I FIORETTI
Un nome nascosto Gaetano Mastrorilli: fotografo ufficiale di san Pio
dal Numero 02 del 13 gennaio 2025
«Avete presente la foto ufficiale della canonizzazione di padre Pio? È famosa, è quella che lo ritrae con le lettere dei figli spirituali in una mano e l’altra alzata nell’atto di benedire. Il giorno in cui Papa Wojtyla lo ha dichiarato santo, il 16 giugno 2002, l’immagine giganteggiava sulla facciata basilica di San Pietro. Ecco, quella foto la scattò mio padre, Gaetano Mastrorilli, che era il fotografo ufficiale del convento di San Giovanni Rotondo. Papà era amico di padre Pio, lo incontrò diverse volte, gli scattò innumerevoli fotografie e fu anche testimone di fatti prodigiosi». Dice così Patrizia Mastrorilli, 66 anni, figlia di Gaetano, che dopo aver gestito per anni il laboratorio del padre ora si dedica a far conoscere il suo lavoro attraverso mostre in Italia e anche all’estero. «Mio padre era un artista – spiega –; molte sue foto sono oggi ritenute opere d’arte. Era docente di tecnica fotografica presso l’Accademia delle belle arti di Bari, era apprezzato anche dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi, e fu il primo a fotografare le grotte di Castellana che poi gli fecero vincere un premio alla Mostra Mondiale di Speleologia a Washington. Le sue foto di padre Pio hanno fatto il giro del mondo, si trovano ovunque, sulle copertine dei libri, sulle immaginette, nei quadretti devozionali. Vengono ancora oggi viste da milioni di persone ma purtroppo non ci si ricorda mai del fotografo che le ha realizzate. Questo mi dispiace molto. Era il 1952. Mio padre allora era all’apice della carriera in quanto fotografo ufficiale dell’Ente Provinciale del Turismo e della Fiera del Levante, un ruolo molto prestigioso. Lavorava anche al teatro Piccinni di Bari e ritraeva i grandi attori come Totò, Gassman. Un giorno vennero a trovarlo in studio delle persone che non aveva mai visto prima. Erano il dottor Guglielmo Sanguinetti e Angelo Lupi, i principali collaboratori di padre Pio nella costruzione dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza. Dissero a papà che avevano sentito parlare di lui e che volevano ingaggiarlo come fotografo dell’imminente inaugurazione dell’ospedale. E poi gli parlarono di padre Pio, delle stimmate, delle guarigioni che compiva. Papà non era molto convinto e pensò che fossero tutte esagerazioni. Rifiutò l’incarico. Dopo un paio di settimane però, Sanguinetti e Lupi tornarono a Bari e ripeterono l’invito dicendo che era proprio padre Pio a volerlo. Ma ancora una volta papà disse di no. Poi accadde un fatto che gli fece cambiare idea. Un suo amico gli raccontò che le stesse persone, Sanguinetti e Lupi, erano state in una cava di Trani in cerca del marmo per le colonnine della cappella dell’ospedale. Il padrone della cava disse loro però di non avere il tipo di pietra particolare che cercavano. Risposero: “Padre Pio dice che a Santa Maria delle Grazie la pietra c’è!”. Nel sentire queste parole, l’uomo si ricordò che in contrada Santa Maria delle Grazie c’era una cava ancora inesplorata. Andarono a vedere e trovarono esattamente la pietra che cercavano. Questa storia incuriosì molto papà e lo convinse ad incontrare padre Pio. Partì con il cognato. Durante il percorso lungo i tornanti che portano al paese, papà cominciò a sentire un intenso profumo di rose e violette. Era fortissimo. Chiese al cognato se lo sentisse anche lui ma quello disse di no. Anzi, gli fece notare che, a bordo della strada, c’erano solo pietre e nemmeno un fiore. Poi papà conobbe padre Pio ma non sono mai riuscita a sapere come si svolse esattamente l’incontro. Papà era sempre molto riservato su questo e perciò penso che sia stato per lui una folgorazione. Mi disse però che il cuore gli batteva fortissimo e che aveva capito subito che quel frate non era una persona come le altre. Da quel momento andò spesso al convento per scattare foto e riprendere padre Pio. Il nostro archivio è strapieno di immagini. Esiste ad esempio un filmato in cui si vede il Padre che avanza nel corridoio mentre papà lo sta riprendendo con la cinepresa. Padre Pio si ferma, solleva il cordone del saio contro di lui ma subito dopo sorride. Papà diceva che al cospetto di padre Pio si aveva l’impressione di essere parte di un disegno divino. E gli capitava di assistere anche a inspiegabili fenomeni. Ad esempio, per poter lavorare più comodamente, papà approntò un laboratorio di sviluppo nel cantiere dell’ospedale. Era inverno, faceva molto freddo e gli acidi per lo sviluppo ghiacciarono. Impossibile procedere. Allora papà invocò Padre Pio in preghiera e le foto si svilupparono lo stesso anche con gli acidi in quelle condizioni. Nel 1954, mio padre venne incaricato dai cappuccini di riprendere l’inaugurazione della prima ala di Casa Sollievo. E due anni dopo, documentò l’inaugurazione dell’intero ospedale. Un giorno portò anche me da padre Pio. Ero piccola, non ricordo molto ma ho chiara in mente la figura di questo frate molto anziano, sulla sedia a rotelle e dei miei genitori che me lo indicavano. Quando poi il Padre morì, nel 1968, i frati chiamarono papà per fare le foto durante il funerale. A cerimonia terminata, poche persone poterono scendere nella cripta per la chiusura della tomba. Papà era tra queste. Mi disse che in quell’occasione era scoppiato in lacrime perché gli pareva di aver perso un genitore. Nel 1990, un altro fatto molto straordinario. Mio padre aveva 68 anni. Si sentì male e rimase in coma per quindici giorni. Pensavamo che ormai non ci fosse più nulla da fare quando improvvisamente si svegliò. I medici erano senza parole. Subito ci raccontò di avere visto padre Pio avanzare verso il suo letto con un calice in una mano e l’ostia consacrata nell’altra. Gli aveva detto che per questa volta era salvo ma che non sarebbe più potuto venire ad aiutarlo. Morì quattro anni dopo. E poi, venne il giorno della canonizzazione di padre Pio, nel giugno del 2002. Fu una sorpresa per me scoprire su un giornale la foto scelta per essere l’immagine ufficiale. Era proprio quella che mio padre amava di più. L’avevo cercata varie volte in archivio ma senza trovarla. Quella mattina provai ancora ed ecco lì il negativo. Era del 1958. Provai una grandissima gioia ma anche molta amarezza perché il nome di papà era stato dimenticato e non veniva citato da nessuna parte. Eppure fu per anni il fotografo ufficiale di padre Pio. C’è un documento dei frati cappuccini che lo prova. Però se glielo chiedevano, papà rispondeva sempre: “Io sono solo un suo umile apostolo”».
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