I FIORETTI
Il fidanzamento giusto. Non solo purezza ma anche preghiera
dal Numero 04 del 23 gennaio 2022

Quella di Francesco Lotti è una storia straordinaria e personalissima, ma ha un messaggio importante per tutti: la relazione tra due persone non deve mai escludere l’iniziativa di Dio, cui chiedere nella preghiera luce per comprendere se quella al nostro fianco è la “persona giusta”.

Nella cultura pervasa dal pansessualismo, com’è quella in cui viviamo, i giovani non sono nella condizione migliore per scegliere il partner giusto. Quando la relazione non è fondata tutta sul sesso, nella migliore delle ipotesi un rapporto è regolato dalle sole emozioni. Seppur importanti, se non sono supportate dalla preghiera, danno indicazioni fallaci e possono risultare pericolose come segnali stradali falsificati: mettono a rischio incidente chi li segue. 

Illuminante, a tal proposito, è il percorso sentimentale del professor Francesco Lotti, primario di Pediatria dell’Ospedale di San Giovanni Rotondo e figlio spirituale di san Pio. 

La sua storia cominciò quando, finita l’Accademia militare, fu destinato ad un corso di perfezionamento che prevedeva anche lezioni di equitazione. 

Quel giorno i cavalli erano pronti con la sella in groppa e il giovane Lotti, puntuale, attendeva l’arrivo dell’istruttore. La caserma della scuola di equitazione era parte del complesso monumentale della Pilotta che si ergeva imponente nel centro storico di Parma. Era un sabato pomeriggio del 1943, tra fine febbraio e inizio di marzo. Inaspettatamente la lezione non si tenne, così gli allievi ebbero il permesso di uscire dal maneggio a cavallo. Franco cavalcava la sua Fedra, con portamento fine, in divisa. Dall’alto della sua cavalcatura dovette assumere un’aria di nobiltà e non fu difficile guadagnarsi lo sguardo di Paola, una giovane ginnasiale seduta nel giardino del suo villino, immersa nella lettura, ma non fino al punto da non accorgersi del nobile cavaliere. 

Sguardi, sorrisi, qualche parola, poi l’ingresso in casa. Franco aveva in tasca un ottimo biglietto di presentazione: l’amicizia con padre Pio cui anche la famiglia di Paola era legata. 

Cominciarono le prime uscite serotine, dove il silenzio si faceva parola attraverso l’intensità degli sguardi. Seduti sul greto del Parma, le emozioni trasalivano da quei due giovani cuori e ammantavano i ciottoli e la ghiaia del letto di quel torrente che prendeva il nome dell’omonima città che attraversava. Incontri puliti, dove s’intrecciavano solo sentimenti. 

Tutto sembrava volgere per il verso giusto, quando a poco più di seicento chilometri di distanza, una donna, la mamma di Franco, gli inviò una lettera con un avviso di padre Pio. Poche parole essenziali e chiare, come nel suo stile: Franco doveva immediatamente stroncare quella relazione sentimentale. 

Con la morte nel cuore e la lettera in mano si recò a casa di Paola. La ragazza la lesse e fu assalita da un profondo turbamento. Era immaginabile! Non smetteva di chiedersi il perché. La famiglia era devota al Padre, loro vivevano il fidanzamento in modo casto, per quale motivo non potevano più incontrarsi?

Con un guizzo tipicamente femminile consigliò a Franco di recarsi a San Giovanni Rotondo e parlare con padre Pio. 

Qualche giorno dopo il sottoufficiale Lotti era in ginocchio al confessionale del santo cappuccino. Un nodo alla gola gli serrava le parole. Il Padre gli afferrò amorevolmente le mani e gli disse che non sopportava di vederlo soffrire tanto e in sostanza lo lasciava libero di decidere. Ma Franco non avrebbe potuto ignorare il suo consiglio e chiese almeno di sapere perché. La risposta fu semplice e dolorosa al tempo stesso: l’unione con Paola non era nei progetti di Dio. 

