I FIORETTI
Sotto la dura scorza...
dal Numero 35 del 7 settembre 2014

Padre Pio non ammetteva l’ipocrisia, lo stato permanente di peccato. Usava modi bruschi per scuotere, per fare ravvedere, per far comprendere la gravità nell’offesa di Dio.
Anche Gesù si comportava con fortezza coi farisei, con gli scribi, coi dottori della Legge, con gli induriti nel peccato. Non chiamò forse i farisei “razza di vipere, sepolcri imbiancati?”. Non chiamò san Pietro «satana», perché lo distoglieva dalla Passione? [...]. Come Gesù, Padre Pio, in apparenza sembrava rude, quando vedeva il male e la cattiveria; ma il suo cuore ardeva di carità ed era sempre sereno e gioioso.
Un giorno Padre Pio interrogò l’avvocato Zito Luigi di Palermo: «Ti sei inquietato e adirato?». L’avvocato Zito: «Sì, Padre: mi sono risentito e adirato solo interiormente, non facendo vedere a nessuno il mio turbamento». Padre Pio: «Hai fatto male. Fai come me: io faccio una sfuriata, ma il mio interno è sempre sereno».
Una volta il Superiore del Convento, presente a un forte rimprovero del Padre ad un uomo che gli stava davanti, rimase molto male. Padre Pio, dopo il rabbuffo, rivoltosi verso il Superiore, che gli stava alle spalle, si mostrò con un volto sorridente e sereno, come se nulla fosse successo, e come se continuasse nello stato d’animo, pieno di pace, di serenità e di gioia. Il Superiore, padre Carmelo da Sessano, meravigliato, disse: «Ma come Padre!... un istante fa vi siete turbato ed ora siete cambiato!...». Padre Pio: «Figlio mio, mi sono turbato solo alla superficie, ma dentro nel cuore c’è sempre tanta calma e tanta serenità... Le parole debbono essere qualche volta così esteriormente, ma internamente mai va via la serenità. E sapessi quanto amo tutti...».

Padre Alberto D’Apolito,
Padre Pio da Pietrelcina. Ricordi, esperienze, testimonianze,
pp. 239-240

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