I FIORETTI
"Assisterai alla mia morte"
dal Numero 37 del 22 settembre 2019

La marchesa Giovanna Rizzani Boschi riesce con molta difficoltà a trovare una stanza in una pensione a San Giovanni Rotondo. È giunta da Roma con una sua amica, Margherita Hamilton, e deve adattarsi a dormire con lei perché non ci sono altre camere libere.
La marchesa è una figlia spirituale di padre Pio. È quella persona che il Padre «aveva visto», in bilocazione, nel 1905, quando lei stava venendo al mondo e suo padre moriva. Padre Pio si era allora trovato misteriosamente nel palazzo del marchese Rizzani, vicino a Udine, e dalla Madonna aveva ricevuto l’incarico di prendersi cura di quella bambina che nasceva già orfana. Il Padre aveva rivisto, sempre in bilocazione, quella sua figlia spirituale molti anni dopo, in San Pietro, e nel 1923 l’aveva finalmente incontrata a San Giovanni Rotondo.
Qualche tempo dopo, Giovanna era entrata a far parte del Terz’Ordine francescano e padre Pio, ricevendo la professione, le aveva dato il nome di suor Jacopa. «Non mi piace questo nome», aveva detto la marchesa, «vorrei avere il nome di Chiara». «Ti chiamerai Jacopa» aveva replicato padre Pio. «Hai letto la vita di san Francesco? Questa nobile matrona romana ebbe il privilegio di assistere alla morte del Santo di Assisi. Ricordati: un giorno tu assisterai alla mia morte». Ecco quanto mi ha raccontato la marchesa Rizzani: «Quelle frasi mi colpirono ma non diedi loro alcun peso particolare e finii quasi per dimenticarle. La mia vita fu sempre costellata di interventi misteriosi e miracolosi di padre Pio. A metà settembre del 1968, mentre ero a Roma, sentii la voce del Padre che mi diceva: “Vieni subito a San Giovanni Rotondo perché me ne sto andando. Se ritardi, non mi vedrai più”.
Con un’amica, Margherita Hamilton, partii il giorno successivo. Prendemmo alloggio in una pensione vicino al convento. Potei vedere padre Pio e confessarmi da lui. “Questa è l’ultima confessione che fai con me” mi disse. “Perché?”, chiesi. “Perché è arrivata la mia ora. Me ne vado” rispose.
Dopo la Confessione andai a baciargli la mano e gli offrii del denaro per la sua opera. “Tienilo, ti servirà”, mi disse. “Ne ho a sufficienza per pagare l’albergo e il ritorno a Roma – risposi –. Questa somma è per la Casa Sollievo della Sofferenza”. “Tienilo, figliola – disse lui –. Dovrai restare a San Giovanni Rotondo per diversi giorni ancora, e questo denaro ti sarà necessario”.
Nel pomeriggio, conversando con la mia amica, ricordavo gli incontri con padre Pio e le frasi da lui dette. Ricordando come divenni Terziaria francescana, riferii anche la storia del nome suor Jacopa e la frase che il Padre mi aveva detto: “Ricordati che assisterai alla mia morte”.
Quella mattina, 22 settembre, domenica, il Padre, dopo la Messa, si era sentito male, ma non c’erano notizie allarmanti sulla sua salute. Ma durante la notte accadde un fatto che non oserei raccontare se non fosse stato poi confermato da una relazione scritta dalla mia amica Margherita Hamilton.
Dormivamo nella stessa camera e io non riuscivo a prendere sonno. I cani ululavano. Finalmente mi addormentai. Non so cosa sia accaduto subito dopo, se fu un sogno, una visione o se padre Pio mi abbia fatto vivere una di quelle esperienze di bilocazione che per lui erano abituali. Improvvisamente mi trovai nella sua stanza. Ero perfettamente cosciente di ciò che vedevo. Il Padre era seduto in poltrona e stava male. Respirava faticosamente. Vicino a lui vedevo padre Pellegrino e altri frati. C’erano anche due medici. Tutti erano tristi e preoccupati. Stavano piegati sopra il Padre.
D’un tratto mi svegliai e gridai: “Margherita, il Padre sta morendo!”. “Non è possibile, nel pomeriggio stava bene, è solo un brutto sogno” mi rispose. “No, no, sta morendo, l’ho visto” ribattei. Mi alzai, mi vestii, scesi in strada e mi avviai verso il piazzale della chiesa. Quando vi giunsi, un frate uscì dal convento e disse che padre Pio era morto». 

Renzo Allegri,
Padre Pio, il santo dei miracoli,
pp. 462-463

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