I FIORETTI
“Le tue sofferenze le prendo io”. Il legame tra Luigina Sinapi e Padre Pio
dal Numero 28 del 13 luglio 2014

Fortunatamente, grazie al Cappuccino padre Tarciso da Cervinara, sappiamo quanto basta per penetrare, almeno in parte, il rapporto di alta mistica che ha unito queste due figure. Padre Tarciso conobbe personalmente Luigina Sinapi a San Giovanni Rotondo nel 1953 quando egli stava accanto a Padre Pio, come sacrista del Convento. Lasciamo pertanto allo stesso padre Tarciso il racconto di quanto è accaduto nell’arco di un venticinquennio, cioè fino alla morte di Luigina.
La mamma di Filomena portò Luigina da Padre Pio negli anni Venti, quando, preoccupata per i fatti singolari che succedevano alla piccola, la mamma volle avere un giudizio personale del Padre, che già era conosciuto come grande «anima di Dio» e portava le stigmate di Gesù Crocifisso. L’intervento del Padre però si fece sentire con continuità per questa giovane figlia spirituale. E Gina è stata testimone di molti segni particolari di Padre Pio verso di lei. Ad esempio durante gli anni della guerra che furono particolarmente difficili per lei: era ammalata, senza lavoro e non aveva di che sfamare e vestire i fratelli e la sorella. Ma, durante tutto quel periodo, ricorda che ogni mattina appena sveglia trovava sul comodino i soldi necessari per il fabbisogno della giornata. Era il Padre che provvedeva, anche materialmente, a farle pervenire il necessario. Gina intanto aveva un santo desiderio: conoscere la ferita del costato del Padre.
Si era durante l’Anno Santo del 1950 ed un giorno Padre Pio andò da lei in bilocazione: «Ho capito! Sei curiosa e te lo devo concedere»; le mostrò la ferita del costato. Passato poco tempo le venne il desiderio di conoscere anche le stigmate delle mani e constatare se le mani presentassero dei fori. E ancora, accondiscendente, Padre Pio si fece vedere e togliendosi i guanti mostrò a Gina le mani ferite. «Vedi? E poi dicono che questo è “eczema”». Era questa, infatti, la voce che circolava, messa in giro dai denigratori del Padre. «Senti, ne dicono tante a me e ne dicono tante a te, perché ne hanno dette tante a quell’Altro che ci ha preceduto nella sofferenza!».
Il secondo ed importante «impatto» di persona con il Padre, avvenne nel 1953 dopo che Gina fu incolpata di appropriazione indebita di varie somme di denaro nella ditta in cui era cassiera. Con il cuore gonfio di dolore Luigina corse a San Giovanni Rotondo per parlarne con Padre Pio e consigliarsi sul da fare. Padre Pio, come vero padre, la trattenne per parecchi giorni e la tranquillizzò sul suo avvenire. Ma Luigina non aveva soldi e non sapeva come fare. Il Padre, a cui tante persone davano elemosine per i poveri, passò del denaro a Gina per il soggiorno e, prima che lei rientrasse a Roma, le diede anche il necessario per il viaggio [...].
Gina mi ha confidato che ogni volta che scendeva al Gargano chiedeva a Gesù di poter partecipare alle sofferenze del Padre e fu sempre esaudita. Mi diceva: «La Mamma e Gesù non mi hanno mai negato una tale grazia». Anzi una volta mi confidò che si scambiavano perfino le sofferenze. Il 24 aprile 1965 Padre Pio stava molto male. Le persone che l’attorniavano non ne capivano nulla. Telefonai a Gina e le dissi che pregasse la Madonna perché ci lasciasse ancora sulla terra Padre Pio. «Mi telefoni domani», rispose. Il giorno seguente la richiamai e le dissi che il Padre si era ripreso ed aveva perfino celebrato la Santa Messa. Però venni a sapere che Gina era a letto e non si poteva muovere perché tutta sofferente. Aveva chiesto su di lei le sofferenze del Padre perché potesse scendere in Chiesa a confessare.
Il 5 agosto 1966 Gina arrivò a San Giovanni Rotondo perché il giorno dopo, il 6, era un giorno particolare nella vita spirituale del Padre. Assistette alla Santa Messa e poi incontrò il Padre che le ordinò di andare al Santuario di San Michele a pregare per ambedue. Gina ubbidì ma al pomeriggio quando tornò stava molto male. Si mise pertanto a letto. Doveva però ripartire per andare in Terra Santa e chi le stava vicino le sconsigliò di intraprendere il viaggio. Ma durante la stessa notte Padre Pio andò da lei in bilocazione e le disse: «Stai tranquilla! Tutto passerà presto e andrai in Terra Santa. Appena la nave si staccherà tu ti sentirai benissimo ed io ti accompagnerò e ti sarò vicino». Infatti, partì ed appena la nave si staccò dal porto di Brindisi si sentì benissimo. In Palestina poi, a Gerusalemme, al Getsemani, a Betlemme e a Nazareth sentì continuamente il profumo intenso del Padre. Si accorse che non solo l’aveva assistita ma le si era reso anche presente.
