato, con tanto zelo, per la nostra Chiesa e per il nostro Paese, e anche per tutto quello che ha fatto in onore del Santo Bambino Gesù di Praga. Saldo il mio debito pregando per lei all’altare. Che la Luce eterna la illumini».
Dotata di grande senso pratico e organizzativo, ha tessuto una straordinaria tela di relazioni in Europa, entrando in contatto e mettendo in contatto tra loro innumerevoli prelati, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, creando una vera e propria macchina europea della carità a favore della Chiesa clandestina dell’Est prima e dell’Ovest dopo.
La sua fiducia illimitata nella realtà soprannaturale era avvalorata dalle prove, dagli aiuti e dalle grazie che riceveva costantemente, tali da permetterle di mantenere una pace e una serenità impressionanti, anche nei momenti più bui.
Corrado Tangari, dal canto suo, leggeva le lettere costanti della moglie e le rispondeva; non voleva vederla, non voleva sentirla al telefono, ma quelle epistole hanno nutrito la sua vita di peccatore, forse per questo le ha conservate gelosamente.
Nonostante gli anni e i decenni che la separavano fisicamente dal consorte, Katharina proseguì nel pregare ed espiare per il marito fino alla fine della sua vita: si caricò della croce dei peccati di Corrado ed espiò al suo posto; si votò quindi per la salvezza dell’anima del marito e per lui si è immolata.
Scriveva il 30 gennaio 1952: «Caro Corrado, le tue ultime lettere mi fecero comprendere che tu ora, nel cercare di giustificarti dell’ingiustissimo abbandonare casa e me, capovolgi la colpevolezza del nostro tristissimo caso, spegnendo così sempre più la voce della coscienza.
Che tu ti serva della mia fede per farla apparire una colpa, è triste, molto triste! Arrivato a tanto, nulla più si può sperare umanamente, come non si può sperare umanamente alcunché in un caso di cancro degenerato per malignità.
In simili casi disperati non vi è che un’unica via di salvezza: quella soprannaturale della fede. Per questo sono ricorsa a padre Pio, per avere da lui, che a tanti ha dato il suo prodigioso aiuto, consiglio e aiuto [...]. Ti voglio dire soltanto che dare alla mia fede la colpa, è un pretesto e un grande peccato; perché tu devi proprio alla mia fede che non fummo gettati nell’abisso delle azioni disperate ed irreparabili come tanti altri senza fede. La fede mi ha insegnato a sopportare l’insopportabile, di non ribellarmi alla ingiustizia umana e attendere con fiducia la giustizia di Dio per la quale, come ha detto padre Pio, “Vedrai sorgere un giorno l’immancabile trionfo”. Infine, la fede mi ha insegnato a perdonare tutto il male ricevuto e di offrirlo proprio per quelli che lo fanno. Come può essere la fede una colpa?
Vedi, Corrado, nessuno può fare del male gratuitamente, tutto si paga, e nessuno è escluso da questa legge. Far del male è come seminare il proprio castigo, la propria rovina. Nel meglio crollerà sempre questo che si è voluto fare a spese delle sofferenze degli altri. Vorrei che tu comprendessi questo e che riparassi in tempo: ti risparmieresti molto! La tua vita non devi sprecare più negli inganni – è un gran peccato! Non essere così stolto, perché sai, ogni stoltezza umana viene un giorno spezzata, come quegli alberi che non si sono piegati al vento.
So che sono l’unica che ti parla così di coscienza e credi pure che mi meraviglio io stessa che ho questo coraggio e questa perseveranza nei tuoi riguardi. Solo Dio può dare un simile fervore. Perché io, lasciata a me e alla mia grettezza, mi sarei mille volte già stancata di pregare per te e offrire per te e insistere con tanta perseveranza. Vuol dire che Dio vuole proprio così ed Egli mi dà la forza per non stancarmi finché sarai giunto pure tu sulla Sua via. Oggi tu biasimi la mia fede, domani tu benedirai la mia fede come unica tua salvezza».
C’è molto da apprendere e molto da meditare grazie a questo epistolario. Ogni moglie dovrebbe prenderlo fra le mani e comprendere che la vita di fede è la miglior via per vivere il proprio matrimonio. Costruire sulla roccia di Cristo significa superare ogni ostacolo, ogni prova, ogni incomprensione, ogni tradimento e realizzare a piene mani la propria esistenza, sapendo che è il Redentore a risolvere tutto, anche le situazioni più tragiche, liberando le anime dal carcere dei peccati mortali per condurle alla serenità e alla pace già in terra, nonché alla salvezza, oltre la cortina del male. 

Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits