I FIORETTI
Padre Pio nel mangiare... e nel bere
dal Numero 12 del 22 marzo 2015

Mangiava pochissimo. Un pomeriggio Padre Pio era nel corridoio del convento col nipote Mario. Questi aveva attorno a sé i suoi figlioletti che il Padre guardava teneramente.
Puntando il dito su uno di essi, scherzosamente il papà lo accusava: «Zio, questo è un mangione».
«Perché?», chiese Padre Pio. «Oggi si è mangiato un filone di pane lungo e grosso così», spiegò Mario.
Padre Pio sorrise. Poi domandò: «Quanto pesava?». «Certamente mezzo chilo», rispose il nipote.
Il Padre rimase un po’ a pensare, poi disse: «In quarant’anni [Padre Pio ne aveva oltre sessanta], io non sono riuscito a mangiare nemmeno la metà di quel filone di pane».
Io mi trovavo a fianco a Mario; ci guardammo e sembravamo dirci l’un l’altro: “Ma come fa a vivere senza mangiare?”.
Negli anni Cinquanta riuscii a portare una cassetta di uva bianca, grossa e profumata. Era uva da terra promessa.
Entrai nella cella del Padre il quale, vedendomi con la cassetta, mi chiese: «Che è?». «Padre – dissi –, vi ho portato quest’uva», e mi inginocchiai davanti. Egli la guardò: «è davvero bella!», esclamò.
«Assaggiatela!» ripresi e, subito, staccai un bell’acino da un grosso grappolo: pensavo fargli cosa gradita porgendogli l’acino più biondo e grosso.
«Che fai?», disse, fermandomi la mano: «Figlio mio, tu così mi fai fare colazione, pranzo e cena. Dammi l’acino più piccolo!».
Io ne scelsi, invece, uno meno grosso, ma lui, girando più volte la mano sui grappoli d’uva e trovandone finalmente uno piccolo piccolo, lo staccò, se lo portò alla bocca e, con fatica, lo masticò per diverso tempo.

Un pomeriggio d’agosto andai solo sulla veranda in attesa dell’arrivo del Padre dove, solitamente, s’intratteneva con noi.
Dietro la colonna di cemento lo trovai mentre beveva una bottiglietta d’aranciata.
Continuando a berla tutta d’un fiato, girò gli occhi e mi vide. Pensavo: “Come la sta gustando! Evidentemente avrà tanta sete”.
Senza scomporsi per niente, egli rimise il vuoto nella cassetta, mi guardò e mi disse: «Bevi». Io presi una bottiglia, l’aprii e cominciai a bere: era disgustosa, calda e imbevibile.
«Com’è cattiva!», dissi con candida schiettezza. «Bevi e statti zitto!», mi rispose.
La cassetta d’aranciata, infatti, lasciata nella veranda sotto il sole d’agosto sin dal mattino, fu portata da un frate cappuccino per offrirla a Padre Pio e a tutti i presenti, in occasione della sua prima Messa solenne.

Pierino Galeone,
Padre Pio. Mio Padre,
pp. 46-47

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