I FIORETTI
Una vocazione a prova di zucchine
dal Numero 05 del 30 gennaio 2022

La vocazione religiosa è un dono di Dio che tuttavia non può attuarsi senza una corrispondenza da parte nostra. Questa è la ragione per cui il più delle volte la si perde. Essa ha bisogno dell’adesione della nostra libera volontà e ciò fa risaltare un duplice aspetto dagli estremi inconciliabili. Possiamo contemplare l’incommensurabile e inesprimibile amore di Dio, Creatore dell’universo, che si fa talmente piccolo da mendicare il nostro “sì”, e rimanere atterriti al pensiero di essere un giorno giudicati sulle ragioni del nostro rifiuto. L’ago della bilancia della decisione è pur sempre la volontà umana. 

Se però tante vocazioni sono disattese, altre manifestano la potenza della grazia di Dio, se solo si è disposti ad impiegare bene la volontà, facendo qualche piccolo sacrificio, lottando contro la propria natura.

È il caso della vocazione di padre Luciano Lotti, figlio del professore e primario del reparto di pediatria dell’ospedale di San Giovanni Rotondo (1).

Terzogenito di nove figli, in casa si cresceva con un rigore carico di amore, per cui si mangiava quello che mamma Iucci (2)preparava. Andava bene tutto per Luciano, ma le zucchine proprio non riusciva a mandarle giù. Era come se fosse affetto da una sorta d’iperallergia ripugnante. Neanche le imposizioni di papà Francesco riuscivano a smontare quella speciale «patologia». Il professore finì con il desistere dal costringerlo a mangiare quella verdura, dopo che una volta raccontò a padre Pio di essersi spazientito con il figlio a causa della sua resistenza nei confronti di questa pietanza, per la qual cosa si buscò un severo rimprovero dal Santo con l’ingiunzione di lasciare in pace il figlio. 

Intanto Luciano già intorno ai 9 anni si alzava di buon’ora per partecipare con i genitori alla prima Messa del mattino manifestando una spiccata sensibilità per la vita religiosa, tanto che una volta ricevette dai genitori un paio di scarpe nuove e alla domanda se gli piacessero, rispose che preferiva i sandali francescani. 

Quando stava per terminare la scuola media – padre Pio era già volato in Cielo – espresse ai genitori la volontà di proseguire il ginnasio a Sant’Elia a Pianisi, presso il collegio dei frati cappuccini, ma il papà non lo consentì perché non lo riteneva ancora maturo per una decisione del genere. Giunse a questa conclusione consultando pure confratelli di santa vita di padre Pio, come padre Carmelo da Sessano. 

Luciano incassò il colpo senza proferire obiezioni, solo chiese di essere accompagnato a vedere il collegio di Sant’Elia a Pianisi come premio della promozione, cosa a cui il professore acconsentì. 

Durante l’estate venne il giorno della grande visita. Padre e figlio giunsero quasi ad ora di pranzo ed era inevitabile che l’ospitalità francescana facesse il suo corso, a patto, però, che si fosse ben disposti ad accettare quello che passava il convento. 

Giunti in refettorio, quel giorno il menù dei frati era a dir poco raccapricciante per i gusti del ragazzino: minestra di zucchine per primo e zucchine bollite per secondo. Così i commensali cominciarono a mangiare. Papà Francesco non osava guardare il volto di Luciano che in un silenzio sofferto ingeriva tutto. A questo punto la grazia di Dio compì un’altra delle sue meravigliose opere; esplose con potente tenerezza che commuove e lascia quasi senza parole. Al termine del pranzo, Luciano appena quattordicenne, sbiancato in volto per lo sforzo che aveva compiuto e con la fronte sudata, disse al padre che se l’avesse lasciato entrare subito in convento senz’altro indugio, avrebbe mangiato zucchine anche tutti i giorni. 

L’inflessibilità di Francesco era stata squarciata dal sacrificio del figlio, dalla sua volontà eroica supportata dalla grazia divina. Le sue perplessità si dissolsero e occorse giusto il tempo di preparare il necessario per consentire l’entrata nel collegio dei frati.

Quali meraviglie non compie il Signore quando rispondiamo alla sua chiamata! 

Mettiamoci anche noi nella disponibilità di animo di eseguire sempre la volontà di Dio e non temiamo di confidare in Lui che all’occorrenza rovescerà anche le situazioni che sembrano totalmente a nostro svantaggio.   

 

Note

1) Cf. Francesco Lotti, Padre Pio nella mia vita. Quando lo straordinario era ordinario, pp. 137ss.

2) Iucci è il diminutivo di Mariuccia, con cui la mamma era chiamata.

 

di Lazzaro M. Celli, Il Settimanale di Padre Pio, N.5/2022

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