I FIORETTI
I pasti di un gran santo
dal Numero 28 del 12 luglio 2015

«Figlio mio, mi sento il ventre gonfio, gonfio! Eppure oggi, che ho mangiato? Appena trenta grammi di cibo. Il più grande favore che potrebbe farmi il Superiore sarebbe quello di dispensarmi dal mangiare».
Queste parole mi disse Padre Pio, in un giorno assai lontano, davanti alla cella n. 5 del convento. Esse rivelano come il venerato Padre preferisse il cibo spirituale a quello materiale e quanto poco si nutrisse di quest’ultimo.
Egli mangiava pochissimo. A volte niente!
Quando venivo a San Giovanni Rotondo non mi stancavo mai di osservarlo a refettorio. Egli assaggiava appena le pietanze che gli venivano presentate con tanto amore. Poi, le passava subito a padre Anastasio da Roio che, a mensa, gli sedeva accanto.
Solo di rado gustava qualche fettina di fegato di maiale, dei carciofi o delle rape che gli mandavano da Pietrelcina.
«Questi sono della mia terra – diceva – bisogna mangiarli!».
Beveva volentieri un bicchiere di vino che l’aiutava a riposare un po’ o sgranocchiava pochi ceci abbrustoliti. Io mi affrettavo sempre a prendere quelli che lasciava sul banco per donarli agli amici.
A refettorio Padre Pio era cordiale con tutti ma, per lo più, restava in silenzio. Se un confratello provocava la conversazione, egli rispondeva con poche parole, piene di saggezza, o con qualche battuta. Quindi, mentre gli altri frati pranzavano, il Padre, con la mano nella pettorina in cui c’era l’inseparabile Corona, continuava a pregare.
Non prendeva caffè o liquori. Solo a Natale voleva una tazzina di caffè perché, diceva, «è Natale e bisogna fare festa!». Lo gradiva pure quando stava poco bene.
Una volta, a seguito di una febbre, si sentiva molto debole. Padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi decise di portargli in cella, ogni mattina, una tazzina di caffè. Il terzo giorno, però, Padre Pio disse: «Padre mio, adesso basta. Troppo lusso...!» e non volle prendere più caffè.
Se, per motivi di salute, Padre Pio non poteva raggiungere il refettorio, i frati facevano a gara per portargli da mangiare in camera.
Più volte è toccata a me questa fortuna. Poggiavo tutto su un piccolo vassoio che, con infinito amore, porgevo al Padre. Egli assaggiava qualche boccone e poi l’allontanava.
Se padre Onorato lo esortava a continuare, diceva: «Figlio mio, ho fatto l’ubbidienza. Ora non mi sforzate più. Sto bene così!».
Ero felice, allora, di consumare ciò che lui aveva toccato o aveva lasciato. Questo era per me un gesto di devozione che molti altri avrebbero voluto fare, al posto mio. E, anche di un simile privilegio, rendo grazie a Dio e al venerato Padre Pio.

Fra Modestino da Pietrelcina,
Io... testimone del Padre,
pp. 27-30

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