I FIORETTI
In filiale intimità
dal Numero 18 del 3 maggio 2015

Ritenevo una grazia singolare il poter stare vicino alla persona del Padre. Ero immensamente felice di prestargli all’occorrenza qualche umile e filiale aiuto. I momenti in cui mi toccava questo gradito compito era o la mattina o nel pomeriggio sulla veranda.
Il Padre era abitualmente raccolto in preghiera con la corona del Rosario, che scorreva continuamente fra le sue dita. Non mi permetteva di aprire conversazioni, se non per necessità di qualche consiglio o per il bisogno di confessarmi. In tal caso, rimanendo sempre con la corona fra le mani, egli chinava amorevolmente il capo verso il penitente e ascoltava.
Il giorno a cui si riferisce questo episodio Padre Pio stava seduto, sul lato sinistro del matroneo. La sua sedia veniva collocata molto vicino al parapetto in modo che, alzando gli occhi, poteva vedere agevolmente sia il Tabernacolo al centro dell’altare e sia più su l’immagine della Madonna delle grazie, che allatta Gesù Bambino.
Attualmente l’immagine di Padre Pio inserita nel mosaico, è posta sul lato destro, con le braccia aperte e il viso rivolto alla Madonna.
Dalle sue biografie e dall’esperienze di fatto io sapevo, che durante la preghiera, Padre Pio si effondeva in abbondanti lacrime. Chiaro dono di Dio.
Raccontavano i confratelli più anziani, che da novizio e da studente, le lacrime scorrevano fino al pavimento, tanto che i suoi compagni ci scherzavano sopra con delle battute affettuose. Il Padre pregò il Signore che gli togliesse questo dono, senza privarlo di quella tenerissima dolcezza, che gli inondava l’anima e gli struggeva il cuore.
Proprio come quando a Pietrelcina supplicò Dio e ottenne che non si vedessero le ferite delle stimmate, ma potesse continuare a sentire tutto il dolore, perché, diceva: «Quello lo voglio e lo bramo».
Quel giorno stando in piedi a poca distanza dal Padre avevo notato che il suo grande fazzoletto, quello che nella generazione passata usavano i contadini, era ormai zuppo di lacrime. Da tempo aspettavo l’occasione di avere una tale reliquia. Non ne avrei approfittato per tenerlo io – anche se questo mi avrebbe fatto immensamente contento –, ma per dividerlo in tanti pezzetti e darli ai malati, che mi conoscevano e me lo chiedevano. Ho pensato di offrirgli il mio, asciutto, e farmi dare il suo, bagnato. L’impresa non era facile. Il Padre, intuendo che io cercavo quell’oggetto come reliquia, mi avrebbe fatto una bella sgridata e i frati mi avrebbero allontanato da lui. Ma era un’occasione davvero opportuna e io non volevo rinunciarci. Lo sguardo mi andò sull’immagine della Madonna. Questo mi suggerì la soluzione del caso.
In silenzio rivolsi a Lei questa preghiera: «Madonna mia di’ tu al Padre di accontentarmi senza una sgridata».
Mi avvicino e con affetto gli propongo lo scambio: “Padre, dammi il tuo fazzoletto bagnato, ti do il mio che è asciutto».
Mi ha guardato in atto di rimprovero, ma in quell’istante si volta verso la Madonna, come se da lì una voce lo richiamasse.
Il tempo di qualche secondo, poi si volta verso di me e accetta lo scambio, dicendo affabilmente: «Va bene. Prendi il mio e dammi il tuo». Due favori in uno.
Ho ringraziato la Madonna ed anche il Padre.
Un piccolo gesto, un piccolo fiore. Ma anche un piccolo fiore può spandere un grande profumo.

Padre Guglielmo Alimonti OFMCap,
I miei giorni con Padre Pio,
pp. 37-39

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