I FIORETTI
Profezia e numeri…
dal Numero 34 del 1 settembre 2013

Nel novembre 1958 il dottor Piero Melillo si trovava nella cella di Padre Pio insieme all’architetto Geppino Gentile, che seguiva i lavori per la nuova chiesa che stava sorgendo a San Giovanni Rotondo, ed altri confratelli del Santo. Era sera e i presenti si intrattenevano col Padre in attesa che egli prendesse un po’ di meritato riposo, quando l’architetto disse di aver sognato dei numeri. Il dottore – lo confessa lui stesso – aveva il vizio del gioco del lotto, ereditato dal nonno e dal suo papà. Pensando che fosse la volta buona, incoraggiò l’architetto a rivelare i numeri che aveva intenzione di giocare. L’amico non si fece pregare e cominciò a metterli fuori. Al primo numero Padre Pio rimase zitto, ma con piccoli cenni del capo assentì; al secondo, toccò col gomito il braccio del medico per richiamare la sua attenzione e gli corresse un’unità del numero annunciato; al terzo e al quarto mostrò completa indifferenza. Il dottore, rientrato a Milano si recò al botteghino e giocò la quaterna, ma, mentre stava per uscire gli venne un dubbio e, ripensando al comportamento assunto dal Padre mentre l’architetto sciorinava i numeri, giocò un ambo sui due primi numeri. Il sabato successivo uscì l’ambo e purtroppo non la quaterna: vinse lire 25.000. Quando scese di nuovo a San Giovanni Rotondo divise la somma con Padre Pio; ma, nel farlo, si rammaricò con lui per il fatto che non gli avesse corretto anche gli altri due numeri: con una quaterna si sarebbe sistemato un poco, anche perché era agli inizi della sua professione. Il Padre ingraziò per l’offerta a favore del suo ospedale e, guardandolo in modo paterno ma fermo, disse: «Quello che ho fatto è stato solo per insegnarti che il gioco non è per te!». Da quel giorno il dottore ha smesso di giocare.

Padre Marcellino IasenzaNiro,
“Il Padre”. San Pio da Pietrelcina,
Testimonianze,
pp. 283-284

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