I FIORETTI
Sul Calvario in sacrificio d’amore
dal Numero 13 del 26 marzo 2023

Nell’imminenza dell’atroce Passione Gesù lasciava agli Apostoli il suo testamento: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (cf Gv 15,12). Ad un figlio spirituale che gli chiedeva: «Qual è, Padre, la vostra missione?», padre Pio rispose: «Vincere tutto e tutti con l’amore»; ma quale amore? Quello stesso con cui ci ha amati Gesù, fino all’ignominiosa e crudele morte di Croce: “Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici” (cf Gv 15,13).
Si sa che la vera devozione è imitazione e che la vetta dell’amore non si raggiunge senza aver scalato la vetta del dolore, quindi la vera devozione a Gesù Crocifisso è missione a “corredimere”, è lasciarsi crocifiggere con Lui e per Lui: questo ha fatto padre Pio! 
I dolori di Gesù gli si stamparono nel cuore fin da bambino, tanto che, scoperto dalla mamma mentre si flagellava con catenelle di ferro, le aveva risposto con grande semplicità e serietà che voleva farsi uscire il sangue come quando Gesù era stato battuto dai giudei. E questo amore andava crescendo con lui; infatti, rivestito dell’abito di san Francesco a forma di croce il 22 gennaio 1903, sentì che da quel momento la sua vita sarebbe stata “crocifissa con Cristo” (cf Gal 2,19). Da quella mattina, poi, del 20 settembre 1918, quando gli apparve in coro il «misterioso personaggio [...] che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue» (Ep. I, p. 1094), la sua adesione a Cristo si trasformò in conformazione: nella sua carne si impressero quei “segni sanguinanti” che per cinquant’anni, tra tanto suo imbarazzo e umiliazione, portò nelle mani, nei piedi e nel costato, facendogli rivivere fisicamente tutti i dolori della Passione e inchiodandolo sulla Croce di Cristo in un continuo martirio d’amore. Il 1° febbraio 1913, in un impeto d’amore, scriveva a padre Agostino: «Sì, io amo la croce, la croce sola; l’amo perché la vedo sempre alle spalle di Gesù. Oramai Gesù vede benissimo che tutta la mia vita, tutto il mio cuore è votato tutto a Lui ed alle sue pene. [...] Gesù solo può comprendere che pena sia per me, allorché mi si prepara davanti la scena dolorosa del Calvario» (Ep. I, p. 335).
Molto spesso si è portati a pensare a padre Pio come al frate dei miracoli, al frate dei profumi, dei carismi straordinari..., ma il vero padre Pio è quello confitto in croce per Cristo e con Cristo, per la salvezza delle anime. È questa la sua vera identità: «Tu mi hai fatto salire sulla Croce del Figlio tuo – scriveva a padre Benedetto l’8 novembre 1916 – ed io mi sforzo di adattarmici alla miglior maniera: sono convinto che giammai ne discenderò» (Ep. I, p. 837). La vita di padre Pio è stata un continuo e graduale adattarsi alla Croce di Cristo, per cui, anche stando in piedi, seduto o in ginocchio, impegnato nel suo fecondo apostolato di sacerdote, confessore e mistico in preghiera, in realtà egli era disteso sulla croce ad offrire la sua vita e il suo sangue per la salvezza delle anime. Il suo “sì” incondizionato alla volontà di Dio, come ha scritto qualcuno, è stato «un sì firmato in bianco», e lo stesso Padre, a chi gli chiedeva come potesse darsi tanto da fare con tutti quei dolori, rispondeva: «Io trovo il mio riposo sulla Croce». 
In diversi passi delle sue lettere padre Pio fa rilevare che Gesù stesso fa con lui il “mendicante d’amore” chiedendogli di soffrire per la salvezza delle anime. In una lettera del 12 marzo 1913, rivelava a padre Agostino l’accorato lamento rivoltogli da Gesù: «Figlio mio, soggiunge Gesù, ho bisogno delle vittime per calmare l’ira giusta e divina del Padre mio; rinnovami il sacrificio di tutto te stesso e fallo senza riserva alcuna» (Ep. I, p. 343), a cui egli aveva risposto con tutto il suo amore: «Il sacrificio della mia vita, padre mio, gliel’ho rinnovato e se sento in me qualche senso di tristezza, questo è nel contemplare il Dio dei dolori» (ibidem). 
Grande, oltre ogni limite umano, è stata la sofferenza di padre Pio; ha sofferto per Gesù e per le anime, fino a provare le angosce del Getsemani, a sudar sangue impregnandone gli indumenti, a sentire i dolori della flagellazione e della coronazione di spine, ad avere il cuore trapassato dalla lancia, fino all’acuto dolore della piaga sulla spalla provocata dal peso della Croce: «Dal giovedì sera fino al sabato – scriveva a padre Agostino –, come anche il martedì, è una tragedia dolorosa per me. Il cuore, le mani ed i piedi sembrami che siano trapassati da una spada; tanto è il dolore che ne sento» (Ep. I, p. 266). 
Padre Pio non solo amò, meditò e portò in sé la Passione di Gesù, ma sempre instillò anche nelle anime dei suoi figli e penitenti la devozione alla Passione di Nostro Signore. Ad Annita Rodote scrisse: «Siamo amanti, più di ogni altro, di Gesù appassionato, meditiamone spesso i dolori dell’uomo-Dio e non tarderà che anche in noi non si accenderà il gran desiderio di sempre più patire per amore di Gesù. L’amore alla croce fu sempre un segno distintivo delle anime elette; [...] senza l’amore alla croce non si può fare molto profitto nelle vie della perfezione cristiana» (Ep. III, p. 67). Voleva che i suoi figli spirituali fossero dei generosi e santi “cirenei” che insieme a lui, il “Cireneo di tutti”, aiutassero il Cristo a portare la Croce, disposti a soffrire con Lui per la salvezza del mondo e la propria personale salvezza. Alla richiesta di un figlio spirituale: «Padre, comincia la Settimana di Passione: ditemi una parola», padre Pio rispose: «Stendiamoci sulla Croce, per assaporare i frutti del Crocifisso!». E quali sono questi frutti, è padre Pio stesso a dircelo: «Qui, appiè della Croce di Gesù, le anime si rivestono di luce, s’infiammano d’amore; qui mettono le ali per elevarsi ai voli più eccelsi» (Ep. I, p. 601). Ma, conscio che la croce fa pur sempre paura all’umana debolezza, padre Pio rivela ai suoi figli il suo infallibile segreto: la Madonna, Colei che «fu la prima a praticare il Vangelo in tutta la sua perfezione» (Ep. I, p. 602). «La Vergine Addolorata – scriveva ancora a padre Agostino – ci ottenga dal suo santissimo Figlio di farci penetrare sempre più nel mistero della croce ed inebriarci con Lei dei patimenti di Gesù» (ibidem).
«Anche a noi Gesù ci invita a salire con Lui il Calvario – scriveva ancora ad Annita –. Ebbene non ci ricusiamo. Salire il doloroso monte con Gesù, ci riuscirà dolce» (Ep. III, p. 67). Con l’aiuto della Vergine Addolorata accogliamo anche noi l’invito di Gesù a salire con Lui sul Calvario, non lasciamolo ancora una volta solo sotto il peso della Croce e così otterremo per noi e per l’umanità fiumane di grazie e, come ci assicura padre Pio, dal Calvario spiccheremo il volo per il Tabor (cf Ep. I, p. 829).  

di Suor M. Eucaristica Lopez, Il Settimanale di Padre Pio, N. 13/2023

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