Ai primi di maggio del 1967 Gina venne a San Giovanni Rotondo per conferire con Padre Pio di cose urgentissime e molte delicate. Al termine del colloquio le disse: «Ehi! Scappa subito a Roma e mettiti a letto, altrimenti non ti alzerai neanche per Pentecoste». Gina non capì il perché di quest’ordine, ma ubbidì. Dopo una decina di giorni, passando io da Roma, mi fermai a salutarla. Mi confidò che, secondo l’ordine del Padre, si era messa a letto e quello era il primo giorno che poteva mettere i piedi a terra. Il 10 agosto, passando ancora da Roma visitai Luigina ma la trovai a letto molto ammalata. Alle mie domande mi rispose che soffriva parecchio. «Anche Padre Pio è molto sofferente», le dissi. Luigina allora mi spiegò che stava offrendo una Novena di sofferenza alla Madonna perché Padre Pio fosse alleggerito dalle sue. L’offerta ottenne al Padre di ristabilirsi prontamente e di ritornare al suo ministero sacerdotale.
Passato qualche mese, sempre durante una mia visita, ritrovai Gina gravemente ammalata. «Gina – le chiesi –, come fai a sopportare tante sofferenze?». Di risposta lei: «Stai tranquillo! Ho sopportato tutto molto bene perché ben tre volte Padre Pio è venuto a consolarmi».
Quando Luigina si trovava a San Giovanni Rotondo parecchie volte chiese al Signore di poter partecipare alle sofferenze che Padre Pio pativa mentre celebrava la Santa Messa. E Gesù l’accontentò sempre. Così poté vedere che dalla fronte del Padre scendevano delle gocce di sangue che cadevano sull’Altare. Era il momento della Incoronazione di spine.
Nel 1966, mentre pregava in chiesa, e Padre Pio era nel matroneo, vide uscire dal cuore del Padre come una forte luce rossa che si proiettava sul Tabernacolo. Chiese al suo Angelo Custode cosa fosse. La spiegazione fu: «È l’amore di Padre Pio per Gesù Sacramento!». Gina poi osservò lo stesso fenomeno durante l’ultima Messa del Padre, il 22 settembre 1968.
A Roma il 15 agosto 1968 Padre Pio si mostrò a Gina e le disse: «Ti voglio a San Giovanni Rotondo». Gina aveva un itinerario già prestabilito a cui non poteva rinunciare. Lasciò però tutto e ubbidì come sempre. Il Padre, appena la vide, le disse: «Beh, sei venuta!».
Il 23 agosto seguente in Confessione Padre Pio le confidò che dopo un mese sarebbe morto e soggiunse: «Non dire niente a nessuno». Gina presa dallo sgomento disse: «Padre, e quando non ci sarete più, noi come faremo?». E il Padre con dolcezza: «Andrai innanzi al Tabernacolo, in Gesù troverai anche me!». E Padre Pio morì esattamente il 23 settembre! Quando arrivò la morte del Padre tutti si domandarono il «perché»! Gina allora lo chiese alla Mamma Celeste. Ecco la risposta: «Ci voleva una grande vittima nei momenti attuali della Chiesa».
L’11 ottobre successivo, allora festa liturgica della Maternità di Maria, la Mamma del Cielo mostrò a Luigina come avvenne il transito di Padre Pio. Vide il Padre, dopo la sua morte, volare al Cielo e nell’entrarvi andargli incontro una folla di anime che festose gridavano in coro: «Noi siamo salvi per te». Lo stesso giorno, sempre durante la visita della Mamma, vide accanto a Lei il Padre con le stigmate che mandavano fasci di luce. Noi sappiamo però che alla morte del Padre le stigmate sparirono, e questo fatto fece molto parlare nei mesi che seguirono. Gina, vedendo Padre Pio con le stigmate che emanavano raggi di luce, chiese alla Mamma una spiegazione. La Madonna rispose: «Padre Pio mi aveva chiesto che le stigmate si chiudessero almeno alla sua morte. Ed Io l’accontentai, esaudendo il suo spirito d’umiltà. Le ferite sono chiuse solo esteriormente, perché i fori sono sempre là, tra le ossa. Vi sono sempre le stigmate, come resta sempre trafitto anche il cuore. Lo vedrete alla sua esumazione».

Chino Bert,
Luigina Sinapi.
Una piccola-grande donna
,
pp. 115-123

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