I FIORETTI
Preferisco l’abito del Poverello!
dal Numero 46 del 26 novembre 2013

Padre Pio era distaccato da ogni cosa, e ciò che riceveva dalla gente lo regalava subito a chi gli stava vicino. E non ero sempre e solo io.
Un giorno, nella camera del Padre, ordinavo la sua biancheria intima e notai che le maglie erano tutte consumate. Rovistai nel guardaroba, e non ne trovai di nuove. Fui felice che finalmente ero io che potevo dare qualcosa di mio al Padre: presi delle maglie nuovissime e le misi tra la biancheria del Padre.
Il giorno dopo, passando in mezzo alla gente, una signora gli dà una scatola e gli dice: «È un po’ di biancheria. Le può servire». Padre Pio dice: «Dalla a questo uaglione». Invece, le buste di offerte per i malati le prendeva lui, ed era felicissimo. Subito le mandava in Clinica, tramite il cappellano.
Arrivati nella camera numero cinque, poggiava tutto sul letto. Io apro il pacco e vedo che sono maglie: sono felicissimo per lui. Ma non dico nulla. La sera, dopo la funzione serotina, viene Enrico, un bolzanino che per amore del Padre si era ritirato a San Giovanni Rotondo [...]. Questo Enrico entra nella cella del Padre, sta qualche minuto, e poi esce, portando sotto braccio proprio quella scatola delle maglie. Tra me e me dico: “Non fa a tempo a ricevere una cosa e subito la regala, anche se serve a lui!”. Un’autentica ribellione al comportamento del Padre.
All’ora solita mi chiama, ed entro in cella per prenderlo sottobraccio. Quando sono davanti a lui, mi dice: «Le maglie che volevi tu stanno sul letto. Nella scatola c’erano delle caramelle e dei bambinelli che ho mandato a dei malati. E non pensare subito a male». Mi feci rosso ma fui felice. Al Padre non sfuggiva nulla di quello che dicevo e che non dicevo!
Sempre a proposito di biancheria il Padre non comprava mai nulla per sé, ma era la gente che lo riforniva [...].
Una volta [la signora Terzaghi] ebbe l’idea di portare addirittura un pezzo di stoffa calda per l’abito invernale. Porta un taglio per il Padre e un altro anche per me. Provvidi subito a farlo confezionare dalle suore, prendendo le misure da un altro abito. Era una meraviglia. Padre Pio non ne voleva sapere di usare cose nuove: preferiva quelle vecchie, che già sapeva come gli andavano.
Un giorno lo convinsi ad indossarlo e vidi che gli andava anche bene. La sera mi disse: «Uagliò, è leggero e veramente caldo l’abito che mi hai fatto fare». Lo riferii alla signora Terzaghi che il Padre era contento perché era caldo e la Clara mi disse: «Padre Eusebio, l’ho preso per questo. Questo tipo di stoffa è “cashmere”». Io non sapevo neppure che cosa fosse, perché non l’avevo mai sentita. Mi feci spiegare la provenienza, e in via confidenziale anche il costo: non voleva assolutamente dirmelo. Quando seppi la cifra rimasi sbalordito.
Qualche giorno dopo, il Padre continuava a fare l’elogio dell’abito che era leggero addosso e teneva caldo. Io come uno stupido, ebbi l’infelice idea di dire: «E si capisce Padre, costa lire...». Il Padre: «Come?». Puntualizzai: «La signora Clara Terzaghi, che lei conosce bene, mi ha detto che l’ha procurato per lei e costa tanto...». Il Padre si affrettò a dirmi: «Io non ho mai mancato di povertà, e ora vuoi che manchi alla vecchiaia?». Se lo tolse e non volle indossarlo più. Con tutta la confidenza che avevo, non ci riuscii a convincerlo [...]. Quando tornavo all’attacco, mi rispondeva: «Preferisco sentire il freddo con l’abito di san Francesco, anziché sentire caldo con l’abito tuo e peccare contro la povertà».

Padre Eusebio Notte,
Padre Pio e Padre Eusebio.
Briciole di storia,
pp. 285-288

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