A meno di un anno da quel famoso 20 settembre 1918 (giorno in cui Padre Pio riceve le stimmate visibili) la notizia di un frate con le stimmate comincia ad allargarsi nelle Puglie, in Italia, all’estero. La stampa comincia ad occuparsi di Padre Pio, i giornalisti e i pellegrini cominciano ad accorrere nel piccolo paese del Gargano. Alcuni sono spinti dalla curiosità, altri negano il fatto, altri hanno un problema spirituale, altri hanno bisogno di aiuto, di un miracolo.
Tra i tanti che approdano a San Giovanni Rotondo vi è il professore Settimio Manelli. Nel 1924 decide di incontrare Padre Pio. È in una brutta situazione. Un po’ di anni prima, nel 1919, aveva conosciuto una persona che in seguito si era rivelata in possesso di poteri diabolici. Sentiva un malessere nell’incontrarla, ma nel momento che decise di non incontrarla più, cominciò a sentirsi torturato sia spiritualmente che fisicamente. Non aveva più pace.
Si ricorda di Padre Pio. La stessa persona, una volta, gli aveva parlato di un frate, nei pressi di Foggia, che indovinava e aveva proposto di andarlo a trovare. Il professore aveva risposto che erano fantasie di donne e la cosa era finita lì. Ora invece ha bisogno di aiuto. Si informa e viene a sapere che Padre Pio è un santo e vive nel convento di San Giovanni Rotondo.
Appena arrivato, si reca al convento e al primo piano incontra un frate al quale chiede di Padre Pio. «Sono io Padre Pio» si sente rispondere. Immediatamente comincia a dire che è venuto da lui perché gli hanno detto che è un santo e che ha bisogno di un santo. «Ma io non sono un santo», risponde Padre Pio. «Ma come! Sono venuto apposta qui, perché mi hanno assicurato che lei è un santo, e ora mi dice che non è un santo?». Continuava a ripetere: «Lei seguita a dire che non è un santo, mentre io cerco un santo. Allora me ne vado in Assisi; là ci sono i Santi?». E Padre Pio: «Sì, là ci sono i Santi!». Continuava a ripetere: «Mi hanno detto di venire qui perché lei è un santo, e ora mi tocca andare in Assisi per trovare un santo...». Saluta dicendo di voler partire il giorno dopo per Assisi, per trovare un santo. In fondo alle scale, si volta per un ultimo saluto, ma incontra lo sguardo del Padre, uno sguardo forte che si imprime nella mente e non riesce a dimenticare.
Il mattino dopo, rivivendo in un lampo quanto era accaduto con Padre Pio, si ritrova a dire: «Ma perché debbo andare in Assisi, quando mi hanno detto di venire qui da Padre Pio che è un santo?». Non vuole più partire e si reca al convento. In sacrestia, c’era solo Padre Pio. Il professore ha la sensazione che Padre Pio lo stesse aspettando. Appena lo vede, dice: «Ma come, non sei partito?». «Mi hanno mandato qui per trovare un santo, e ora dovrei andare a cercarlo in Assisi: no, resto qui». Padre Pio risponde: «Resta». Comincia ad aprirsi e gli dice: «Padre Pio, se mi aiuta a uscire da questo inferno in cui mi trovo, io sono un uomo tenace e fedele e sarò sempre tenace e fedele a lei». E il Padre: «Io sarò sempre vicino a te: non dubitare!». Entrambi hanno mantenuto la parola.
È da dire che per avere un’idea della situazione in cui il professore si trovava basta riportare una frase di Padre Pio: «Per Manelli ho impiegato due anni a trovare il bandolo della matassa!».
Cf. Settimio e Licia Manelli,
Questa è la mia famiglia,
pp. 21-25