FEDE E CULTURA
I silenzi di Pio XII. Le menzogne della propaganda e le verità di Israele
dal Numero 4 del 29 gennaio 2017
di Alfredo Incollingo

Molti si chiedono cosa nasconda il silenzio di Pio XII nei tempi di regime nazista. Le testimonianze storiche ora riemerse rispondono: centinaia di migliaia di ebrei salvati dai campi nazisti. L’operato di Papa Pacelli, pieno di tatto e carità, è stato riconosciuto e apprezzato persino dal mondo ebraico.

Pio XII ha veramente dato il suo tacito assenso allo sterminio ebraico? La storiografia ha per decenni dato credito a questa ipotesi. Non è sbagliato affermare che la classica retorica anticattolica, più delle prove documentarie, ha avallato aprioristicamente questa tesi che ha infangato la memoria del venerabile Pio XII. Eugenio Pacelli fu un complice del nazismo? Le testimonianze dei salvati e le prove fornite dagli aiutanti di campo del Papa da sempre ci raccontano una realtà storica diversa. Pio XII con il suo silenzio non ha concesso il suo tacito assenso all’abominio nazista, ma ha evitato ulteriori ripercussioni ai danni della comunità cattolica e di quella ebraica. Se avesse denunciato apertamente lo sterminio, come avrebbe potuto agire per salvare centinaia di migliaia di ebrei? Soprattutto, ci si dovrebbe interrogare sulle reazioni, non certo moderate, di Hitler se Pio XII avesse biasimato il Führer. Nonostante il concordato tra il governo tedesco e la Chiesa Cattolica (20 luglio 1933) avesse per legge garantito la libertà di culto ai Cattolici, il trattato fu puntualmente eluso da Hitler. Le personalità di spicco del regime sostennero la scristianizzazione della Germania e il Papa era il nemico numero uno da abbattere (arrestandolo a Roma e processandolo).
Pio XII mise in piedi una rete di aiuti occulta e si impegnò nel sabotare il governo nazista (dando supporto all’Operazione Valchiria, per esempio) e nel trattare la pace con gli Alleati in Vaticano. Centinaia di migliaia di ebrei, soprattutto dall’Est europeo, furono salvati dai campi di concentramento e dalle camere a gas. I Vescovi, le organizzazioni cattoliche e moltissimi laici, coadiuvati dalle chiese nazionali, permisero la fuga dei perseguitati, sfruttando qualsiasi possibilità: dai passaporti falsi ai visti della Croce Rossa. Il leone di Munster, il Vescovo Clemens von Galen, fece sentire in tutta la Germania la voce di dissenso del Cattolicesimo. Fu la spina nel fianco del regime hitleriano e si tentò in tutti i modi di eliminare una presenza così scomoda. Come non ricordare poi la tragica sorte toccata agli studenti della Rosa Bianca? A Monaco di Baviera un gruppo di giovani Cristiani si oppone al regime pacificamente, preferendo la cultura alla violenza. Era la Rosa Bianca di Sophie Scholl, dei fratelli Hans e di tanti altri ragazzi che furono nel 1943 arrestati e condannati a morte. I Martiri, troppo spesso anonimi, si contano a migliaia e la Chiesa Cattolica, quando poté, sfuggendo ai controlli delle spie in Vaticano e del regime, sostenne in tutti i modi queste organizzazioni.
Nel secondo Dopoguerra le personalità più in vista del mondo ebraico riconobbero la carità di Papa Pacelli nel soccorrere il popolo israelita. Eugenio Zolli ed Elio Toaff, i due rabbini che guidarono la comunità ebraica italiana nella seconda metà del Novecento, espressero medesimi giudizi positivi sull’operato di Pio XII a favore del loro popolo, soprattutto in aiuto degli ebrei romani. Parole di ringraziamento giunsero anche da Israele: il Ministro degli esteri Golda Meier affermò che «durante il decennio del terrore nazista, il nostro popolo ha subito un martirio terribile. La voce del Papa si è alzata per condannare i persecutori e per invocare pietà per le vittime». Gideon Hausner, procuratore generale israeliano nel processo contro Eichmann dichiarò a riguardo: «Il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri e il Papa intervenne personalmente a favore di quelli arrestati dai nazisti». Recentemente, il 28 febbraio 2001, il rabbino americano David Gil Dalin ha difeso il Papa dalla leggenda nera sulla sua complicità con il regime nazista, proponendo la sua nomina a Giusto tra le nazioni. Nonostante queste testimonianze così forti e fondate, Pio XII venne accusato dei peggiori crimini. L’accusa di aver taciuto pur conoscendo i piani di sterminio tedeschi fu sfruttata per avallare le più infamanti polemiche anticattoliche. Nel 1963 il drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth, di fede comunista, scrisse e mise in scena un’opera teatrale che raccontava il silenzio criminoso di Pio XII sull’Olocausto, Il Vicario. Il testo venne redatto con il supporto del Kgb con l’obiettivo di screditare un Papa che aveva fatto tanto per il popolo ebraico. Perché fu messo in atto questo depistaggio? Pio XII era un fervente anticomunista e come tale andava emarginato e denigrato. Non dimentichiamo poi un velato antisemitismo che ispirava il regime stalinista. Tutto ciò legittimava per i comunisti una gravosa e decennale azione di delegittimazioni dell’operato del Pastore Angelico. Per nostra fortuna dal 2003 gli archivi vaticani risalenti agli anni Trenta e Quaranta del Novecento sono stati aperti e la verità storica ha potuto finalmente emergere (citiamo a riguardo gli studi di Andrea Ricciardi, Luciano Garibaldi, Peter Godman...). Pinchas Lapide, ex Console israeliano a Milano stimò che «la Chiesa Cattolica sotto il pontificato di Pio XII fu lo strumento che salvò 700.000 ma probabilmente fino a 860.000 ebrei da morte certa dalle mani dei nazisti. Queste cifre superano di molto quelle di tutte le altre chiese, istituzioni religiose ed organizzazioni caritatevoli messe insieme». La verità alla fine ha trionfato sulle menzogne della propaganda (comunista) e oggi il venerabile Pio XII ha ottenuto giustizia.

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