I FIORETTI
La passione di padre Pio /4. Il Santo più perseguitato dagli uomini di Chiesa
dal Numero 38 del 16 ottobre 2022

Un santo vero


Padre Pio non è un santo arcaico al punto tale da poter impedire ogni sorta di apertura alla modernità. Egli è una figura di uomo semplice ma santo! Un uomo che incarna quella spiritualità francescana genuina, che trova continuità dagli inizi fino al suo tempo, e anche fino a noi. Padre Pio è un santo puro e vero. 
Anche Giovanni Papini – grande scrittore fiorentino – nutriva dubbi circa il nostro cappuccino, perché lo riteneva un frate ignorante e, a suo giudizio, molto “meridionale”. Ma ai dubbi di Giovanni Papini rispose un altro grande scrittore, don Giuseppe De Luca, che aveva collaborato anche con lui, su una rivista fondata a Firenze. Così De Luca scrisse a Papini: «Padre Pio, caro Papini, è un cappuccino ignorante, molto meridionalmente grosso: e tuttavia (badi che oltre a confessarmi ho mangiato con lui e con lui mi sono trattenuto molto) ha con sé e in sé quel Dio tremendo che noi intravediamo in fantasia, e Lui nell’anima caldissima insostenibilmente e nella carne che ne trema sempre, piagata ora più ora meno, gemendo atrocemente. Proprio ho veduto che cosa sia il santo, non dell’azione ma della passione: che patisce Iddio».
Questo giudizio di don Giuseppe De Luca è estremamente toccante ed edificante. Egli descrive chi è padre Pio: un santo che incarna Dio nella sua vita, incarna Gesù Crocifisso, quel Crocifisso che si è manifestato nella sua carne. Quel Dio che i filosofi, gli scrittori, i letterati cercano in qualche modo di afferrare, padre Pio lo possedeva dentro di sé.

In conclusione


A conclusione di questa serie di articoli, cerchiamo di raccogliere le riflessioni finora esposte in un unico pensiero, che possa fungere un po’ da riassunto. 
Perché tutte queste tribolazioni? Come mai settanta visite apostoliche, oltre ad accuse e calunnie continue? Accuse che poi — cosa in apparenza assurda, ma che ha un suo senso logico — tutte si conclusero con un decreto di condanna nei confronti di padre Pio. Per ben due anni, il frate del Gargano sarà quasi esiliato, gli sarà impedito di ricevere visite, anche di celebrare la Messa in pubblico e di confessare. Una restrizione molto severa che costrinse il Santo al più completo isolamento. Alla fine, però, ciò che conta è che tutte queste ingiuste condanne sono servite alla sua glorificazione, convergendo nella sua canonizzazione, decretata da san Giovanni Paolo II, il quale strinse, in seguito, anche un legame speciale con il Padre.
Giovanni Paolo II, infatti, conobbe padre Pio da giovane, quando era ancora vescovo di Cracovia (era il 1962 e Wojty?a si trovava a Roma in occasione del Concilio Vaticano II). Per iscritto raccomandò alle preghiere del Santo la guarigione di una mamma a lui tanto cara, Wanda Pó?tawska, colpita da un tumore in fase terminale. Padre Pio pregò e questa donna guarì. Wojty?a, dunque, scrisse di nuovo a padre Pio per ringraziarlo con gioia immensa. 
Quando padre Pio ricevette la sua prima lettera, Wojty?a, come abbiamo detto, non era ancora papa ma vescovo di Cracovia. La lettera fu consegnata a padre Pio dal commendatore Angelo Battisti che lavorava in Segreteria di Stato ed era anche amministratore di Casa Sollievo della Sofferenza. Battisti disse a padre Pio che si trattava della lettera di un vescovo, senza ancora comunicargli chi fosse. Il Padre gli chiese di aprirla e di leggerla; quando sentì il nome del vescovo, commentò: «A questo non si può dire di no». Per lume divino, infatti, egli sapeva che quel vescovo sarebbe divenuto Vicario di Cristo.
Giovanni Paolo II, che ha conosciuto anche di persona il frate del Gargano, si recò nuovamente – ormai papa – dallo stigmatizzato dopo la sua morte. Sapeva bene, infatti, chi fosse quel misterioso cappuccino, e perciò volle canonizzarlo. 
Ma torniamo alla nostra domanda: perché tutta questa opposizione a padre Pio? Qual è la vera ragione? La ragione ultima è quella evidenziata dal primo padre spirituale di padre Pio, padre Benedetto da San Marco in Lamis, il quale – rispondendo ad una lettera di san Pio inviatagli il 21 agosto 1918 – il 27 agosto 1918 espresse al Santo, senza esitazioni, la ragione delle sue sofferenze (la stigmatizzazione, ecc.): «Tutto quello che avviene in voi [...] è vocazione a corredimere» (Ep. I, n. 502). 
Ecco il motivo di tutto: padre Pio era chiamato da Cristo stesso a diventare un altro crocifisso – letteralmente, un alter Christus – a favore della Chiesa, per salvarla in un momento di grande confusione e sbandamento. Egli, dunque, fu chiamato a sorreggere su una spalla la Chiesa, sull’altra il mondo, come lui stesso rivelò a Cleonice Morcaldi.
Concludo con una parola di padre Pio tratta dal suo epistolario. Egli scrisse di essere convinto che il suo cammino spirituale fosse un cammino che lo avrebbe portato, giorno dopo giorno, verso il monte santo del Golgota, per essere crocifisso con Cristo. E in un suo scritto del 1913, riporta queste parole che Gesù stesso gli rivolse: «Quante volte mi avresti abbandonato, figlio mio, se non ti avessi crocifisso» (Ep. I, n. 116). Ecco un’altra ragione, forse meno evidente, della sua crocifissione. 
Padre Pio annotò ancora che Gesù una volta gli disse: «Io [la croce] non la do a tutti, ma solo a quelle anime che mi sono più care» (ibidem). Per questo padre Pio è stato crocifisso: perché imparasse ad amare, perché fosse un amico intimo di Gesù e fosse corredentore a favore della Chiesa. È di questo che la Chiesa aveva e ha ancora bisogno.

di Padre Serafino M. Lanzetta, Il Settimanale di Padre Pio, N. 38/2022

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