I FIORETTI
Il Sacerdozio di Padre Pio: l’altare e il confessionale /2
dal Numero 13 del 27 marzo 2022

«Tutta la giornata sia preparazione e ringraziamento alla Santa Messa». Questo insegnava san Pio da Pietrelcina e questo egli innanzitutto praticava. Abbiamo visto nell’articolo precedente con quanta premura e quanto a lungo egli si preparasse alla celebrazione della Messa. Altrettanta attenzione e fedeltà egli poneva nel ringraziamento alla Messa e alla Comunione. Subito dopo la Celebrazione eucaristica si ritirava in un angolo della sacrestia e in profondo raccoglimento (e forse anche estasi) faceva il suo rendimento di grazie, mentre gli uomini presenti, inginocchiati e nel massimo silenzio, aspettavano che lui finisse per avere la sua benedizione o chiedere preghiere o consegnargli qualcosa. Si sa bene quanto la giornata di padre Pio fosse piena, con la turba di gente che arrivava al convento, bisognosa di luce, di riconciliazione, di aiuto e poi, successivamente, con la realizzazione della Casa Sollievo, con la direzione dei Gruppi di preghiera, con le varie attività che egli stesso promosse e portò avanti; questo, però, non fu mai per lui motivo per venire meno a quello che, dopo la Messa, considerava il momento più prezioso della giornata: il ringraziamento. 

A padre Roberto da Baggio, che in confessione si accusò di aver trascurato qualche volta il ringraziamento, san Pio disse: «Guardiamo che il non potere non sia il non volere. Il ringraziamento lo devi fare sempre, se no la paghi cara». «Questa frase – aggiunge padre Roberto – me la spiegò dopo»: Padre Pio gli raccontò che aveva imparato l’importanza del ringraziamento fin da bambino quando notò che l’arciprete don Salvatore, dopo la Messa, andava sempre in coro e si tratteneva lì per qualche tempo. Ne volle sapere il perché e questi gli spiegò che andava a fare il ringraziamento, svelandogli anche che diverse volte il defunto parroco precedente era apparso a lui e anche al sacrestano, in ginocchio nei banchi della chiesa e in preghiera, e una volta gli disse: «Salvatore, non tralasciare mai il ringraziamento alla Santa Messa, se no la paghi cara». Egli era in Purgatorio per aver omesso alcune volte il ringraziamento e ne scontava la pena lì. 

Il ringraziamento per san Pio era un dovere di amore e di gratitudine a Gesù per l’immenso dono della Comunione, ma era anche una profonda esigenza del suo cuore amante. Egli non poteva fare a meno di intrattenersi con l’Amato, che in questi momenti gli faceva gustare un anticipo di Paradiso nell’unione più intima, in una fusione dei cuori nella quale egli percepiva che il suo cuore batteva all’unisono con quello di Gesù. 

Subito dopo il ringraziamento san Pio dava inizio alla sua giornata “apostolica” costituita soprattutto dall’incontro con le anime nel sacramento della Riconciliazione al quale egli si dedicava con eroica generosità. È san Pio stesso che nelle sue lettere al Padre spirituale descrive l’intensità del suo apostolato in confessionale: «Dovete sapere che non mi si lascia un momento libero: una turba di anime assetate di Gesù mi si piomba addosso da farmi mettere le mani nei capelli» (Epistolario I, lettera del 23 agosto 1916); «Mi manca proprio il tempo materiale. Le ore del mattino sono quasi tutte spese nell’ascoltare le confessioni. Ma viva Dio, che mi assiste con la sua grazia» (Epistolario I, lettera del 29 luglio 1918).

Il confessionale era per padre Pio un campo di battaglia sul quale egli si batteva per sottrarre le anime al peccato e ai lacci del demonio, come ancora egli stesso afferma nella lettera del 3 giugno 1919: «Non ho un minuto libero: tutto il tempo è speso nel prosciogliere i fratelli dai lacci di Satana. Benedetto ne sia Dio [...] la maggior carità è quella di strappare anime avvinte da Satana per guadagnarle a Cristo. E questo appunto io fo assiduamente e di notte e di giorno. Qui vengono persone innumerevoli di qualunque classe e di entrambi i sessi, per solo scopo di confessarsi e da questo solo scopo vengo richiesto. Vi sono delle splendide conversioni».

Padre Pio riusciva a passare 15 e più ore al giorno nel confessionale. Era un vero “martire del confessionale” se si pensa che spesso era ammalato, che aveva continue perdite di sangue dalle ferite delle stimmate, che si nutriva con un po’ di minestra a pranzo e un po’ di zuppa a cena e che dormiva pochissimo; se si pensa che ogni sua giornata fu vissuta così, senza interruzioni di sorta, neanche per qualche giorno, fino al giorno della morte. Infatti, anche nella mattinata della sua ultima giornata terrena padre Pio confessò gli ultimi sette uomini. 

Tanta eroica assiduità si può spiegare solo con il suo amore per Dio e lo zelo “divorante” per le anime che lo spingevano a «dare la vita per i peccatori perché possano dopo partecipare della vita del Risorto» per mettere così fine «all’ingratitudine degli uomini nei confronti di Dio, nostro sommo benefattore». 

Enrico Medi in un suo contributo per il 50° di Ordinazione sacerdotale di san Pio scrisse: «Il Sacerdote sta intermediario tra Dio e l’uomo. Padre Pio è là che ascolta la nostra confessione [...]. Quella mano sanguinante assolve, la resurrezione canta l’inno della rinnovata nostra storia. Ogni anima che passa a quel confessionale deve costare al Padre spirituale sangue e sangue […]. Uomini, donne, il mattino, la sera, ogni giorno, sempre, da tanti anni. Dopo il Sacrificio della Messa forse è questa la croce più grande di padre Pio, portata con la festa del suo cuore. Potersi dare ad ogni anima singolarmente, direttamente, risuscitarla, sanarla, consolarla, innamorarla di Gesù: questa è la sua consolazione». 

Anche il Santo Padre Benedetto XVI nella sua visita a San Giovanni Rotondo ebbe a dire: «Padre Pio ci ricorda la dignità e la responsabilità del ministero sacerdotale. Chi non restava colpito dal fervore con cui egli riviveva la Passione di Cristo in ogni celebrazione eucaristica? Dall’amore per l’Eucaristia scaturiva in lui, come nel Curato d’Ars, una totale disponibilità all’accoglienza dei fedeli, soprattutto dei peccatori […]. Per il santo Frate del Gargano, la cura delle anime e la conversione dei peccatori furono un anelito che lo consumò fino alla morte. Quante persone hanno cambiato vita grazie al suo paziente ministero sacerdotale; quante lunghe ore egli trascorreva in confessionale! È proprio il ministero di confessore a costituire il maggior titolo di gloria e il tratto distintivo di questo santo Cappuccino» (Omelia della Messa, 21.06.2009).   

 

di Suor M. Gabriella Iannelli, Il Settimanale di Padre Pio, N. 13/2022

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