Un figlio spirituale di Padre Pio, impiegato presso il Ministero dei Lavori Pubblici, aveva il suo Direttore che era un massone.
Questi cominciò, a poco a poco, ad interessarsi dei suoi viaggi che faceva da Padre Pio e con l’andare del tempo si convertì.
Questo figlio spirituale così affermò: «Era piuttosto anziano, e per giunta molto sofferente per un forte diabete. Divenne cieco. Fu messo in pensione. Ed io spesso andavo a trovarlo.
Del Padre e sul Padre, qualche cenno superficiale e basta.
Si ammalò, peggiorò sempre di più. Arrivò in fin di vita, ma si salvò.
Ed io pregavo insistentemente: “Padre, salva quell’anima”. “È tanto buono. Prega per lui, salvalo!”.
Una sera andai a trovarlo e mi sentii dire: “Sei tu! Sai cosa ho da dirti? Che anche in questa casa è entrata la voce di Padre Pio. Ho ascoltato oggi per radio il Santo Rosario recitato da lui, e Beniamino Gigli che cantava al Padre “Mamma”. Quant’era bello!”.
Ritornò il male. S’aggravò. E io non facevo che pregare.
Un giorno chiamò la moglie e le disse: “Avrei una cosa tanto grande e tanto bella da darti”.
E lei: “Che cosa?”.
“Ora non te lo posso dire, perché ti metteresti a piangere. Te lo dirò quaranta giorni dopo la mia guarigione”.
L’indomani rendeva l’anima a Dio in una serenità impeccabile. La signora mi riferì il fatto e concluse: “Mi aveva promesso che me lo avrebbe detto quaranta giorni dopo la sua guarigione, e invece non c’è più”.
La mia risposta fu spontanea e fulminea: “Quaranta giorni di Purgatorio, signora”.
La signora rimase perplessa. Lasciai passare i quaranta giorni e andai dal Padre a San Giovanni Rotondo. Mi confessai e alla fine misi sull’inginocchiatoio la fotografia del mio direttore.
Il Padre, come in un impeto di immensa gioia, col volto bello e luminoso, prese la fotografia fra le mani, e mi disse forte: “È in Paradiso!”».
Giuseppe Curci,
Padre Pio e l’aldilà, pp. 89-90, 99-100