RECENSIONI
Beato Rolando Maria Rivi. Il martire bambino
dal Numero 11 del 15 marzo 2015
di Federico Catani

di Andrea Zambrano
Imprimatur Editore,
Reggio Emilia 2014, € 16

Sono trascorsi quasi due anni dalla beatificazione di Rolando Rivi, il Seminarista di 14 anni ucciso barbaramente da alcuni partigiani comunisti il 13 aprile 1945, in quella fetta di terra emiliana tristemente nota come “Triangolo della morte”. Sulla sua vicenda è da non perdere la puntuale ricostruzione storica che il giornalista Andrea Zambrano ha realizzato in questo libro. Le biografie agiografiche sul Seminarista martire sono ormai numerose. Mancava però un testo che affrontasse il martirio di Rolando da un punto di vista storico e giudiziale e che ripercorresse le tappe della causa di beatificazione.
Con la sua ottima e documentatissima indagine, Zambrano porta alla luce elementi rimasti finora sconosciuti. L’Autore ha scoperto che certamente furono conoscenti di Rolando a farlo allontanare dal luogo in cui stava tranquillamente studiando in quel tragico e fatidico 10 aprile 1945. Si trattava evidentemente di ragazzi di cui il Seminarista si fidava e che perciò riuscirono a ingannarlo facilmente. Rolando infatti non fu rapito, ma a quanto pare seguì liberamente coloro che lo avrebbero condotto dai suoi aguzzini, Giuseppe Corghi e Narciso Rioli. Zambrano fa luce anche su alcuni aspetti raccapriccianti del martirio. Stando ai racconti fatti da testimoni oculari, Rolando venne fustigato con una cinghia così violentemente che la pelle «si staccava a scaglie dalla sua schiena». Inoltre, fatto ancora più agghiacciante, accennato dal card. Angelo Amato nell’omelia della beatificazione, prima di essere ucciso, Rolando fu mutilato dell’organo sessuale.
L’Autore ricostruisce poi con dovizia di particolari tutte le falsità che hanno circondato la figura del giovane Seminarista, ormai beato. Chi lo uccise, disse che Rolando era una spia al soldo dei nazifascisti. Una menzogna dura a morire, ancora oggi. Eppure, la giustizia italiana, che si pronunciò in quattro gradi di giudizio, scagionò Rolando dalle false accuse e riconobbe il suo martirio avvenuto in odium fidei. Nel 1952, la Corte d’Assise d’Appello di Firenze, sentenziò che «il seminarista Rivi Rolando, con la sua condotta pia e irreprensibile, con lo zelo per le pratiche della fede, con i sentimenti di simpatia per i partigiani della brigata democristiana “Italia”, costituiva per l’elemento giovanile locale un esempio edificante di virtù civiche e cristiane che, di per se stesso, doveva determinare un effetto di attrazione verso le ideologie religiose e politiche cristiane. La sua cattura e la sua soppressione pertanto non furono soltanto una manifestazione di anticlericalismo [...], ma ebbero l’effetto di eliminare per sempre un ragazzo che nella zona [...] costituiva un efficace ostacolo alla penetrazione della propaganda comunista nella gioventù, e ciò proprio in un momento in cui la liberazione imminente faceva sperare agli estremisti la conquista di una loro superiorità politica nella nostra Nazione».
I giudici hanno quindi riconosciuto il martirio di Rolando ben prima della gerarchia cattolica. Come nota l’Autore, però, la vera riconciliazione «è impossibile se prima non arriva la consolazione della verità a dare giustizia e ristoro». Se tanto tempo c’è voluto per parlare di Rolando come martire e per istruire il processo che ha portato alla beatificazione del 5 ottobre 2013, «molta parte di responsabilità – sottolinea Zambrano – ce l’ha anche il consociativismo che la Chiesa, tramite il suo braccio politico, la Democrazia cristiana, ha avuto con i comunisti».
Del resto, ancor oggi il giovane Seminarista è un beato scomodo. Venne infatti ammazzato perché indossava la talare, che non tolse mai «non perché romanticamente attaccato a quell’abito, ma per pura e semplice obbedienza alla Chiesa, che lui aveva promesso di servire, un’obbedienza che lo portò dritto al martirio». «La stessa obbedienza – nota Zambrano – che oggi non è considerata più una virtù, con tanti uomini di Chiesa che, partendo proprio dal loro spogliarsi volontario dell’abito che rappresenta la loro appartenenza a Cristo, se ne disfano troppo liberamente e superficialmente come un inutile orpello o uno scomodo retaggio del passato. E disfattosene si mettono a contatto con la realtà, con il rischio di essere del mondo e non nel mondo».
La Chiesa Cattolica ha bisogno oggi più che mai della preghiera del beato Rolando Rivi. Da lui attingiamo coraggio per combattere la buona battaglia.

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