I FIORETTI
Se me lo avessi detto prima, te l’avrei strappato!
dal Numero 39 del 6 ottobre 2013

Durante la mia lunga permanenza a San Severo in due periodi di tempo, prima come Parroco di Maria Santissima delle Grazie, dal 1953 al 1961, e poi come Superiore del convento, dal gennaio 1964 al maggio 1968, con la parentesi del secondo triennio di superiorato a Pietrelcina, ebbi il tempo e la possibilità di avvicinare con molta frequenza Padre Pio [...].
Padre Pio non era un Frate qualsiasi, come tutti gli altri, benché si sforzasse di apparire tale. Aveva qualcosa di soprannaturale, che lo distingueva e lo elevava al di sopra di tutti. Aveva lo splendore e la grandezza della santità, la forza potente della carità e dell’amore, il fascino irresistibile della bontà e dell’umanità, la bellezza e l’attrazione del Cristo Crocifisso. Era il ritratto vivente di Gesù sofferente e appassionato. Chi si avvicinava a lui veniva conquiso e non aveva più la forza e il coraggio di abbandonarlo. Padre Pio ebbe per tutti sensi di umanità e di bontà, parole di conforto e di incoraggiamento, espressioni di paternità e di dolcezza, consigli illuminati e sapienti, parole forti di rimprovero e di richiamo per chi si mostrava ricalcitrante alla grazia del Signore. Sono stato testimone di numerosi incontri, colloqui ed episodi di persone provenienti da ogni parte del mondo con Padre Pio. Quante volte l’ho visto commuoversi dinanzi alle lacrime e alle sofferenze di poveri infelici! Quante volte, dinanzi a casi pietosi e a sventure, ho sentito dalle sue labbra questa espressione: «Povera gente!... quanti guai!... quante miserie!... il Signore abbia misericordia! Signore, dà a me le pene dei fratelli!...». Sensibilissimo quanto mai, non sapeva frenare le lacrime alla notizia della morte di qualche persona cara. Pianse per la morte della mamma, del padre, del fratello Michele e di tante altre persone amiche. Alla morte del dottor Sanguinetti sembrava inconsolabile.
Un pomeriggio, dopo alcuni giorni dalla morte del dottor Sanguinetti, da San Severo mi recai a San Giovanni Rotondo per domandare un consiglio a Padre Pio. Entrai nella sua cella e lo trovai con le lacrime agli occhi. Lo interrogai: «Padre, perché piange? Che cosa è successo?». Mi rispose: «Tu non sai niente? Non hai saputo che è morto il dottor Sanguinetti?». Soggiunsi: «Sì, Padre, ho saputo che è morto il dottor Sanguinetti, ma già sono passati parecchi giorni. Bisogna rassegnarsi alla Volontà di Dio. Tutti dobbiamo morire». Padre Pio: «Sì, tutti dobbiamo morire, ma il Signore doveva lasciarlo ancora per un po’ di tempo perché si avvicina l’inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza e non so come fare. Io non me ne intendo». Poi rivolse lo sguardo al Crocifisso a capo del letto e disse: «Gesù, tu sai quanto ti amo! Non ti offendere se ti dico che questa volta sei stato crudele con me. Ti sei preso l’amico Sanguinetti, senza dirmelo prima, come hai fatto tante volte con altre persone. Lo so, se tu me lo avessi detto prima, non te l’avrei dato; te l’avrei strappato dalle mani».
Dinanzi a questo sfogo confidenziale e amoroso, rimasi stupito e commosso. Il Signore, per non cedere alle preghiere ardenti e pressanti del suo prescelto alla corredenzione, non gli aveva rivelato anticipatamente la volontà di prendersi il dottor Sanguinetti.

Padre Alberto D’Apolito, Padre Pio da Pietrelcina,
Ricordi, esperienze, testimonianze, pp. 129-131

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