I FIORETTI
L’amore dei santi: cela, raccoglie, ringrazia
dal Numero 48 del 8 dicembre 2013

Nel 1959, Padre Pio fu gravemente infermo e quasi in fin di vita. Nel tirarlo un po’ su gli portavano ogni giorno dalla clinica un bicchiere di brodo di pollo. Un giorno mi trovavo nella sua cella, quando gli portarono detto bicchiere. Già altre volte avevo consumato ciò che il Padre lasciava per cui, anche in quell’occasione, pensai tra me: «Se Padre Pio me ne lascia un po’, lo prendo volentieri».
Arrivato a metà bicchiere, Padre Pio smise di bere e mi disse: «Tè, paesà, prendi e bevi». Lo ringraziai; ma appena avvicinai il bicchiere alle labbra ed incominciai a bere, fui preso da nausea e da arti di vomito, forse perché troppo carico e perché pieno di medicine. Tuttavia, per non fare brutta figura, lo mandai giù d’un fiato, ma con una inevitabile smorfia. Padre Pio se ne accorse e, quasi scherzando, mi fece: «Che!, paesà; non ti piace?... Ed io che devo fare la mortificazione tutti i giorni?...».
L’indomani mi offrì nuovamente un mezzo bicchiere di quel brodo, ma, chiedendogli scusa, lo rifiutai ammettendo di non riuscirlo a bere. Poi gli chiesi: «Padre, ma lei lo prende davvero volentieri questo brodo di pollo?». Rispose: «È la più grande mortificazione che l’obbedienza mi richiede. In verità, non mi va affatto». Lo dissi in giro e da quel giorno non glielo portarono più.
A refettorio, Padre Pio faceva quasi sempre solo atto di presenza. Arrivava per lo più in ritardo perché, lungo il corridoio, veniva fermato, ora per un consiglio, ora per una benedizione. Entrava col sorriso sulle labbra e, dopo aver salutato il superiore ed i confratelli, ringraziava il Signore per tanta provvidenza, quindi prendeva cibo. Era quell’occasione per fare un’ora di «vita comune» con i frati. Rispondeva alle loro domande, approfittando, anche della brevità di impartire lezioni di vita. Mangiava qualche forchettata di pasta, un po’ di anguilla arrostita o qualche pesciolino fritto. Poi, senza farsi notare, passava furtivamente il resto al confratello che gli sedeva accanto.
Un giorno l’osservai a pranzo. Finito il parco desinare, lo vidi raccogliere le briciole di pane che erano davanti a lui sulla mensa e, con l’indice della mano destra, se le portava alla bocca. Sembrava che stesse purificando la patena sull’altare. Rimasi ammirato per quell’atto delicato e gentile, proprio dei poveri. Quando, dopo pranzo, l’accompagnai sulla veranda, mi disse: «Figlio mio, come siamo cattivi noi uomini». Chiesi: «Perché, Padre?». Rispose: «Perché mangiamo e beviamo alle spalle di questo Dio che non ci fa mancare nulla e, alla fine, nemmeno lo ringraziamo». Ammisi che aveva proprio ragione!...

Fra Modestino da Pietrelcina,
Io... testimone del Padre,
pp. 50-52

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