I FIORETTI
La sapienza delle piccole devozioni
dal Numero 47 del 30 novembre 2014

I Santi conoscono Dio e i misteri della Religione in maniera profonda. Dedicano la loro esistenza a investigare il soprannaturale e con le azioni mettono in pratica ciò che credono. Conoscono la Teologia, i segreti della Mistica, dell’Ascetica e delle altre scienze, che guidano l’uomo verso il Divino. Hanno dimestichezza con gli insegnamenti della Bibbia e con quelli dei Padri della Chiesa. Sono insomma dei professionisti della “perfezione spirituale” e nei comportamenti quotidiani sanno sempre come orientarsi. Per l’uomo della strada, la casalinga, il cristiano semplice, il discorso è diverso. Queste persone costituiscono la quasi totalità dei credenti, ma son digiune di scienza teologica. Non sanno destreggiarsi e cercano di vivere la loro fede in maniera istintiva, semplice. Si affidano spesso anche a vecchie tradizioni popolari apprese nell’infanzia. Tradizioni che sono pratiche consolatorie, ma che in una società come quella attuale hanno perduto il loro carisma.
Il mondo è cambiato. Negli ultimi vent’anni ci son stati mutamenti radicali anche nella Liturgia e nella pratica religiosa. I nuovi libri “spirituali” sono pieni di insegnamenti e di anatemi una volta sconosciuti. Dotti teologi vedono superstizioni dappertutto, parlano di centralismo cristologico e sorridono ironicamente sulle pratiche religiose minori, che una volta erano diffuse tra il popolo. La devozione a un santo protettore, la visita ai Santuari, la preghiera all’Angelo Custode, l’uso dell’Acqua benedetta, il portare un’immaginetta nel portafoglio o una medaglietta al collo, l’accendere un cero davanti a un’imma­gine sacra sono tutte piccole cose, che un tempo arricchivano il vivere quotidiano di un credente e oggi vengono considerate soltanto esteriorità, più vicino alla superstizione che alla vera fede.
Tutte queste tradizioni sono scomparse. Si ri­petono ancora, ma non hanno più il profondo significato religioso di un tempo [...]. Non hanno più un entroterra teologico. Ufficialmente non sono più incoraggiate e sostenute, ma soltanto sopportate. L’insegnamento moderno le ha lasciate cadere in un limbo, e la gente ha perduto il senso del loro vero significato. Quasi più nessuno tiene in casa, in un luogo appartato e venerato, la candela benedetta, l’Acqua santa, l’olivo benedetto, il pane benedetto.
Che valore bisogna dare a queste “piccole cose” del credere e alle parole di coloro che, con le loro critiche, le disprezzano?
Scrutiamo il comportamento di uno dei più grandi spiriti del no­stro tempo, per trarre insegnamenti spirituali utili al nostro modo di vivere. Per vedere il tipo di comportamento tenuto da Padre Pio nella sua pratica quotidiana della fede, prendiamo in conside­razione il suo rapporto con la Madonna e il suo Angelo Cu­stode, che sono i due temi tipici della devozione popolare.
Ricordiamo che in Padre Pio la sua conoscenza del soprannaturale aveva connotazioni particolari, concesse solo a pochi. Nel corso della sua vita aveva avuto diverse visioni della Vergine. Quindi, quando si rivolgeva a Lei con la preghiera, era in uno stato d’animo privilegiato. Ma nono­stante questo, il suo modo di pregare era quello semplice, spontaneo, immediato, in perfetta sintonia con la devozione della gente comune. Fu sempre un grande sostenitore della recita del Ro­sario. Alle sue figlie spirituali raccomandava di iscriversi al “Ro­sario perpetuo”, una pia pratica fondata dal domenicano padre Timoteo Ricci nel 1632, che grazie anche a Padre Pio nel nostro secolo ha avuto grande diffusione [...]. Padre Pio sapeva benissimo che la Madonna è una sola; ma amava pregarla con i vari titoli, che si richiamano alle sue manifestazioni su questa terra.
Per il Santuario di Pompei aveva una devozione particolare, appresa in famiglia, dai genitori, quando era piccolo. Nel 1901, quattordicenne, era andato in pellegrinaggio a quel Santuario [...] e la vicenda aveva suscitato discussioni in famiglia. Suo padre, che era emigrato in America, appena saputo del viaggio se ne era lamentato, perché erano stati spesi dei soldi. Il ragazzo gli aveva allora inviato una lettera, scusandosi: «Circa la lagnanza fatta alla mamma per la mia andata a Pompei, avete mille ragioni. Però dovete pensare l’anno venturo, a Dio piacendo, finiranno tutte le feste e i divertimenti perché abbandonerò questa vita per abbracciare una migliore. È vero che ho sciupato alcune lire, ma ora mi prometto di guadagnarle con lo studio» [...].
Aveva una grande fiducia nella Madonna di Pompei e ne raccomandava la devozione con entusia­smo agli amici. In una lettera del 1912 all’amico Eligio Atella, si legge: «Ti mando poi un’immagine della Vergi­ne di Pompei e pregoti di essere a lei devoto. Sii sicuro che sotto tanto auspicio sarai libero da ogni sventura e le stesse privazioni della vita, fatte in onore di Lei, ti saranno ricambiate in altrettante gioie». Nel 1916 una sua figlia spirituale era molto malata. Il Padre scrisse a un confratello, padre Paolino da Ca­sacalenda: «Al riguardo ti pre­go di praticare e far praticare ancora da quante anime puoi le tre novene alla bella Vergine di Pompei. Anch’io, sebbene troppo indegnamente, mi sforzerò di fare lo stesso».
Verso l’Angelo Custode aveva lo stesso abbandono [...]. Oggi, nella pratica religiosa non si parla quasi mai degli Angeli, anche se la loro esistenza è un Dogma di fede.
Padre Pio, in virtù dei doni carismatici ricevuti da Dio, aveva la possibilità di sentire e vedere il suo Angelo Custode. Ne parla spesso nelle sue lettere. Racconta che l’Angelo Custode gli fa perfino da maestro di lingue. Scrive nel 1912: «I celesti personaggi non cessano di visitarmi [...] E se la missione del nostro Angelo Custode è grande, quella del mio è di certo più grande, dovendomi fare anche da maestro nella spiegazione di altre lingue». A volte Padre Pio invia il suo Angelo agli amici. Certo, nella vita normale, pochi possono avere tanta dimestichezza con realtà soprannaturali. Ma il fatto che qualcuno abbia tanta confidenza e tanta conoscenza, significa che quella realtà è concreta e un giorno sarà palesata a tutti.

cf. Renzo Allegri,
Padre Pio, Papa Giovanni.
Guide del nostro tempo
,
pp. 27-29; 36-40

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