I FIORETTI
Un impensabile conto alla rovescia
dal Numero 46 del 23 novembre 2014

La morte è il punto culminante dell’esistenza umana. L’esame ultimo. I primi cristiani la chiamavano “il giorno della nascita”, intendendo che non era la tappa conclusiva di un tragitto, bensì un traguardo da cui partiva qualcosa di nuovo, di importantissimo. Era l’inizio della vita vera, che non avrebbe mai avuto fine: quella del “Regno dei Cieli”, che Cristo aveva promesso ai suoi seguaci. La morte fa paura, giustamente, poiché l’istinto di conservazione è fortissimo in ogni essere. Per questo ogni essere rifiuta la morte, la teme, la combatte. Ma per il cristiano essa dovrebbe avere anche quelle connotazioni suggerite dalla fede, che permettono di “vedere” al di là dell’istinto di conservazione [...].
Padre Pio era stato chiamato all’esperienza mistica, e fu dotato quindi di carismi straordinari. Tra essi quello di conoscere, in forma misteriosa, l’avvenire di certe persone e anche il proprio. Sono numerose le testimonianze, che dimostrano come egli conoscesse il giorno e l’ora della sua morte. Ma nonostante questa conoscenza e quantunque nel corso della sua vita avesse avuto diverse volte il conforto di visioni celesti, anche Padre Pio aveva paura della morte.
Un giovane fotografo di San Giovanni Rotondo, Modesto Vinelli, aveva avuto la fortuna di scattare nell’ottobre del 1918 alcune immagini di Padre Pio, nelle quali si vedevano benissimo le stigmate; e le vendeva alla gente.
Un giorno un tale, osservando quelle immagini, cominciò a bestemmiare e a imprecare contro il Padre, chiamandolo imbroglione. Il fotografo reagì, litigò furiosamente e finì in prigione.
Tornato in libertà dopo quaranta giorni, andò a trovare Padre Pio e gli disse: «Per causa vostra sono andato in galera», e gli raccontò quanto era accaduto. Padre Pio ascoltò e poi rispose: «Modesto, non te la prendere. Abbiamo cinquant’anni dinanzi a noi». Quella frase divenne un ritornello. Vinelli era amico di Padre Pio e ogni anno, il 20 settembre, giorno anniversario della comparsa delle stigmate, andava a trovarlo. E ogni volta il Padre ripeteva la frase, con l’unica variante che il numero degli anni diminuiva gradualmente. «Modesto, abbiamo ancora trent’anni davanti a noi... venticinque anni... venti... quindici...». E ogni anno si presentava all’incontro con il cuore in tumulto. «Modesto ci restano ancora dieci anni... cinque... tre...  due...».
Il 20 settembre 1968, quando si presentò all’incontro, Vinelli sudava freddo. Era accompagnato da padre Alberto D’Apolito [...]. Padre Pio salutò l’amico affettuosamente, come sempre, e fissandolo negli occhi disse: «Caro Modesto, i cinquant’anni sono passati». Per poco Vinelli non cadde per terra stecchito. Uscì dalla stanza del Padre, tremando come una foglia. Due giorni dopo Padre Pio morì, mentre Vinelli visse altri quindici anni.
Padre Pio conosceva, quindi il giorno della propria morte. Ma aveva paura del traguardo [...]. Era uomo e subiva i ricatti dell’istinto di conservazione. Lo dimostra il fatto che, quando la morte si portava via un amico, un parente, soffriva e piangeva per il dolore. Come del resto era accaduto a Gesù, quando gli dissero che era morto il suo amico Lazzaro.
L’ultima notte trascorsa su questa terra, Padre Pio la passò in compagnia di un confratello, padre Pellegrino da Sant’Elia a Pianisi. Costui mi raccontò dettagliatamente ciò che accadde in quella notte: «Il Padre non chiuse mai occhio. Sembrava che avesse un appuntamento, che attendesse qualcuno. Continuava a chiedermi che ora fosse [...]. A un certo momento volle che lo accompagnassi sulla veranda. Si mise a guardare il cielo stellato e il viso era radioso. Poi rivolse lo sguardo verso un punto della veranda e il suo volto divenne triste, terreo. Continuava a fissare quel punto. Guardavo anch’io per capire la ragione di quel suo fissare con tanta intensità, ma non vedevo niente. Solo in seguito capii: in quel punto qualche ora dopo, venne esposta la salma senza vita del Padre» [...].
Come si ricava da questo racconto, anche Padre Pio di fronte alla morte ebbe paura, pur sapendo che per lui sarebbe stato un passaggio verso la Vita vera [...]. “Divenne triste e il suo volto divenne terreo”. La morte quindi fa sempre paura. Il cristiano, perciò, non deve meravigliarsi né vergognarsi, se di fronte a questo passo supremo si sente smarrito e terrorizzato. La fede illumina la paura, aiuta ad avere coraggio e speranza.  

Renzo Allegri,
Padre Pio Papa Giovanni.
Guide del nostro tempo
,
pp. 69-70; 76-79.

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