I FIORETTI
Povero di tutto
dal Numero 11 del 15 marzo 2015

L’umiltà

L’umiliazione dei figli e i rimproveri dei superiori mortificavano Padre Pio, ma non lo turbavano.
L’umiltà non gli impediva poi di riconoscere e ammirare i doni soprannaturali ricevuti, ma volgeva a Dio la sua ammirazione e il suo ringraziamento.
L’umiltà gli faceva riconoscere che era un nulla, per questo amava il nascondimento e l’oblio, e che era un povero uomo come tutti gli altri, soggetto al peccato originale, per cui giustamente meritava tutti i dispiaceri e ogni tribolazione.
Egli rendeva ordinario lo straordinario; in conversazione porgeva agli altri l’iniziativa e solo se interrogato prendeva la parola.
Era riservato nel ridere. Il suo riso non era mai beffardo, rumoroso o poco rispettoso.
Anche nel parlare era semplice e mite; conservava sempre la gravità e la sobrietà del saggio.
Nel camminare, nel sedersi e nello stare in piedi era modesto e senza affettazione alcuna.
Era umile e mansueto nell’essere e nell’operare. La sua umiltà era la più convincente testimonianza di essere sempre dinanzi a Dio e di trovarsi sempre disponibile a ogni cenno del Signore.

La povertà

La povertà vince l’amore disordinato ai beni di questo mondo. L’amore di Padre Pio era solo Dio; in lui non vi era altro se non l’amore a Gesù e alle anime. Dei beni di questo mondo non faceva conto alcuno, sia perché il suo cuore era pieno di amore di Dio, sia perché l’uso dei beni di questo mondo era così limitato da non bastare nemmeno a ciò che a ogni uomo è conveniente o necessario.
Le vili occupazioni, il rammendarsi le vesti e la delicatezza a non dare fastidio ai confratelli sono segno di profonda povertà.
Un giorno, camminando al suo fianco, notai sull’abito del Padre, sul lato destro del petto, una larga toppa, mal rammendata. Rimasi colpito e chiesi: «Padre, chi vi ha fatto quel rammendo? Come vi sta male!». «Io stesso – rispose –, ho fatto del mio meglio!». Tacqui. Egli, sereno e indifferente, continuò a camminare pregando.
Uscito dal coro, io non finivo di guardare quella pezza mal rattoppata e pensavo: “Anche tra le pezze è regale il nostro Padre!”.
Il Signore però ha disposto diversamente. Padre Pio amò tanto Gesù nei fratelli da donare loro tutto se stesso. A sua volta Gesù donò al Padre tanti favori celesti da farlo diventare l’uomo più desiderato della terra.
Da Gesù partivano doni spirituali che Padre Pio distribuiva ai fratelli bisognosi nel corpo e nello spirito, e dai fratelli venivano le offerte di carità che Padre Pio utilizzava sempre e solo per i fratelli sofferenti.
Padre Pio offriva sofferenze, Gesù elargiva favori e i pellegrini offerte.
Tutto si consumava nella carità di Cristo.
Fu facile per Padre Pio conoscere la Volontà di Dio: egli donava la sofferenza per la carità ai fratelli e i fratelli donavano la carità per i sofferenti. Sul binario dell’amore e del dolore Padre Pio ha mobilitato il Cielo e la terra: Gesù donava favori e gli uomini la carità. Il mediatore tra Gesù e i fratelli, e tra i fratelli e i sofferenti era Padre Pio.
Egli si è consumato sulla croce, povero e spoglio di tutto, per ottenere di più da Gesù e per avere di più dai fratelli per chi soffre.

Pierino Galeone,
Padre Pio. Mio Padre, pp. 36-38

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