I FIORETTI
“Uagliò. Apri la bocca!” La Prima Comunione con Padre Pio
dal Numero 25 del 22 giugno 2014

Ascoltiamo il racconto della Prima Comunione, che ne fa lo stesso mio fratello Michele.

Correva l’anno 1968, avevo sette anni e ricordo che mia sorella Maria, la maggiore, stava preparando il suo Matrimonio, il primo nella nostra famiglia. Immaginatevi il trambusto che regnava in casa per questo importante avvenimento. La data del Matrimonio era stata fissata per il 20 giugno, ma io ero in fermento per un altro avvenimento: la mia Prima Comunione. Qualcuno potrebbe chiedermi: «Perché è così importante questo evento, che ci vuoi raccontare?». Per ogni cristiano credente ogni Prima Comunione è un evento straordinario ma lo è ancora più per me, perché l’ho ricevuta dalle mani di San Pio da Pietrelcina il 16 giugno, e questa data la ricordo con particolare emozione, perché è il giorno in cui il Santo Padre Giovanni Paolo II lo elevò agli onori degli altari. 

Questo grande privilegio, però, intralciava i preparativi del Matrimonio. Se non fosse stato per mia madre, che quasi con piglio autoritario disse: «O quest’anno o mai più», e, visto che non era facile ottenere questa opportunità, data anche la mia tenera età, non avrei mai più avuto l’onore di ricevere la mia prima Ostia dalle mani di San Pio, perché, come tutti sappiamo, il “Santo del Gargano” volò alla Casa del Padre il 23 settembre 1968. 

Anche se ero ancora bambino ho un ricordo vivissimo di quel fantastico giorno. Percepivo una strana sensazione, capivo che stavo per ricevere un Sacramento importante per l’ascetica cristiana e da una persona straordinaria. Non so se lo stesso effetto lo facesse alla mia compagna – eravamo in due a ricevere la Prima Comunione –, ma la mia attenzione fu subito carpita dalle mani avvolte in fasce marroni del “Padre crocifisso”, e sapevo che sotto quelle bende egli aveva delle ferite indelebili: le piaghe ricevute dal Nostro Signore Gesù Cristo. 

Emozionato e tremante, per essere davanti a questo Frate carismatico e, come paralizzato, lo fissavo quasi fossi impaurito con la bocca chiusa. Non volevo perdere un solo gesto delle sue mani. 

Ricordo che al momento della Santa Comunione, lo sguardo di Padre Pio si pose su di me, come per dire: “Ora tocca a te”. Fui rapito dai suoi occhi penetranti e, come ipnotizzato, lo fissavo intensamente, impotente a compiere qualsiasi movimento. Si avvicinò, per porgermi la Comunione e, dopo una breve attesa, mi disse in dialetto campano: «Ué, uagliò, apre à vocca!».

 

Fra’ Francesco Savino OFMCap., 

Padre Pio. L’astro del Gargano.

Testimonianza di una famiglia

pp. 198-200

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