Passarono gli anni, finì la guerra, Franco stava quasi per laurearsi in medicina. Arrivò a San Giovanni Rotondo dove viveva da alcuni anni la madre. Andò a Messa come suo solito, ma quella volta l’abituale incontro con il Padre gli riservò una sorpresa: padre Pio gli aveva detto che aveva sognato il suo matrimonio. Il giorno dopo erano le 5:30 del mattino e la chiesa vecchia di Santa Maria delle Grazie traboccava di gente. Francesco era seduto in fondo, quando dalla corriera proveniente da Foggia scese una signora con due figlie. La più grande si sedette accanto a lui. Dopo la Messa, in sacrestia, il Padre chiese a Franco se le piacesse. Lui cercò di tergiversare, ma il Cappuccino, con il fare di una vecchia volpe che sapeva il fatto suo, insisté. Franco prese tempo e rispose che non poteva dir nulla di quella ragazza che si era seduta accanto a lui, perché era buio e non l’aveva vista bene.

Allora il Padre attese che la vedesse alla luce del sole. Il che accadde il pomeriggio stesso. Incontrò la ragazza con la madre e fecero insieme un tratto di strada lungo il Viale dei Cappuccini. 

Il giorno dopo andò in chiesa e padre Pio stava confessando le donne. In ginocchio c’era proprio la ragazza del giorno precedente. Si alzò dal confessionale con il volto rosso e andò via in fretta. 

Poi la Messa e il solito il colloquio confidenziale. Ancora una volta il Padre gli chiese se gli piacesse la ragazza. Alla risposta affermativa gli disse che sarebbe dovuto andare la sera stessa a chiederle la mano. Franco tergiversò, trovò motivi ragionevoli per obiettare a quella richiesta, allora il Padre andò via senza salutarlo. Chiuse la porta alle sue spalle per poi riaprirla un attimo dopo, giusto il tempo per dirgli che se entro sera non si fosse fidanzato con quella ragazza avrebbe potuto dimenticarsi di padre Pio. 

Franco prese la strada di casa. Giunto che fu, si confessò, questa volta con la madre, che gli consigliò di tornare dal Padre e di chiarire. 

Franco tornò al Convento e si dispose in fila per la confessione. Quando arrivò il suo turno chiese per qual motivo avrebbe dovuto fidanzarsi con questa ragazza prima di sera? Allora il Padre gli disse con affetto che quella era la donna che il Signore aveva scelto per lui. Una sola cosa era importante: se sentisse o no attrazione per la ragazza. Tutto, però, dipendeva dalla sua volontà, che restava libera davanti a Dio. Di nuovo la risposta di Franco fu affermativa. Allora il Padre comprendendo l’imbarazzo del giovane nel dichiararsi così in fretta, gli propose di farlo in sua vece. 

Due giorni dopo san Pio vide la mamma della giovane. La chiamò e le disse che le aveva maritato la figlia. 

E così Franco sposò quella ragazza che gli diede nove figli. La loro vita fu una storia d’amore fantastica. 

Ora, se non tutti hanno la grazia di avere un consigliere eccelso e soprannaturalmente illuminato come san Pio, tutti hanno la possibilità di piegare le ginocchia e chiedere al Padre di trovare la donna giusta per metter su famiglia. Non basta comportarsi bene durante la relazione di fidanzamento per desumere che quello sia il partener giusto, cioè quello che rientra nei disegni di Dio. Un comportamento ineccepibilmente puro dovrebbe essere la norma per ogni relazione prematrimoniale, ma non la certezza indiscussa che quella sia la volontà del Signore. Per comprenderla occorre un retto convincimento interiore che solo la preghiera o una santa direzione spirituale può dare. Se ci sono tentennamenti, affiorano incertezze, potrebbe essere il segno che quella non sia la persona giusta. 

Forse chi leggerà questa storia la troverà ai confini con l’immaginario, ma la vita sentimentale del professor Lotti andò proprio così. La sua obbedienza ai disegni di Dio sia d’esempio per tutti noi [Per chi volesse approfondire si consiglia la lettura del libro autobiografico di Francesco Lotti: Padre Pio nella mia vita quando lo straordinario era ordinario, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina].   

 

di Lazzaro M. Celli, Il Settimanale di Padre Pio, N.4/2022

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